Azienda Ospedaliera – Ospedale San Salvatore
Pesaro
Contemplazioni d’arte… Attendendo (di Elena Baldelli)
A volte capita che l’arte coincida con la vita, con i suoi impegni quotidiani. Capita, a volte, che l’arte non abbia bisogno di obbligare gli spettatori a recarsi al museo o alla galleria… compare così, quando meno te l’aspetti: per strada, al lavoro, in posta. Un luogo inconsueto per l’arte è, ad esempio, l’ospedale, ma, a volte, l’arte può prendere piede anche in un edificio ospedaliero, trasformando l’apprensione in un momento di osservazione. Così avviene nelle sale d’attesa del reparto di radiologia del San Salvatore di Pesaro, diventate luogo di possibili “contemplazioni d’arte… attendendo” e, nel mentre, investendo il proprio tempo di attesa in cultura, per farsi trasportare, anche solo per un istante, oltre le mura grazie alle opere di un gruppo artisti-fotografi…
Elena Baldelli: Partiamo dal titolo della collettiva: Contemplazioni d’arte… Attendendo
Roberta Ridolfi: “Contemplare” è un verbo molto interessante, allude a una visione profonda, ponderata, a una osservazione consapevole non fugace o distratta. Ho pensato dunque di impiegare questo verbo per sottolineare quell’esigenza primaria ed irrinunciabile che l’arte intrinsecamente chiede, ossia pensare ad essa come a un meccanismo mnemonico da innescare. “Attendendo”, invece, ha attinenza con il luogo in cui è allestita la mostra e cioè una sala d’attesa del reparto di radiologia. Mi sembrava interessante sottolineare come l’arte non sia mai qualcosa di superfluo, ma una vera e propria necessità. Mentre si attende, dunque, in questo caso, non si perde tempo, ma si investe intellettivamente in cultura, in arte e conoscenza. Tutto questo per dichiarare apertamente che l’arte, quella con la A maiuscola, non è mai semplicemente qualcosa utile ad abbellire, non è un complemento d’arredo, ma un “testo estetico” da assimilare, una nota necessaria allo sviluppo cognitivo e sensoriale di ciascuno.
Com’è nata l’idea di installare una mostra d’arte all’interno di una struttura ospedaliera? E come mai proprio l’ospedale San Salvatore di Pesaro?
L’idea nasce dalla volontà di portare l’arte e la cultura fuori dagli spazi ad esse deputati. Non credo che al giorno d’oggi l’arte stia bene solo nei musei e nelle gallerie in quanto, ora più che mai, la creatività è divenuta appiglio sociale, necessità umana, codice espressivo intorno a cui costruire nuove strategie comunicative. Inoltre, pensare a una mostra che non sia puramente autoreferenziale è sempre una sfida culturale da accettare. L’arte, con questa iniziativa, entra nei luoghi della vita, in questo caso, appunto, in un ospedale. Entra in luoghi in cui la delicatezza del contesto abitualmente non permette l’esercizio intellettivo e contemplativo. Un Ospedale mi è sembrato un luogo perfetto per porre in atto uno scambio emotivo tra creatività e umanità, quasi potesse verificarsi una sorta di processo osmotico tra tensioni e inquietudini di chi “attende” e idee e stati d’animo che compongono le poetiche di ciascun artista in mostra. Il San Salvatore è stato scelto proprio perché è una azienda sanitaria in evoluzione, infatti è già divenuta Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti Marche Nord e cioè un’azienda moderna in espansione, più attenta alle esigenze sociali e culturali dei pazienti e in generale di tutti quelli che frequentano per lavoro o per necessità l’azienda ospedaliera.
Le opere d’arte esposte al San Salvatore, per l’occasione, si tramuteranno in finestre affacciate sul mondo, sulla natura, sull’universo intero, permettendo allo “spettatore” di oltrepassare i confini dell’ospedale. Potrebbe soffermarsi su questo particolare aspetto del progetto…
Nell’ideazione del progetto ho pensato di proporre tematiche positive, data la delicatezza del luogo, ho vagliato le poetiche che mi sono state sottoposte da tanti generosi artisti selezionando, per il momento, solo quelle in cui la natura e gli elementi sono in grado di mostrare una via altra alla considerazione della realtà. La natura in queste opere diventa motivo d’evasione, strategia di difesa, arricchimento emotivo, approdo sereno, riflessione. Con queste tematiche tutto è possibile, anche perché sono opere di facile lettura e accessibili a tutti, soprattutto perché il media utilizzato è la fotografia.
