TORINO | SUTURA ETS | FINO AL 10 GENNAIO 2025
Intervista a COSIMO VENEZIANO di Lisa Parola
Uno dei temi centrali della ricerca di Cosimo Veneziano è ‘come lo sguardo guarda’. Utilizzando pittura, fotografia, scultura ma appoggiandosi anche a ricerche scientifiche e nuove tecnologie , l’artista torinese indaga la complessità che abita lo sguardo e le narrazioni che ne conseguono. Muovendosi tra immagini recuperate o prodotte dalle intelligenze artificiali, studiando archivi e facendo interviste, Veneziano propone una ricerca sempre in bilico tra il dentro e il fuori dallo spazio espositivo.
Cominciamo dal disegno, una pratica che hai utilizzato fin dai primi anni; perché hai scelto spesso questo strumento di rappresentazione?
Il disegno è un mezzo che uso da molto tempo e che è anche il media per la formalizzazione delle mie opere. È uno strumento con il quale mi alleo solo dopo un lungo periodo di sperimentazione, finché non ne capto le effettive possibilità soprattutto per un suo eventuale riutilizzo in altri progetti. Spesso lo sento come il meno opportuno tra altri possibili ma nonostante questo continuo a lavorare con il disegno. Per me è un modo di guardare il reale.
Riesci a descrivere la tua metodologia, il tuo approccio al progetto? Come nasce la genesi di una tua ricerca?
Il mio lavoro cresce e si sviluppa sempre dopo un’attenta riflessione sull’uso del materiale. Il progetto e la materia sono per me due elementi che operano in simbiosi. Il materiale usato è come se venisse suggerito dal senso del progetto stesso. Non so come dirlo, è come una forma di rispetto.
Se da un lato l’artista ha il compito di reinterpretare l’attuale con un bagaglio acquisto negli anni e uno sguardo rivolto verso il futuro, dall’altro deve scontrarsi sempre con il presente che sembra avere il compito, per assurdo, di ostacolare un ruolo così difficile, fragile, mai come in questo momento storico. Non a caso lavoro molte volte a partire da archivi d’immagini, ‘scarti’ che nella mia ricerca vogliono comporre una sorta di patrimonio sociale, architettonico, urbano. Indagare altre narrazioni, immagini che mi aiutano a comprendere come procedere nel lavoro successivo perché ‘quello che vediamo’ è quello che descrive il contesto in cui viviamo.
Parlami dell’ultima tua personale nello spazio di Sutura a Torino. Learning Machine è una serie fotografica di corpi, donne e uomini. A guardarle bene quelle immagini sono un intreccio tra fotografia e pittura, corpi apparentemente belli ma dai quali traspaiono elementi inquietanti, un qualcosa di disturbante. In un primo momento non te ne accorgi ma ad un certo punto lo sguardo si concentra su alcuni elementi minimi, minimi particolari che disturbano.
Viviamo nell’epoca delle immagini in tempo reale, immagini sempre più virtuali che catturano il nostro sguardo solo per pochi istanti. È come se si stesse perdendo l’attenzione verso quello che guardiamo, e spesso questo guardare sono corpi. Da un’immagine si passa velocemente a un’altra e un’altra ancora.
Mi chiedevi della mostra; è un lavoro nato da alcune d’interviste fatte a chirurghi dell’Istituto Fisioterapico di Torino ai quali ho chiesto quali fossero le richieste più frequenti d’intervento sul corpo. Ho poi fatto elaborare i dati a quattro AI e ne sono nate immagini di corpi stereotipati, privi di empatia, potremmo dire di corporeità e con numerosi errori, soprattutto anatomici. A volte un piede, le dita di una mano, una spalla.
M’interessava interrogarmi sull’attenzione che il nostro sguardo posa sul corpo, su come le persone pensano e guardano le immagini di corpi che gli vengono proposte. Guardare il corpo e immaginarlo nel tempo dell’intelligenza artificiale.
La serie è il risultato di questa riflessione a partire dall’idea di come sta cambiando la percezione dei corpi che, sempre più rapidamente, sembra farsi più artificiale, clinica, algida.
Intendi una percezione asettica, passiva?
Non esattamente, anzi. Viviamo in un tempo dove di continuo guardiamo e siamo guardati, guardiamo e ci guardiamo. La mediazione digitale sta però trasformando i nostri sguardi, la nostra percezione del corpo come materia. Il modo di guardare rimanda sempre più a uno specchio, uno strano intreccio tra noi, i corpi e la macchina. Una situazione distopica che inoltre sembra dover rispondere a una forma di perfezione innaturale, qualcosa che frammenta la nostra identità rendendola caleidoscopica. Se da una parte siamo io e tanti, al contrario il nostro sguardo rischia di diventare più omologato, delegando alla macchina la scelta percettiva. Stiamo delegando il ‘modo’ di guardare.
