ROMA | ARIMONDI CIRCLE | 11 OTTOBRE 2022 – 6 GENNAIO 2023
di MARIA VITTORIA PINOTTI
Nell’influente Manifesto Bianco che Lucio Fontana editò nel 1946, si trova un vivido incitamento rivolto agli artisti, in cui si afferma, «noi continuiamo l’evoluzione dell’arte»[1] e si dichiara al contempo, come «noi lasciando carta bianca, consegneremo agli sperimentatori la documentazione necessaria»[2]. A seguire, vengono descritti i principi di riferimento per essere fautori di un’arte tetradimensionale, ovvero sviluppata secondo il colore, il suono e il movimento. Tale lascito, dai tratti rivoluzionari, perdura vigorosamente nella produzione dell’artista Cesare Berlingeri (1948, Cittanova, Reggio Calabria), attualmente in mostra presso lo spazio Arimondi Circle, fino al 6 gennaio 2023, con l’esposizione intitolata Piegare le stelle, a cura di Cesare Biasini Selvaggi. La rassegna, allestita in uno stabile in cui trovavano spazio diversi studi d’artista, si cifra di alcune peculiarità davvero singolari, poiché in questo ambiente era allocato l’atelier del maestro Piero Pizzi Cannella ed ora è rilevato come spazio espositivo da Cesare Biasini Selvaggi, Luisa Melara e Barbara Santoro. Così, considerando le specifiche caratteristiche di luoghi tipici di un alloggio, quali la zona notte e giorno, la mostra intende abbattere le classiche regole espositive, dimodoché nel loft-galleria sono le opere ad animare gli ambienti, alternativamente modulati in base agli interventi ideati.
Con Berlingeri si sfiorano avvincenti questioni relative alle pratiche artistiche, quali l’uso della tela per il suo valore oggettuale, ed anche l’impiego del segno e del colore, elementi trattati con l’immediatezza tipica di un linguaggio neoplastico. Da qui le opere si rivelano come delle felici intuizioni in cui la pittura viene sviluppata manualmente, gestita in base alle porzioni di vuoti e pieni, come un manufatto volutamente caratterizzato dal nulla figurativo. Difatti, è indubbio che il linguaggio del Berlingeri risenta dell’influenza dei movimenti dell’arte Spazialista e del Nouveau Réalisme, con particolari considerazioni verso la ricerca di Lucio Fontana, Piero Manzoni e Yves Klein. Tuttavia, grazie all’attenta curatela di Cesare Biasini Selvaggi, l’esposizione non risulta connotata da un anelito passatista, cifrandosi, invece, per il suo carattere ritmico e fortemente contemporaneo, dimodoché ben si allinea con il pensiero degli Spazialisti quando affermavano che «la materia, il colore e il suono in movimento sono i fenomeni, lo sviluppo simultaneo, dei quali si integra la nuova arte»[3]. Berlingeri dimostra così di concertarsi sulla contemporaneità di questi linguaggi storicizzati, espressioni tutte reinterpretate e distaccate da sterili ripetizioni, ne risulta un passato da studiare, ma pur con uno spirito di investigazione teso al futuro e nonostante il Berlingeri abbia dichiarato, con convinto nitore, l’affezione verso tale radice storica, sa come abbandonare la freddezza razionalizzante che caratterizzava quell’arte, per vivificarla con un suggestivo spirito poetico.
L’affascinante anelito poetico risulta ben rivelato dal titolo della mostra che intende suggerirci quanto sia innaturale tutto ciò che viene organizzato razionalmente dall’uomo, sì da invitarci ad eseguire un’azione impossibile qual è il “piegare le stelle”. Siffatto gesto viene virtualmente curato dall’artista, le cui opere non hanno alcun limite tecnico, difatti la tela monocolore è animata da rilievi grinzati oppure da confuse, regolari pieghe e noduli; diversamente i supporti, su cui sembrano tracciate delle mappe stellari, si curvano e arrotolano prendendo forma ritmicamente ed elegantemente negli spazi. Così per il Berlingeri i classici strumenti del pittore – quali il colore, il supporto ed il telaio – si trasformano in elementi funzionali alla realizzazione di una precisa idea spaziale dal forte sentore poetico. Tutto ciò si pone verosimilmente come un’esortazione allo spettatore a ripulire lo sguardo da qualsiasi congettura interpretativa, per invitarlo, invece, ad indagare il diorama che caratterizza le opere, assieme all’aspetto plastico ed i fenomeni della visione e percezione che ne scaturiscono.
Le opere del Berlingeri si offrono, quindi, quali oggetti scultorei frutto di gesti slegati nello spazio che si dispongono in maniera ritmica, inoltre, la particolare importanza verso l’aspetto compositivo della materia disposta in modo sempre differente, deriva dall’interesse verso il colore, giacché anche se ripetuto, non viene mai tralasciata l’importanza che trasmette, tanto da far emergere una particolare dimensione oculista. Così, lavorando la tela, alternativamente introflessa ed estroflessa, Berlingeri genera un particolare movimento ritmico che trova ragione nei volumi dal costrutto geometrico. Con tale atteggiamento pare proprio che l’artista pieghi le sue opere per fissare e le colori per mostrare, azioni quest’ultime che ci invitano a detergere gli occhi con forme utili a verificare le dimensioni stellari e spaziali del cosmo, di cui, su alcune opere, pare ci sia una soffusa allusione.
Quale chiosa finale giova sottolineare che l’artista, senza alcuna remora, affronta l’acromia ed il suo rapporto con lo spazio, da un punto di osservazione situato più in alto nel mondo, che, come recita il titolo della mostra, gli permette di scorgere le stelle, fino a piegarle docilmente, e ciò si badi, avviene senza esclusione di conoscenza della materia che le mani toccano. In questo modo, in Arimondi, Berlingeri dimostra di sottomettere le forme alla propria energia creativa ed alla sua vitalità, il tutto con un atteggiamento privo di paura nel negare la funzione della tela in quanto supporto, che ora diventa strumento comunicativo di un’arte plastica pronta a superare la pittura e la scultura. Così, sempre accordandosi allo «lo spirito nuovo»[4] degli Spazialisti, l’artista si esercita secondo una libertà fondata sull’acromia e lo spazio, seguendo, nel contempo, un proprio ritmo compositivo.
Cesare Berlingeri, Piegare le stelle
a cura di Cesare Biasini Selvaggi
Fino al 6 gennaio 2023
Apertura al pubblico: su appuntamento, per visite segreteria@arimondicircle.it
Arimondi Circle
Via Giuseppe Arimondi 3, Roma
Info: +39 06 88971293
https://arimondicircle.it/
[1] Lucio Fontana, Manifesto Bianco, (1964), Edizioni Henry Beyle, 2017, p. 11
[2] Ibidem
[3] Fontana, Op. Cit., p. 21
[4] Fontana, Op. Cit., p. 15