Ho letto le parole riqualificazione, accoglienza e umanizzazione. Tre termini che dovrebbero essere messi in pratica sia nei luoghi ospedalieri, sia nei luoghi adibiti all’arte. Contemplazioni d’arte… Attendendo rappresenta un inizio non solo per la riqualificazione di San Salvatore. Si tratta di uno spunto per umanizzare l’arte?
Certo, l’arte ha la necessità di essere “riumanizzata”. Negli ultimi due decenni mi sembra che l’arte abbia un po’ abdicato al proprio ruolo umano e sociale. Credo che la superficialità, l’apparenza e l’estetica modaiola abbiano trasformato la creatività in una gara nel proporre qualcosa di sensazionale e trendy. Questa tendenza ha un po’ confuso i confini tra arte, moda, pubblicità, televisione… spogliando l’arte della sua forza universale e unica che attiene semplicemente all’atavico desiderio di comunicare ed esprimere in qualche modo lo spirito del tempo. In questo caso l’arte diventa percorso di accoglienza e umanizzazione.
Potrebbe parlarci degli artisti scelti per la collettiva? Il loro lavoro è stato influenzato dal particolare contesto espositivo?
Gli artisti scelti, con la collaborazione di SpongeArteContemporanea, rispecchiano il panorama della giovane arte contemporanea, quella che ha molto da dire senza curarsi troppo delle necessità dettate dal sistema dell’arte. Sono artisti che possono offrire cifre espressive fresche e poetiche militanti e sincere. Ovviamente sono stati influenzati dal contesto, poiché non si può non fare la differenza tra un luogo come questo ed un altro. Il dolore, l’apprensione, l’emozione sono grandi catalizzatori di pensieri e sentimenti, sono queste tensioni a dettare la linea espressiva di queste opere che così si rifugiano nella positività di uno stato d’animo libero e senza confini spazio temporali. Così la ragazzina che attraversa la neve con il suo piccolo fardello rappresenta un momento di smarrimento e ricerca per Veronica Dell’Agostino come per Michela Pozzi e Domenico Buzzetti che tracciano mondi di grande intimità con la natura. Alberto Barbadoro, Daniela Cavallo e Alessandro Giampaoli sembrano abbandonare la dimensione fisica in virtù di una dimensione spirituale, vicina all’ignoto che ci attira. Infine Massimo Festi che si affaccia alla mostra con spirito beffardo, proponendo una scenetta costruita sul concetto di leggerezza.
La collaborazione arte-San Salvatore continuerà?
La collaborazione durerà almeno per i prossimi due anni, il progetto “arte in ospedale” proseguirà con l’inaugurazione dei primi di febbraio presso il presidio di Muraglia, sempre a Pesaro. Nella prossima tappa saranno presenti i seguenti artisti: Laura Baldini, Mona Lisa Tina, Rita Vitali Rosati, Dante Maffei, Rocco Natale, Giovanni Gaggia, Gianluigi Antonelli, Samuele Niccolini, Stella Pellegrini, Michele Pierpaoli, Giuliano Tamburini, Luca Sguanci, Alberto Barbadoro, Simone Vesci, Joachim Silue. In tutto due sculture in esterno, 4 murales, fotografia e pittura. Continueremo poi con un altra inaugurazione a marzo presso il presidio ospedaliero di Fano, sempre in seno all’azienda ospedaliera Ospedali Riuniti Marche Nord. Ovviamente tutto questo è stato possibile grazie alla volontà e all’interesse della direzione generale (Dott. Aldo Ricci), sanitaria (Dot.ssa Lorena Mombello) e amministrativa (Dott. Michele Caporossi) dell’Azienda che vorrei ringraziare e naturalmente il Direttore della SOC Patrimonio Dott.ssa Anna Gattini che cura negli atti tutto il progetto.
La mostra in breve:
Contemplazioni d’arte… Attendendo
a cura di Roberta Ridolfi
Azienda Ospedaliera “Ospedale San Salvatore” – Sala Gessi
Piazzale Cinelli 4, Pesaro
Info: + 39 347 2685139
Inaugurazione giovedì 16 dicembre, ore 11.00
In alto, da sinistra:
Domenico Buzzetti, “Fall”
Massimo Festi, “Le ragazze vogliono solo divertirsi”
In basso, da sinistra:
Giovanni Gaggia, “Ali squamose”
Daniela Cavallo, “Ascension”