JESI | FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI JESI | PALAZZO BISACCIONI
Intervista a MAURO TARANTINO di Livia Savorelli
Durante una mia recente visita alla mostra Luigi Ghirri (non luoghi), alla Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, collocata nella splendido palazzo rinascimentale di Palazzo Bisaccioni, ho subito potuto respirare la grande sete di cultura della Fondazione, la voglia di essere anello di congiunzione per la proposta culturale della regione, suo fulcro nevralgico, affinché la Cultura sia tassello importante per la crescita di un territorio, garantendo accessibilità ed inclusività.
Durante la speciale visita guidata con Mauro Tarantino, Segretario Generale Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, mi sono addentrata nella storia più recente della Fondazione. Quello che trovate a seguire è un breve estratto del ricco dialogo avuto con Tarantino…
La Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi è molto attiva sul territorio nella promozione di progetti di utilità sociale legati ad arte e cultura. Come dichiarato: “La Fondazione deve essere percepita come luogo in cui le idee possono incontrarsi, svilupparsi e diventare progetti concreti”. In ragione di questa mission, come concretamente agisce la Fondazione dal punto di vista culturale?
La strategia di intervento della nostra Fondazione è sempre stata quella di promuovere e divulgare la cultura e l’arte, puntando sull’organizzazione sia di eventi culturali sia di mostre accessibili a titolo gratuito, in particolare per venire incontro ai bisogni della comunità dal punto di vista artistico e, soprattutto, per assecondare quelle esigenze del pubblico ignorate all’interno dell’offerta culturale locale, sostenendo concretamente e fornendo progetti innovativi e di successo. Due sono i canali principali: alcune idee vengono sviluppate internamente alla Fondazione stessa, ma molte altre arrivano dal territorio stesso, poiché la nostra Fondazione ha anche come mission principale la crescita locale. Nel primo caso, la Fondazione istituisce collaborazioni con altre realtà simili, ad esempio per la mostra La ferita: tra umano e divino le opere sono state prestate da vari istituti culturali di rilevanza nazionale, quali: Gallerie d’Italia, il MART di Rovereto, il Museo del ‘900 di Milano e la Galleria Nazionale delle Marche. Nel secondo caso, la Fondazione si avvale di una commissione, composta da esperti esterni, che passa al vaglio le varie proposte e sceglie le iniziative più nuove e singolari, mentre lo staff interno si occupa delle questioni amministrative e organizzative, tra cui le analisi di fattibilità economica, il sostegno dei costi e la promozione dell’evento sui vari social e sui canali pubblicitari più tradizionali. Continua, inoltre, la collaborazione con il Comune di Senigallia, per l’ideazione e realizzazione di mostre presso il Palazzetto Baviera e Palazzo del Duca.
La Fondazione organizza mostre ed esposizioni negli spazi di Palazzo Bisaccioni, producendo importanti eventi ma anche ospitando esposizioni temporanee e incontri organizzati dalle associazioni del luogo. La Fondazione come spazio aperto di accoglienza, motore culturale della comunità?
L’obbiettivo rimane sempre quello dello sviluppo della comunità locale, quindi tentiamo sempre di offrire proposte culturali e artistiche che contribuiscano ad arricchire il territorio. Una delle linee d’azione per arrivare a tale scopo è quella di offrire a titolo gratuito le nostre sale espositive agli artisti che ne fanno richiesta, e tutti gli altri locali per appuntamenti culturali di vario tipo, convegni, seminari, riunioni, conferenze, coworking e laboratori didattici per bambini di tipo divulgativo, così che la nostra sede diventi anche il fulcro culturale di riferimento per tutta la comunità e si produca innovazione all’interno del territorio dall’incontro tra diverse idee e progetti.
Tra le ultime mostre prodotte dalla Fondazione, ricordiamo quelle di Claudio Cintoli, William Congdon fino ad arrivare a quella attualmente in corso di Luigi Ghirri, grande maestro della fotografia contemporanea di cui ricorre il trentennale dalla morte. Due elementi saltano subito all’occhio: la mostra è costituita interamente da opere provenienti da collezioni private e la curatela è affidata a Massimo Minini, noto gallerista. Quali le finalità di una mostra dal taglio indubbiamente inedito, ci racconta la genesi di questa mostra?
