ALBA (CN) | Coro della Maddalena | 13 settembre – 9 novembre 2014
Intervista a ROBERTA CERETTO, responsabile comunicazione e marketing Ceretto, di Livia Savorelli
Ricordo quando, nell’ottobre 2012, in occasione di Americans (Jasper Johns, Julian Lethbridge, Ed Ruscha, Kiki Smith, Terry Winters), un evento organizzato dai Ceretto nel Coro della Chiesa della Maddalena ad Alba, Roberta mi raccontava di un progetto che aveva nel cassetto, quello di riunire in un unico volume la storia e le specificità della sua famiglia. Erano le prime idee, le prime spinte che avrebbero portato al libro uscito nel mese di maggio – 100% Alba. Ceretto / Crippa. Tra cantina d’eccellenza, territorio e cucina stellata, Electa – un intimo diario, per parole chiave, che racconta lungo il filo delle emozioni e seguendo un personale alfabeto, la storia di un’azienda fortemente radicata nel territorio piemontese.
Siamo ad Alba, nelle rigogliose Langhe e la storia dei Ceretto ruota intorno ai vini che li hanno resi famosi in tutto il mondo – Barbaresco, Barolo, Blangé, i tesori più preziosi –, a due ristoranti Il Piazza Duomo e La Piola, ad arte e architettura che si legano tra loro e ad un’instancabile voglia di partire dal territorio e dalle sue eccellenze per tramandare cultura e senso d’impresa.
In attesa di visitare tra pochi giorni, sempre nel Coro della Maddalena di Alba, la nuova fatica dei Ceretto – un imponente allestimento del pittore e scultore tedesco Anselm Kiefer, dal titolo Der Rhein (il Reno) – ho pensato di condividere con voi l’intervista pubblicata nello Speciale Arte + Food = Cultura pubblicata nel n. 85 di Espoarte.
Cosa ha rappresentato per te arrivare alla fine di questo progetto editoriale? Raccontaci come hai voluto strutturare il volume e con quali intenti… E il perché del curioso inizio: A come Agnello Sambucano…
Il progetto nasce in realtà dalle richieste, sempre più frequenti, di amici appassionati di vino e frequentatori del ristorante a metter nero su bianco la storia unica della genesi del progetto Piazza Duomo.
Quando ci siamo presentati da Electa nel dicembre del 2012 avevamo idee molto confuse su come riuscire a coniugare le due realtà, una famiglia di imprenditori vinicoli con un gran passione per le Langhe che tanto ha fatto per valorizzarle (vini di eccellenza e grandi investimenti nell’acquisto di vigne storiche a partire dai Barolo/Barbaresco ma anche per l’Arneis e il Moscato) e un giovane chef di appena 30 anni con grandi promesse ma ancora sconosciuto.
Ci è voluto un po’ di tempo prima di trovare un’idea che poi si è rivelata funzionale ovvero raccontare la storia attraverso aneddoti tratti dalle esperienze dei membri della famiglia e altre di Enrico Crippa.
Un volume ricco di spunti che passa dagli ingredienti, fondamentali per lo chef e che sicuramente sono stati un punto di partenza per ispirare tanti suoi piatti (Crippa lo sostiene sempre che le Langhe sono un caleidoscopio di ingredienti, una vera fortuna per chi fa il suo lavoro), ma anche un libro che vuole essere da insegnamento per i giovani che desiderano intraprendere l’attività dello chef e per chi ha piacere di conoscere un’esperienza imprenditoriale fondata sul cuore (la mia famiglia da anni inseguiva questo sogno e qui si raccontano i dietro le quinte ovvero come Crippa ci è stato presentato, chi sono gli artefici della realizzazione del Piazza Duomo, l’importanza fondamentale de La Piola per il Piazza Duomo…)
L’inizio del libro con Agnello Sambucano è puramente motivato dall’alfabeto, sarebbe stato forse più consono iniziare proprio con ALBA ovvero la parola chiave che racchiude il valore del progetto, valorizzare il territorio e la sua cucina ma anche constatare come il Piazza Duomo sia ormai un valore per Alba con il turismo di appassionati che porta (8.000 all’anno di cui almeno 6.000 mai stati ad Alba prima).
Indaghiamo in questo contesto i legami che esistono tra l’arte e l’ambito Food&Wine. La vostra Azienda è un caso eccezionale di questo connubio. Credi che questa formula, data la “morfologia” del nostro Paese in ambito culturale ed eno-gastronomico, possa rappresentare un “modello di sviluppo” applicabile anche in altre regioni?
Non so dare risposta a questa domanda. Per noi l’arte, così come il design e l’architettura, sono una passione e nascono dal desiderio di valorizzare, tramite l’ingegno di artisti, il nostro territorio.
