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#crossingover

Appuntamento periodico online con la rubrica Crossingover, a cura di Alessandra Frosini. Un viaggio attorno all’idea di Museo nella sua forma ideale e concreta, per molti (troppi) ancora oggi considerato il luogo statico di conservazione della memoria mentre stiamo sempre di più imparando a riconoscerlo come luogo di produzione e ad accoglierne i suoi lati sempre più cangianti e necessariamente mutevoli.

Museo parodia di se stesso.

Tutto inizia nel ‘68, anno in cui Marcel Broodthaers, poeta belga diventato a quarant’anni artista “a tavolino”, occupa con alcuni colleghi la Salle de Marbre del Palais des Beaux Arts di Bruxelles, protestando contro la gestione della cultura in chiave economica. Per quattro anni Broodthaers decide di dare seguito alla protesta strutturando una critica verso l’istituzione museale con la creazione di un museo fittizio, vera e propria replica e parodia del Museo, di cui riprende struttura, organizzazione e ordine tassonomico. Lui stesso dal momento della fondazione si presenta come direttore del museo e come curatore delle mostre che organizza, artista-curatore o curatore-artista, in un momento storico in cui questa figura si stava delineando.

Tutto appare la perfetta copia di un museo reale, a partire dall’inaugurazione, con tanto di finta, ça va sans dire, investitura da parte del governo belga, con inviti e catalogo, buffet, casse per il trasporto, scale, lampade per l’illuminazione, camion dei trasporti parcheggiato davanti all’edificio e naturalmente la collezione allestita, composta da cartoline raffiguranti opere di artisti del XIX secolo incollate alle pareti, e opere riprodotte su diapositiva proiettate su alcune casse. Accanto ad ogni opera la didascalia in tre lingue che ricorda allo spettatore che «Dies ist kein Kunstwerk, Ceci n’est pas un objet d’art, This is not a work of art»: questa non è un’opera d’arte. Con gesto dissacrante, influenzato da Magritte e Duchamp, Broodthaers musealizza una serie di oggetti diversi, ma nello stesso tempo ne nega la sacralizzazione che l’ingresso nell’istituzione assicura, svelando il meccanismo di legittimazione del museo, che rende opera d’arte ciò che non lo è. Insistendo inoltre sulla relazione che esiste tra potere e museo, evidenzia il ruolo economico e sociale di quest’ultimo. Tutto è organizzato secondo una classificazione scientifica, che disvela quanto le gerarchie e l’ordinamento siano frutto della visione della cultura dominante, nonché di una scelta aprioristica determinata dal conservatore.

Marcel Broodthaers, Salle blanche, Installation view of Marcel Broodthaers A Retrospective. The Museum of Modern Art, New York, 2016

Il museo inizialmente viene allestito nell’appartamento di Broodthaers, per poi divenire itinerante (viaggiando in Belgio, Olanda e Germania) e arricchirsi di varie sezioni, fino ad arrivare a dodici, concepite come vere e proprie mostre dedicate ad uno specifico tema o disciplina artistica, dalla Section XIXe siècle alla Section Folklorique / Cabinet de Curiosités, dalla Section Financière (che dichiara il fallimento del museo e ne annuncia la vendita), alla Section Littéraire, fino alla Section des Figures (Musée d’Art Moderne – Département des Aigles), solo per citarne alcune. Tutte sezioni di un “insieme” virtualmente infinito che non conosceremo mai, perché noto solo all’ideatore-curatore, che è colui al quale è affidato anche il compito di mettere insieme tutte le opere secondo un racconto che le renda fruibili al pubblico, mediando dunque tra l’autore e il visitatore.

Marcel Broodthaers e Jürgen Harten Section, XIXe Siècle bis Städtische Kunsthalle Düsseldorf 14-15-febbraio 1970

La Section des Figures, realizzata nella Kunsthalle di Düsseldorf nel 1972, è quella dedicata alla simbologia dell’aquila attraverso l’esposizione di oggetti e opere d’arte “a tema”. Una mostra tematica che si presenta come viaggio nel tempo dell’iconografia dell’aquila e unisce, in un allestimento che non segue un criterio cronologico, manufatti più disparati a opere d’arte provenienti da musei, collezioni private e dalla collezione personale dell’artista. Una sezione che è museo dentro un museo ed esperimento dentro un altro esperimento, capace di mettere in atto una critica che è disvelamento dei processi reconditi che governano l’arte e soprattutto la definizione di ciò che lo è. Un esperimento capace di diventare mimesi del reale in ogni aspetto e per questo macchina perfetta attraverso cui interrogarsi sul ruolo del museo, sulle sue caratteristiche e la sua potenziale metamorfosi.

Marcel Broodthaers, département des aigles

Leggi tutti gli altri Crossingover: https://www.espoarte.net/tag/crossingover/

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