Ho sempre avuto una grande passione personale per il lavoro di Ghirri, infatti non è la prima volta che le opere dell’artista approdano nella nostra sede. Già all’interno di un’altra mostra del 2018, Le arti povere in Italia fra disegno e fotografia, curata da Andrea Bruciati, sono stati inclusi i lavori dell’artista, poi, in occasione del trentennale dalla sua morte, ho deciso di celebrarne il talento e soddisfare questo mio progetto personale di una mostra monografica dedicata a Ghirri. Per tenere fede al fine della Fondazione di offrire sempre nuove opportunità ai giovani, ho affidato il progetto espositivo alla neo-laureata Dottoressa Roberta Angalone, una personalità brillante, che ha saputo in modo davvero egregio disvelare al visitatore l’intima necessità di Ghirri di fotografare, che è stato infatti l’obbiettivo della mostra sin dal suo concepimento: analizzare la ricerca artistica e paesaggistica di Ghirri dal punto di vista delle sue motivazioni e della sua personale interiorità. Colgo, quindi, l’occasione per ringraziare l’Archivio Luigi Ghirri e tutti i prestatori privati, senza i quali non sarebbe stato possibile realizzare la mostra e senza i quali non avrei potuto omaggiare questo autore che ho sempre molto apprezzato.
Tra le tante iniziative, anche il Premio Utopie di Bellezza giunto alla seconda edizione e dedicato ai giovani artisti (dai 18 ai 30 anni), quest’anno con un focus sulla fotografia. Il premio è stato dedicato alla figura di Giuliano De Minicis, prematuramente scomparso. Può ricordare chi era e come nasce l’idea di un premio annuale in suo ricordo?
Giuliano De Minicis è stata un’importantissima figura sempre impegnata nella crescita territoriale delle Marche: sia dal punto di vista imprenditoriale, costituendo e coinvolgendo diverse imprese per lo sviluppo della comunità, sia dal punto di vista artistico e culturale, che è l’aspetto che alla nostra Fondazione interessa di più. Non solo è stato lui stesso un art director, ma con la sua attività lavorativa e volontaristica ha sempre contribuito alla valorizzazione del territorio, della cultura e dell’arte nelle Marche, sostenendo numerose associazioni ed enti no profit per la curatela di diverse mostre e per la progettazione di interventi educativi e didattici, tradizionali e sperimentali. È stato un grande professionista, ma soprattutto un carattere eccezionale in tutte le sue espressioni umane, che non poteva fare altro che lasciare segni indelebili in tutti coloro che lo incontravano. Dopo la sua prematura scomparsa, insieme alla sua famiglia ho deciso di sviluppare quest’idea di un premio annuale dedicato alla sua memoria per omaggiare il grande lavoro svolto da De Minicis in vita e per continuare a portare avanti il suo esempio. Oltre ad essere un valente comunicatore, De Minicis è stato anche un artista poliedrico, interessato a tutti i mezzi di espressione artistica, dalla pittura alla fotografia, fino alla scultura. Per questo motivo ogni anno il bando è stato dedicato ad un medium differente: l’anno scorso il premio era riservato alla pittura e quest’anno alla fotografia. Inoltre, abbiamo voluto valorizzare in particolare il talento dei giovani, alla cui formazione culturale e artistica De Minicis riservava sempre un’attenzione particolare, e di riservare un premio speciale agli artisti residenti nelle Marche, poiché la valorizzazione e lo sviluppo del territorio sono fini condivisi dalla nostra Fondazione e De Minicis.
Può darci qualche anticipazione sui prossimi progetti che vedranno impegnata la Fondazione?
Moltissimi sono i progetti che stiamo sviluppando in questo periodo. Vi posso intanto anticipare una grande mostra con circa 50 opere, che stiamo organizzando in collaborazione con l’Acca Accademy di Jesi e il Paff! di Pordenone, sugli esordi e gli sviluppi iniziali del fumetto americano, dal 1900 al 1940, con una sezione dedicata in particolare al fumetto italiano. La mostra sarà itinerante e si terrà in una prima tappa nella nostra sede di Palazzo Bisaccioni nel periodo autunnale e in seguito sarà trasportata al Paff! di Pordenone. E vi posso fornire un piccolo teaser su un’importantissima esposizione, che vuole passare al vaglio tutte le fasi più importanti dell’arte contemporanea dagli inizi del 900 ai primi anni del 2000 per un totale di 42 opere e 39 artisti. Il filo conduttore sarà il paesaggio e il rapporto critico tra uomo e natura, e si terrà da dicembre 2022 ad aprile 2023, in collaborazione con una delle più importanti istituzioni culturali a livello nazionale.
Luigi Ghirri (non) luoghi
a cura di Massimo Minini
Progetto espositivo ideato da Roberta Angalone
Fino al 4 settembre 2022
Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi
Palazzo Bisaccioni
Piazza Colocci, Jesi (AN)
Ingresso libero
Orari di apertura: lunedì – domenica 9.30-13.00 / 15.30-19.30. Visite guidate gratuite su prenotazione
Info: 0731 207523
info@fondazionecrj.it
www.fondazionecrj.it
Premio utopie di bellezza
2a edizione 2022 – fotografia
Bando: https://utopiedibellezza.it/bando/
TERMINE ISCRIZIONI: entro il 30 settembre 2022