BARI | Artcore gallery | 7 febbraio – 8 marzo 2014
Guarda a Tolstoj Gianni Moretti (1978) che per la sua nuova mostra personale si ispira alla favola orientale riportata dall’autore russo ne La confessione: l’artista perugino ha modo di identificarsi, in questo particolare momento della sua ricerca, con l’immagine letteraria del “bilico”, situazione suggerita dallo stato in cui si trova il viandante della favola. Questo, appeso a un ramo mentre succhia il miele che cola dalle foglie, è terrorizzato da un drago che lo attende dentro ad un pozzo, consapevole della caduta dell’arbusto su cui si trova che viene rosicchiato da due topi.
Caratteristica della sua poetica sono, infatti, i temi e le riflessioni sulla fragilità e sulla protezione, sulla frangibilità e sulla delicatezza fuggevole della visione che, in un particolare momento di passaggio della sua ricerca, in questa esposizione ritornano preponderanti e presenti e, secondo le sue intenzioni, vogliono essere anche un importante momento di chiusura di un ciclo, di una stagione.
Spiega poeticamente lo stesso Moretti:
“Vorrei che fosse una mostra di raccolta del pensiero, un punto e a capo che sancisce lo svanire di alcune paure. Non posso fare a meno di pensare a quanto il mio lavoro mi sia vicino, come una lancia che trafigge un torace, la cui punta ha assaggiato quasi tutti gli organi e ora fissa un punto di fronte”
Moretti costruisce questa mostra articolandola logicamente in tre momenti precisi, attimi che sono specifiche argomentazioni della sua recente ricerca. Gli snodi cruciali sono quelli dei temi affrontati negli ultimi due anni: il senso di passaggio, il senso di protezione e il senso di instabilità e fragilità, rispettivamente sviscerati con le intensissime opere Il trentacinquesimo anno, La seconda stanza e L’albero di miele.
Dell’arte di Moretti ritroviamo quell’istintiva capacità di catturare l’attenzione e di sensibilizzare lo sguardo di chi ammira i suoi lavori, di saper entrare in empatica comunicazione con i sentimenti di chi osserva conducendoli nei recessi più profondi del sentire.
La mostra lascia filtrare la certezza, logica e umana, del miraggio, del crollo delle aspettative che non si dichiara mai come fine ma diviene il germinare di una nuova consapevolezza.
Gianni Moretti ha predisposto un allestimento che si focalizza su diverse aree caratterizzate da uno specifico colore (oro e nero, lucido e opaco) che si ritrova determinante nelle opere qui presentate. I materiali sono quelli delle sue installazioni: campanelli, bacchette di legno, carte veline, foglia oro oltre ad introdurre, per la prima volta, l’antica tecnica del lustro.
Gianni Moretti. L’antica fiaba del viaggiatore nel deserto
a cura di Alberto Zanchetta
7 febbraio – 8 marzo 2014
Artcore gallery
Via De Giosa 48 (1°piano), Bari
Orari: lunedì 17.00-20.30; da martedì a sabato 10.00-12.30 e 17.00-20.30
Info: Mara Nitti +39 347 6574411; Roberta Fiorito +39 340 7225237
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