LAVENO (VA) | MIDeC | #report
Intervista a FABIO CARNAGHI di SILVIA CONTA
Si è appena conclusa la mostra Cosmologia Domestica, a cura di Fabio Carnaghi al MIDeC – Museo Internazionale del Design Ceramico di Laveno (VA), esito di una ricerca curatoriale che ha portato sotto lo stesso tetto i diversi approcci alla ceramica contemporanea di Francesco Ardini, Lorenza Boisi, Chiara Lecca, Paolo Polloniato, Devis Venturelli e del duo Eva Hide. In un percorso espositivo che dialoga con le collezioni museali e anima le sale di nuova linfa, le opere narrano differenti legami con la tradizione italiana della ceramica, attraverso loro peculiarità derivate da ambiti geografici diversi che hanno dato origine a rimandi e suggestioni di varia natura, da scelte precise atta a rendere attuali storiche tradizioni fino a germinazioni nate da genuine fascinazioni.
Abbiamo incontrato Fabio Carnaghi per sondare l’anima di questo inedito viaggio nella ceramica italiana contemporanea.
Come sono nati la mostra e il suo originale approccio alla tematica?
Il progetto di realizzare una mostra d’arte contemporanea in relazione a una collezione di design ceramico tra le più interessanti a livello internazionale si è concretizzato a partire da una pratica curatoriale specifica che si rivolge con la medesima cura ed affetto al contemporaneo così come al bene culturale. La valorizzazione si è unita ad un mio interesse verso la cultura materiale contemporanea che nella ceramica trova oggi in Italia un terreno particolarmente fertile. Quando il MIDeC mi ha contattato per presentare un progetto di valorizzazione delle sue collezioni, è stata l’occasione per mettermi alla prova con questa relazione vicina al mio attuale percorso curatoriale. Cosmologia Domestica è stata un’esperienza che si è consumata sulle sponde lavenesi del Lago Maggiore nell’idea affascinante che questo luogo abbia saputo inventare d’emblée, a partire da metà Ottocento e per gran parte del Novecento, una facies culturale moderna attraverso l’innovazione più radicale rispetto al panorama italiano di quegli anni, producendo oggetti casalinghi e servizi da tavola. È stato per me spontaneo associare al contemporaneo la “fantasia” domestica degli articoli lavenesi firmati Andlovitz o Campi, non in modo pedissequamente ceramistico, ma innovativamente contaminato. Ed ecco che la scelta è ricaduta nel panorama italiano su artisti che, con grande autonomia, dalla ceramica hanno mutuato suggestioni tecniche, formali o semplicemente immaginative.
Nel testo di presentazione della mostra l’hai descritta come un “saggio sulla ceramica contemporanea in quanto momento di valorizzazione innovativa dello storico design da tavola della tradizione ceramica italiana”…
Quasi come una cosmologia, intesa in una sorta di multiverso, le pratiche dei sei artisti coinvolti sono state presentate in un percorso espositivo, metafora di un habitat domestico. Il concetto di geografia è in questo senso di carattere emozionale, in quanto ogni artista si è avvicinato alla ceramica con una peculiare sensibilità. Questa carte de tendre è la chiave con cui leggere una mappa che nel contemporaneo mette in luce prassi artistiche che restituiscono riferimenti a semantiche proprie delle ceramiche della casa: dal piatto al vaso, dal centro-tavola alla suppellettile. Cosmologia Domestica è stata un piccolo saggio di come il concetto di domus nella sua concezione dal gusto classico – secondo l’innovativa interpretazione pontiana – sia ancora scenario di un’antropologia culturale, che nonostante l’innovazione tecnologica, guarda al vivere domestico nel rinnovamento di modelli tradizionali.
Come si declina questo approccio mediante le scelte espositive?
Mi è piaciuto molto giocare sull’ambivalenza di una sorta di guida di viaggio in Italia che potrebbe equivocare con un’idea turistica di visita in terre bio-diverse. Mi ha divertito stilare un percorso di viaggio attraverso territori di tradizione ceramica con cui di fatto tutti e sei gli artisti hanno a che fare, ma in modalità e tangenze differenti. Il lavoro di Paolo Polloniato è quello che maggiormente conserva la tradizione in un eclettismo che riabilita i modelli veneti originali dal gusto rococò. Nell’abilità tecnica di ascendenza novese, Francesco Ardini guarda alla rappresentazione cyber di un trionfo da tavola che mette in discussione ogni certezza naturalistica. La tradizione faentina diventa retaggio nelle ceramiche di Chiara Lecca contaminate da materiale organico in sperimentazioni di forme che trasformano in design ciò che è atavicamente autarchico. Una suggestione dematerializzata si legge in Dancing Columns di Devis Venturelli che ha raccolto in una video installazione di colonne senza fine una sorta di museo flottante di vasi di ogni epoca e stile. Eva Hide ha trasfigurato la tradizione della maiolica laertina in un’installazione che svela il mondo sotterraneo e dionisiaco di un banchetto funebre. Infine, del tutto citato, in modo quasi letterario, il mondo lavenese affiora nell’installazione Sponde Emerse di Lorenza Boisi, collazione tra un onirico servizio da tavola e frammenti di scarti della lavorazione della ceramica rinvenuti sulle sponde del Lago Maggiore.
Cosmologia domestica
Francesco Ardini, Lorenza Boisi, Eva Hide, Chiara Lecca, Paolo Polloniato, Devis Venturelli
a cura di Fabio Carnaghi
Fino al 3 aprile 2016
MIDeC, in collaborazione con Ark Cultural Property and Contemporary con il patrocinio del Comune di Laveno Mombello
MIDeC, Palazzo Perabò
Lungolago Perabò 5, Cerro di Laveno Mombello (Varese)
Info: www.midec.org