LIVORNO | Gian Marco Casini Gallery | Fino al 28 ottobre 2024
di ALICE BARONTINI
In occasione dell’apertura della nuova sede della Gian Marco Casini Gallery di Livorno, Clarissa Baldassarri, artista nata a Civitanova Marche nel 1994, ha messo in scena un progetto site specific che, utilizzando diversi linguaggi espressivi – dalla performance alla fotografia, dal video al disegno, fino all’installazione e alla poesia – si impossessa silenziosamente dello spazio, ingaggiando un dialogo intimo e personale con chi vi entra in contatto.
Oltrepassata la porta della galleria, lo spettatore si trova immediatamente nel mezzo di una stanza bianca, idealmente vuota. Iniziando a muoversi liberamente, lungo le pareti emerge un tracciato sottile e dal tratto leggero, realizzato direttamente sull’intonaco bianco, utilizzando un lapis blu. Si tratta della trasposizione grafica di un audio.
Ciò che vediamo esposto in mostra, infatti, non è altro che “ciò che resta” di un’azione celata: la testimonianza che l’artista ha scelto di mostrare di una performance precedente, svoltasi senza la presenza di pubblico.
Immersa nel mare e munita di una videocamera subacquea, Baldassarri ha messo in atto il tentativo di mantenere l’equilibrio tra gli spazi infiniti del cielo e dell’acqua, cercando di percepire se stessa come parte integrante di “Dove il cielo sembra toccare la terra e il mare” (definizione di “orizzonte” diventata titolo dell’intero progetto).
I rumori delle onde, il frangersi dell’acqua sulla telecamera, il vento e i suoni circostanti hanno dato vita a un file sonoro da cui l’artista ha estrapolato un solo secondo. Un secondo che, usando un programma di editing per audio, ha poi dilatato e plasmato in millesimi fino a renderlo lungo 29 metri, l’equivalente del perimetro della sala espositiva della galleria. Lavorando, insomma, con la materia digitale un po’ come uno scultore lavorerebbe con la materia plastica.
Un modo per aprire riflessioni sul concetto della durata, letta con una sensibilità simile a quella dello scrittore Peter Handke, ma anche per indagare il rapporto spazio/tempo, sperimentare i confini incerti della percezione e il concetto di limite sensoriale e comunicativo, andandone ad analizzare i vari aspetti fino alle radici, attraverso svariati sguardi, prove di mappature, tentativi sperimentali. Tutte tematiche, queste, che accompagnano con coerenza la ricerca estetica e concettuale dell’artista, ricorrendo come leitmotiv in molte altre operazioni artistiche tra cui, per esempio, Riflesso silenzioso di una sonora immagine, del 2020, a Castellara Lagusello (MN) o la recente Exposure value alla Galleria Raffaella Cortese di Albisola.
Lungo questa traccia disegnata a mano sulla parete, memoria di una performance sottratta alla visione del pubblico, l’artista (in collaborazione con una linguista) ha poi inserito alcuni fonemi che, come note musicali su uno spartito, vogliono scandire il ritmo e reinterpretare attraverso il suono della voce umana il frammento di audio originale.
Lo spettatore è ora invitato a dialogare con questa sorta di geroglifico contemporaneo, provando a tradurlo e a “riattivarlo”, proprio come hanno fatto tre performer in occasione del vernissage del 14 settembre, dando vita a un percorso individuale e corale.
Questa indagine poetica, aperta a infinite stratificazioni e possibilità interpretative – che rifugge dal fornire risposte assolute ma mira piuttosto a innescare in chi osserva una serie sovrapposta di intuizioni, meditazioni e cortocircuiti concettuali – prosegue infine nella sala seguente, dove l’artista ha lasciato due testimonianze materiche: uno scrigno di ferro zincato stampato a laser contenente 120 fogli di carta 14,5×25,5 cm l’uno i quali, nel complesso, documentano la traccia disegnata sul muro e – appesa, calata dal soffitto – una stampa digitale su pvc trasparente della serie “Sipari”.
In quest’opera è riprodotto un frame del video della performance realizzata in mare e, in particolar modo, l’attimo impercettibile all’occhio umano in cui l’obiettivo passa tra sopra e sotto il livello dell’acqua e la messa a fuoco della telecamera digitale si assesta, lasciando scomparire quasi totalmente l’immagine, dando vita a campiture cromatiche oscillanti tra il verde e il viola…
Simile a una composizione astratta, il lavoro spinge così all’estremo la sfida di cogliere i limiti della percezione e il desiderio di andare oltre l’immediatamente riconoscibile, mettendo in gioco il tema dell’errore e ponendo interrogativi stimolanti sull’immagine e sulla sua rappresentazione, su ciò che è naturale e su ciò che è artificiale.
Su visibile e invisibile.
Clarissa Baldassarri. Dove il cielo sembra toccare la terra o il mare
con un testo di Bianca Basile
con la collaborazione della linguista Maria Rosaria Esposito
19 settembre – 28 ottobre 2024
Gian Marco Casini Gallery
Piazza Santi Pietro e Paolo 6, Livorno
Orari di apertura: dal lunedì al sabato in orario 10-13 e 15-20
Info: +39 3403014081
info@gmcg.it
https://gmcg.it/