#CROSSINGOVER
Torna l’appuntamento mensile online, a cura di Alessandra Frosini. Un viaggio attorno all’idea di Museo nella sua forma ideale e concreta, per molti (troppi) ancora oggi considerato il luogo statico di conservazione della memoria mentre stiamo sempre di più imparando a riconoscerlo come luogo di produzione e ad accoglierne i suoi lati sempre più cangianti e necessariamente mutevoli.
“I like the idea of bringing a high-end gallery into a place that has no cultural outlets within walking distance”
I musei sono davvero inclusivi?
Quando nel 2012 l’artista Noah Davis, insieme alla moglie Karon Davis, scultrice, fonda il The Underground Museum a Los Angeles, il suo intento è quello di creare uno spazio d’arte alternativo, capace di portare “l’arte di qualità museale” nel quartiere operaio di Arlinghton Heights, abitato principalmente da afro-americani e latinos. Un museo ad ingresso gratuito dedicato ad una comunità marginalizzata, nato con l’intento di combattere quelle diseguaglianze di classe (di razza, di genere) che un museo dovrebbe sempre annullare e con l’obiettivo di superare l’idea di museo come luogo elitario e inaccessibile. Tuttavia, all’apertura, nessun museo nè gallerista nè collezionista è disposto a prestare le opere ad una realtà di questo tipo, senza risorse nè appoggi istituzionali. Così la mostra inaugurale del 2013, Imitation of Wealth, nasce grazie alla testardaggine di Davis, che decide a quel punto di realizzare a mano le repliche delle opere d’arte che aveva chiesto in prestito: opere di artisti famosi come Marcel Duchamp, Jeff Koons, Dan Flavin, On Kawara, Robert Smithson e così via, riprodotte ex novo.
Il titolo della mostra, Imitation of Wealth, allude al classico cinematografico di Douglas Sirk, Imitation of Life del 1959 (uscito in Italia col titolo Lo specchio della vita), in cui la protagonista finge di essere bianca per sfuggire al destino di una vita di “seconda classe” come afroamericana. Allo stesso modo le opere in mostra si fingono (dichiaratamente) famose opere d’arte nel tentativo di abbattere le barriere di classe ed etniche nei confronti della cultura “alta”. Mentre fa questo, Imitation of Wealth, con irriverenza e ironia, ci pone davanti a questioni inerenti l’autenticità delle opere con cui veniamo a contatto nei musei e sulla natura della verità.
Dopo questo primo evento le mostre e le attività si sono poi moltiplicate e lo spazio ampliato con un giardino, una libreria e un laboratorio didattico e il museo oggi è diventato un punto di riferimento per la comunità, uno spazio creativo e di incontro per e con artisti, musicisti, scrittori, filmaker e attivisti, che nel 2015 ha visto l’ingresso del MOCA (museum of Contemporary Art) di Los Angeles in una partnership di lungo termine, sviluppata per mostrare e valorizzare le opere della collezione in deposito.
Un sogno che diventa realtà, si potrebbe dire, un luogo che ha davvero interpretato ciò che un museo dovrebbe fare: essere calato nel proprio contesto sociale, fare proprie le istanze della comunità a cui appartiene, prendersi la responsabilità di combattere contro ogni tipo di ingiustizia e discriminazione per farsi garante del diritto di tutti all’accesso alla cultura. E ancora essere uno spazio aperto e ospitale che faciliti il dialogo e proponga modalità nuove di fruizione, un luogo che vada contro ogni pregiudizio. Questo è davvero un punto fondamentale su cui focalizzare i nostri sforzi e la nostra attenzione quando ci domandiamo cosa dovrebbe essere un museo oggi e non a caso proprio quest’anno la giornata internazionale dedicata ai musei e promossa da ICOM, l’International Council of Museums, organizzazione dell’Unesco che si occupa appunto dei musei, ha avuto come tema centrale proprio “Musei per l’uguaglianza: diversità e inclusione”.
Noah Davis ha creato l’Underground museum per la sua comunità perché si sentiva stanco di essere emarginato e quel posto è diventato un luogo di arte e cultura dove ripensare il ruolo del museo e risemantizzarne il significato, dandogli nuova vitalità ed energia. Davis, scomparso prematuramente nel 2015 all’età di 32 anni, ci ha mostrato che possiamo diventare agenti del cambiamento che desideriamo e alla sua memoria di uomo generoso e coraggioso e alla forza della sua famiglia che continua il suo progetto dedichiamo questo nostro contributo.