Andando oltre gli aspetti puramente estetici mi sono poi interrogato sul rapporto ormai quotidiano tra corpo umano, sguardo artificiale ed elaborazione dei dati e quali sono i rischi e le potenzialità nell’utilizzo dell’AI in ambito medico, soprattutto estetico.
Penso che il guardare sia presente anche in molti altri tuoi progetti che spesso si misurano anche con la rilettura della Storia. Rispetto allo storico che indaga l’oggettività e l’esattezza dei fatti, la tua ricerca mette in evidenza anche in questo caso particolari minimi in trasformazione o zone in ombra che ci costringono a cambiare la nostra posizione e rovesciare il nostro sguardo. Un metodo che si avvicina più alla pratica archivistica che non ha la pretesa di essere esaustiva ma procede invece per dettagli, quasi errori.
Questo è un metodo che ho usato spesso, di recente anche in Patrimonio Dissidente, vincitore dell’Italian Council un mio progetto promosso da Connecting Culture. Un archivio di 14 opere fotografiche che documentano e rielaborano una variegata memoria scomoda. Monumenti, principalmente italiani, che hanno provocato proteste e critiche.
La rilettura di un patrimonio e dell’identità culturale ad esso correlata ci raccontano di uno sguardo che cambia posizione, una sorta di esercizio dello sguardo per far emergere il non detto e il non visto di statue nello spazio pubblico.
Due progetti recenti che paiono molto distanti…
Non ne sono così convinto, il metodo è sempre simile. Learning Machine e Patrimonio Dissidente che ho anche affiancato nella personale a Torino, parlano di corpi e percezioni di corpi, della nostra percezione dei corpi in tempi così complessi.
Come ho detto, in entrambi i casi ho messo in evidenza quello che c’è dietro l’immagine o la statua. In Learning Machine ho sottolineato lo sguardo sui corpi e le imperfezioni, gli errori prodotti dalle Ai, nel caso di Patrimonio Dissidente era di nuovo un modo di rovesciare lo sguardo, vedere ciò che non si vede, mi interessava la relazione difficile tra la staticità delle statue – spesso corpi anch’essi – e il contesto in continuo movimento che le circonda. In entrambi i casi sono poi intervenuto utilizzando la tecnica ad anilina con i pigmenti sciolti direttamente sulla fotografia che mi ha permesso di richiamare lo sguardo del pubblico per porre maggiore attenzione all’immagine.
Cosimo Veneziano. Learning Machine
9 ottobre 2024 – 10 gennaio 2025
SUTURA ETS
Via Paolo Sacchi 24F, Torino
Orari apertura: lunedì – venerdì | ore 9.00 – 18.00
Info: +39 335 6062 778
info@sutura.art
www.sutura.art
Cosimo Veneziano (Moncalieri TO, 1983) vive e lavora a Torino. Caratterizzata da un’ampia attività di ricerca e workshop, la sua pratica si focalizza sullo sviluppo della scultura e del disegno in stretta relazione con i luoghi che li hanno ispirati. La sua produzione si è inoltre sviluppata verso l’ideazione di opere d’arte nello spazio pubblico, tra le quali il monumento a Pinot Gallizio e Constant ad Alba, e il progetto FUTURA nell’ambito del programma Nuovi Committenti a Rovigo.
Tra le mostre personali più recenti: Patrimonio Dissidente, MAC DI Lissone con il sostegno di Stategia Fotografia 2023, L’acqua (2000) nella sede del Museo della Montagna di Torino nell’ambito di Art Site Festival, Biomega Multiverso, CAMERA, Torino e MUFUOCO – Museo di Fotografia di Cinisello Balsamo, realizzata grazie al sostegno dell’ Italian Council, 2019, Bando Ora della Fondazione Compagnia di San Paolo e promosso dalla Fondazione Sardi per l’Arte di Torino.
Tra le collettive in Italia e all’estero: L’Italia è un Desiderio, fotografie e paesaggi e visioni presso le Scuderie del Quirinale, Roma, 2023; MOSTRA REFOCUS Archivio visivo della pandemia, Triennale di Milano, 2021 e nel 2018 viene selezionato per il premio Talent Prize per la fotografia ed esposto al MACRO di Roma.
Il suo progetto Patrimonio dissidente, a cura della Fondazione Connecting Cultures in collaborazione con Qwatz contemporary art platform e il MAC–Museo d’Arte Contemporanea di Lissone è tra i vincitori di Strategia Fotografia 2023, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.