GENOVA | Palazzo Reale – Teatro del Falcone | Fino al 7 ottobre 2018
Intervista a LEO LECCI di Matteo Galbiati
La mostra Processo e metodo della pittura analitica sviluppa, nelle sale di Palazzo Reale – Teatro del Falcone a Genova, un dialogo peculiare tra due indiscutibili maestri dell’arte contemporanea genovese, protagonisti della stagione “analitica” della pittura italiana. Il colore e le materie, le superfici e le esperienze di Enzo Cacciola e Gianfranco Zappettini, infatti, qui dialogano tra affinità e singolarità esaltando la profonda poesia dei loro linguaggi e l’intensità intellettuale delle loro riflessioni. Abbiamo intervistato Leo Lecci che, con Alberto Rigoni, ha curato la mostra:
Come nasce questo progetto? Come avete pensato – con Alberto Rigoni che cura con te la mostra – questo dialogo a due sul tema analitico della pittura? In che contesto si inserisce? Penso alle mostre dedicate ai maestri contemporanei liguri che sono state accolte a Palazzo Reale…
Pensi bene: nell’ambito delle iniziative che Palazzo Reale, negli spazi dello storico teatro del Falcone, ha organizzato sui maestri contemporanei liguri abbiamo pensato fosse giunto il momento di dedicare una mostra ai protagonisti genovesi della pittura analitica, due maestri che hanno fatto la storia di questo genere di pittura.
La mostra si compone di circa 60 opere, come le avete scelte? Quali caratteristiche delle due ricerche e dei due linguaggi volete mettere in evidenza, nelle analogie e nelle differenze?
La mostra intende ripercorrere l’attività dei due maestri dalle prime esperienze degli anni Settanta fino alla produzione attuale, nel segno di una continuità e una evoluzione della loro indagine sulla pittura come linguaggio: Cacciola con superfici in cemento che intendono rilevare le problematiche relative allo spazio d’analisi offerto dalla materia oppure con l’utilizzo di altri materiali industriali per porre in risalto il legame tra il processo operativo e il risultato formale; Zappettini elaborando moduli compositivi geometrici e minimi gradienti cromatici per arrivare, attraverso un processo di rarefazione del segno, all’azzeramento linguistico e, più di recente, al valore metafisico della trama e dell’ordito.
Credo che una testimonianza peculiare sia affidata alle opere recenti: loro sono conosciuti per il lavoro condotto negli anni Sessanta e Settanta e voi, in un certo senso, “sfidate” le attese del pubblico e ponete attenzione sulla continuità della loro poetica e sul valore assoluto che hanno anche le opere degli ultimi anni…
Certo, intendiamo mostrare che le loro ricerche sono approdate a soluzioni di interessante attualità coerentemente con le indagini analitiche da cui sono partiti, penso ad esempio ai multigum (dal nome della materia sintetica utilizzata in prevalenza) di Cacciola o alle ultime serie di Zappettini in cui la pratica pittorica si è trasformata da processo di lavoro a metodo di riflessione.
Si può senza dubbio affermare che Cacciola e Zappettini hanno segnato – ognuno a suo modo e misura, ma entrambi indelebilmente – la pittura astratta italiana del secondo Novecento e continuano a essere tra i protagonisti anche in questo primo scorcio del XXI secolo.
Quale è stato il confronto che avete avuto con i due maestri? Quale contributo attivo hanno dato?
Il confronto è sempre stato stimolante, franco e aperto al dialogo. Enzo e Gianfranco sono due persone eccezionali anche dal punto di vista umano e sono sempre stati disponibili a cercare soluzioni condivise; le diverse riunioni che abbiamo pianificato per preparare al meglio la mostra non sono state solo momenti di lavoro, ma anche occasioni di arricchimento culturale.
Il loro contributo fattivo è stato altrettanto fondamentale: nella scelta delle opere, nell’allestimento e anche nella selezione del materiale documentario per il catalogo, materiale tratto dai rispettivi archivi. Devo anche ricordare l’importante contributo dei loro galleristi senza il cui sostegno non sarebbe stato possibile realizzare la mostra.
Mostre come queste aiutano il dovere di storicizzare e sostenere le qualità dei percorsi e delle poetiche oltre il mercato. Come si può risarcire la storia oltre ogni moda e tendenza, per far emergere il valore del pensiero e delle testimonianze di artisti come Cacciola e Zappettini?
Considerato il desolante panorama di inutile e ripetitive rassegne di cassetta che prolifera costantemente, la tua domanda mi fa molto piacere perché mi permette di ribadire che il compito di una mostra è proprio quello di istruire, informare, offrire nuovi stimoli intellettuali ed è stato questo il nostro obiettivo principale: nostro inteso di noi curatori e degli stessi artisti. Il catalogo, oltre ad un immancabile testo sui due artisti scritto da Alberto Rigoni, uno dei maggiori esperti della pittura analitica, contiene un mio scritto che documenta il contributo delle gallerie genovesi, in particolare La Polena e La Bertesca, alla nascita e allo sviluppo della pittura analitica e uno di Luca Leoncini, direttore delle collezioni del museo di Palazzo Reale, che rievoca le storiche mostre del teatro Falcone, ricordando come tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso sia stato luogo di elaborazione di importanti progetti d’arte contemporanea. Insomma, la mostra è stata anche l’occasione per portare nuova luce sulle vicende artistiche italiane del secondo Novecento.
Enzo Cacciola | Gianfranco Zappettini. Processo e metodo della pittura analitica
a cura di Leo Lecci e Alberto Rigoni
organizzata da Archivio d’Arte Contemporanea dell’Università di Genova
in collaborazione con Mazzoleni Art, Londra-Torino; Primo Marella, Milano; Progettoarte ELM, Milano
catalogo De Ferrari Editore
7 settembre – 7 ottobre 2018
Palazzo Reale – Teatro del Falcone
via Balbi 10, Genova
Orari d’apertura: da giovedì a domenica 14.00-18.00
Info: +39 010 2710236
www.palazzorealegenova.beniculturali.it