Non riusciamo a pensare a queste arti separatamente dalla produzione del vino, a partire dalle etichette per arrivare alle nostre innovative cantine e quindi al collezionismo di opere. In realtà io credo che l’arte ci aiuti molto a comunicare anche il vino. Chi è appassionato d’arte contemporanea è una persona curiosa che viaggia molto per scoprire mostre o installazioni a volte nascoste e lontane, così come chi ama il vino, è un viaggiatore instancabile e macina chilometri per incontrare vignaioli e degustare i vini. In più c’è la componente di conoscenza profonda, di informazione, il desiderio di indagare e capire come un vino viene fatto o cosa l’artista voleva esprimere con quel lavoro. In entrambi i campi c’è il privilegio della rivelazione, spesso tramite una persona che ti svela la chiave di lettura e che ti apre un mondo. Così accade per i Barolo o con le opere dei grandi artisti del nostro secolo, apparentemente austeri, ma che con la giusta chiave interpretativa riescono ad emozionare e farci crescere.
Per poter ospitare gli artisti e permettergli di vivere un’esperienza a contatto con il territorio avete dato vita alla Casa dell’Artista. Quali nomi si sono succeduti negli ultimi anni…
La casa dell’artista è stata inaugurata solo due anni fa e molti artisti si sono succeduti. Il primo è stato l’americano James Brown, che ha trascorso circa sei mesi, poi nell’inverno 2012/2013 un secondo americano Cletus Johnson, quindi Kiki Smith anche lei per molti mesi nel 2013/2014. Spesso, inoltre, abbiamo ospitato cene con artisti, ad esempio a settembre dopo ogni mostra che organizziamo nel Coro della Maddalena di Alba.
Altri invece si sono fermati per brevi periodi come Francesco Clemente, Anselm Kiefer (che ha disegnato il letto della casa), Lynn Davies, Donald Baechler, Thomas Nozkowski o Miquel Barcelò che speriamo di coinvolgere in un futuro progetto nel ristorante Piazza Duomo.
Discorso un po’ a parte per Valerio Berruti, che ha realizzato il cancello d’ingresso della cantina Bricco Rocche. Essendo albese o meglio di Verduno, l’opera è stata realizzata nel suo studio.
Cucina stellata, radicata nei valori della tradizione e nelle specificità del territorio, per il Piazza Duomo diretto dallo chef tre Stelle Michelin Enrico Crippa e cucina della tradizione per La Piola. L’arte è caratteristica comune ad entrambi i locali….
Effettivamente col passare degli anni (nel 2015 festeggiamo il decennale) i ristoranti si sono trasformati in una galleria d’arte. Partendo dalla Piola, dove abbiamo scelto di ripristinare in chiave moderna il “piatto del buon ricordo” tanto popolare nelle osterie italiane, abbiamo chiesto a nove artisti di realizzare quattro opere ciascuno che poi sono state riprodotte in numero limitato sui piatti del ristorante: Donald Baechler, James Brown, Robert Indiana, Terry Winters, Philip Taaffe, Kiki Smith, Lynn Davis, John Baldessari, Thomas Nozkowski.
Inoltre, la sala originale ospita anche due opere di Cletus Johnson e Adam Fuss, per non parlare della meravigliosa sala aperta nel 2013 dove fluttuano due lampadari realizzati da Kiki Smith, che tra l’altro giusto il 5 giugno è stata ad Alba a completare il suo lavoro sulla facciata de La Piola che ora ospita un suo splendido cielo stellato.
In Piazza Duomo, invece, Francesco Clemente ha affrescato nel 2007 la volta della sala principale, mentre la nuova sala (aperta nel febbraio scorso) ospita un’opera di Anselm Kiefer. Come accennavo prima, attendiamo di coinvolgere Miquel Barcelò per un suo intervento sulle pareti.
L’operare dello Chef ha caratteristiche comuni a quello dell’artista: trovare la giusta ispirazione, la materia prima ideale, il supporto che concorra alla valorizzazione della portata e la giusta ambientazione…
Ognuno dei piatti di Crippa è un piccolo capolavoro artistico dove, al posto dei colori e dei pennelli, preferisce i vegetali, le carni o i pesci. Spesso mi è capitato di assistere alla creazioni di un artista e non vendo nessuna differenza con ciò che accade nella cucina di Enrico. Artisti e chef sono abili osservatori, bulimici di esperienze oserei dire, tutto ciò che li circonda può trasformarsi in parte del loro lavoro e traggono costantemente ispirazione dal mondo esterno. La manualità o la concentrazione che pongono nell’atto creativo è identica.
Ci puoi dare qualche anticipazione sui progetti futuri in ambito artistico?
Il più imminente è l’appuntamento dal 13 settembre a metà novembre con la mostra nel Coro della Maddalena dove per il quarto anno la città di Alba ci concede lo spazio per invitare un artista. Quest’anno dopo, 10 artisti per Steven, Americans, e Rivers di Ellsworth Kelly, sarà la volta di Anselm Kiefer con un lavoro ispirato al fiume Reno, Der Rhein. E sicuramente l’arte sarà una presenza importante nel nuovo ristorante che apriremo a Barolo nel 2016.
Anselm Kiefer. Der Rhein/ Il Reno
Coro della Maddalena
Via Vittorio Emanuele II n. 19, Alba
13 settembre – 9 novembre 2014
Inaugurazione sabato 13 settembre 2014 ore 18.00
Info: www.ceretto.it