BAGNOLO DI LONIGO (VI) | Villa Pisani Bonetti | 24 giugno – 6 novembre 2016
di MATTEO GALBIATI
Gli ingredienti sono noti, il risultato sempre una sorprendente meraviglia e un piacevole incanto che rinnova nel tempo il desiderio di vedere come, di volta in volta, tutto cambia rispettando sempre il pensiero di fondo. Abbiamo una villa del Palladio (già da sola sufficiente!) e artisti contemporanei, il cui rigore di ricerca si mette a dialogo con l’antica dimora non soverchiando con brusche imposizioni, ma lasciando che l’arte attuale generi un ritmo preciso con le frequenze che dal passato trasmigrano al presente. Questi sono i presupposti fondanti di Arte Contemporanea a Villa Pisani, progetto che mai, nelle sette edizioni (compresa l’attuale), ha lasciato lo sguardo scontento e inappagato.
La passione dei proprietari Manuela Bedeschi e Carlo Bonetti – che non ci stancheremo mai di definirli mecenati nell’accezione più nobile del termine – ci ha regalato un luogo magico dove le nature, le tensioni, i linguaggi, le storie, le identità e le morfologie dell’arte hanno modo di calibrarsi in una miscela davvero unica, frutto non solo di una regia critico-curatoriale consolidata in questa peculiare esperienza (Francesca Pola e Luca Massimo Barbero), ma anche dalla sapienza misurata degli artisti che – tutti – hanno saputo “entrare” nella villa mettendosi in contatto con essa, non prendendola mai come banale sfondo per le loro opere, ma concedendole veri e propri interventi specifici.
Fino a novembre (oltre alle opere acquisite dai proprietari in precedenza) si potranno ammirare i progetti realizzati da due grandi maestri, chiamati per questa edizione, del calibro di Mauro Staccioli (1937) e Pino Pinelli (1938), i cui segni cromatici (di tutti e due), concreti e spessi, si legano agli ambienti di una dimora che viene vissuta e abitata e non è un semplice, asettico, spazio espositivo.
Questa dimensione di quotidianità del vivere l’arte – testimonianza e prova del sapore mecenatistico dell’operazione – induce negli artisti stimoli senza stravolgere il loro linguaggio e la propria identità artistica, l’idea e la suggestione di interpretare il luogo come mai in altra circostanza: il gioiello giovanile palladiano diventa un complesso macchinario in cui tutte le componenti, vecchie e nuove, concertano il loro meccanismo per far deflagrare la magnificenza di una bellezza, mai assoluta, mai isolata, e sempre viva e rinnovata, stagione dopo stagione.
Ritroviamo il segno minimo e “primitivo” di Staccioli nel giardino, nel perimetro esterno, dove la sua opera si appoggia ad un vecchio muro di recinzione. Questa porzione concreta di una sfera (forse frammento di un’ideale scultura di maggiore proporzione o suo “resto”), con proporzioni che rimandano a quelle rinascimentali del piano architettonico del Palladio, si accentua come aliena presenza, eppure, il principio atavico della sua entità, la fa sentire appartenente al luogo, forse prima ancora che il celebre architetto vi intervenisse nel XVI secolo.
Precaria, leggera, sospesa, ma forte e salda nell’ambiente, testimonia la sensibilità di Staccioli di “scrivere” con la scultura impronte che si pongono in logica dialettica tra la bellezza della natura e l’artificio dell’architettura umana. La scultura pare letteralmente essere germogliata in questo spazio, perché qui ha avuto le giuste coordinate, i giusti innesti che la rendono parte di un processo conoscitivo che genera idee e pensieri sempre nuovi.
Pinelli ha pensato le sue Pitture per l’enorme salone centrale, dove hanno modo di raccogliere il medesimo spirito di Palladio che ha posto, nella creazione di questo spazio, un dialogo tra i due poli opposti della razionalità e dell’espressività architettonica: qui il maestro catanese abbandona i suoi colori forti, tipici della sua poesia pittorica, e, lasciati per l’occasione il rosso, il blu, il giallo, favorisce la presenza, quasi discreta ed antica, di toni derivati dal bianco, dal grigio e dal nero.
Queste tavole concrete paiono danzare nell’ambiente, cogliendo intonazioni e accenti cromatici campionati in situ, sono opere che coreografano il colore segnando l’ambiente in cui si inseriscono e modificandolo con la sobrietà di un’energia potente e squillante, per quanto accorta e rispettosa.
Il gesto pittorico di Pinelli si vivifica ulteriormente, traendo un beneficio dal contesto antico che conferisce alla sua opera un accento ancor più dinamico e guizzante; i corpi solidi di colore, macro-estensioni di gesti che non si fanno da tempo bastare la superficie della tela, escono nello spazio-tempo del presente e accadono come esternazione di una concretezza del pensiero e, senza mai invadere il campo della plastica scultorea, sanno infondere alla pittura una nuova regola, una nuova grammatica. Un linguaggio di cui Pinelli ha saputo esplorare, detenere e tradurre ogni più piccolo segreto.
Ancora una volta dobbiamo ricordare bene che, come chiosa Manuela Bedeschi, a Villa Pisani il visitatore non è mai solo spettatore, ma resta sempre, in primo luogo, un ospite. Un ospite che, come l’arte, gli artisti, la famiglia e i loro conoscenti, abita la casa del Palladio e, deponendo le contingenze della propria quotidianità, sa riscoprire o accedere ex-novo (in questo le opere degli artisti contribuiscono ad un vero e proprio miracolo percettivo, valido per quel connubio assolutamente peculiare che qui si genera) nuove e sempre uniche sfere di conoscenza.
Pino Pinelli, Mauro Staccioli. Arte Contemporanea a Villa Pisani
mostra a cura di Francesca Pola
progetto coordinato da Luca Massimo Barbero
organizzazione Associazione Culturale Villa Pisani Contemporary Art
in collaborazione con A arte Invernizzi di Milano
due cataloghi monografici bilingue editi da Associazione Culturale Villa Pisani Contemporary Art
24 giugno – 6 novembre 2016
Villa Pisani Bonetti
via Risaie 1, Bagnolo di Lonigo (VI)
Orari: da lunedì a venerdì 10.00-12.00 e 15.00-17.00; sabato 10.00-12.00; la prima domenica di ogni mese 10.00-12.00; tutti i giorni su appuntamento
Info: +39 0444 831104
villapisani.mostre@alice.it
www.villapisani.net