POLIGNANO A MARE (BA) | Exchiesetta | Fino al 26 gennaio 2019
di TOMMASO EVANGELISTA
“Nel gergo della matematica topologica con il termine clopen si definisce un insieme numerico al contempo chiuso (close) ed aperto (open), condizione che si verifica in due sole istanze possibili: l’insieme dei numeri Reali (sia razionali che irrazionali) oppure nella condizione di un insieme Vuoto”. La nuova installazione di Vincenzo Marsiglia, a cura di Roberto Lacarbonara, per Exchiesetta a Polignano – la storica Galleria Pino Pascali voluta dalla famiglia e primo spazio pubblico dedicato al Premio – inaugurata lo scorso 22 dicembre, e che sta giungendo a termine dopo un indubbio successo di pubblico e critica, si caratterizza per la riuscita progettualità in relazione alla costruzione che la accoglie. Una geometria “arteriosa” giocata sul dualismo interno/esterno che non è difficile considerare tra le più riuscite esperienze installative in Italia nel 2018 e che troverà una continuazione nella volontà dell’organizzazione di mappare ed inglobare l’intera costruzione e nell’idea dell’artista di utilizzare, in futuro, questo scheletro vuoto come una gabbia aperta nella quale far confluire nuove sperimentazioni.
Osserviamo un’arte numerica nata da un “nucleo forte”, la stella a quattro punte (cifra stilistica dell’artista), il quale determina un’ossatura e una tessitura, raccorda i singoli elementi e trasforma la costruzione in segno, il tutto esaltato da un codice luminoso che individua una mappa cognitiva mentre plasma e struttura lo spazio urbano.
Se è vero che dalle forme delle costellazioni è nato il linguaggio, e dai disegni degli asterismi e dei passaggi lineari la scrittura, è parimenti vero che la geometria celeste comunica centri di forme e apre la strada al simbolo. Assistiamo a Polignano pertanto ad una struttura simbolica ed astrale in quanto alle spalle dei segni vi è come un’eclissi, con la luce che crea un’aura diffusa e ha la funzione di modulare il chiarore e dialogare con il fruitore, spostando perennemente lo sguardo da un centro ad un agglomerato prospettico e viceversa.
Una geometria mentale che comunica perfettamente con l’area di intervento ed ha il suo fulcro all’interno della chiesetta, all’incrocio delle direttrici, in un orizzonte organico che riqualifica il vuoto e va a costituire il punto di convergenza per l’occhio in uno spazio sospeso e acentrico.
Tale struttura radicale e radiale, intesa quale aggregatore di spazio, è ricerca pura sul rapporto tra spazio e luce che si determinano entrambe da una fitta articolazione di stimoli e traggono energie, ambedue, da forme simboliche e geometriche in metamorfosi. Il quadrato della facciata che viene a trasformarsi nel cubo dell’interno custodisce fasci luminosi i quali creano fughe di direttrici; il concetto di limite è superato dal suo pulsare e lo spazio lo ritroviamo fluo e iperdimensionale, sviluppato su direttrici in tensione nelle quali emerge, sempre, la stella tipica di Marsiglia, solido riferimento al costruttivismo nell’ipotesi di un ordine non solo fisico ma spirituale.
L’artista non è un matematico ma ritrova nella γεωμετρία, nella “misurazione della terra”, quel valore conoscitivo della forma tentando l’evoluzione del concetto Spazio-Luce tanto caro a Lo Savio soprattutto nelle articolazioni che vanno a determinare proporzioni e sviluppi, dove il pulsare della luce specifica fenomeni di continuità spaziale. Marsiglia introduce in tal senso nodi dinamici, evolvendo la sua ricerca nei territori dell’environment, della distribuzione totale dei volumi in schemi tridimensionali apparentemente infiniti, articolati nello spazio e visti quali flussi di energia luminosa che creano un filtro estremamente materico il quale annulla la facciata, la retrocede e la sviluppa allo stesso tempo in uno spazio fluido che fa da filtro a tutto, anche al tempo.
L’evoluzione e la novità di Marsiglia, in tale installazione, è nascosta probabilmente proprio nella volontà di indagare il tempo, creando l’illusione della successione attraverso l’indagine nello spazio a tre dimensioni, proponendo – è Lo Savio che scrive – “situazioni riflessive dinamico-ambientali come massima possibilità di contatto spazio-luce”. I filtri luminosi frontali non propongono infatti una lettura bidimensionale ma la visione di uno spazio che emerge e, perennemente, continua in profondità, modellato sull’idea di frattale.
Osserviamo archetipi strutturali, teoremi di forze in armonia, un flusso ottico che irradia lo spazio urbano circostante e comunica per assenza: diceva Bach “La musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori”; la forma e la luce aiutano a non percepire dentro il vuoto che c’è fuori, nel mondo che ha perso il sacro.
Vincenzo Marsiglia. Clopen
a cura di Roberto Lacarbonara
22 dicembre – 26 gennaio 2019
Exchiesetta
vico Santo Stefano, Polignano a Mare
Mostra visibile 24/24 h
Info: +39 333 2225445