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VERONA | FONDERIA 20.9 | 18 GIUGNO – 18 LUGLIO 2022

Intervista a SONJA THOMSEN di Lisangela Perigozzo

Da Fonderia 20.9 è in corso by her own movement, personale di Sonja Thomsen (1978), artista americana la cui pratica si basa sullo studio della luce nel tempo e nello spazio e si traduce in fotografia e scultura. L’allestimento proposto nei locali della galleria è concepito come un insieme organico all’interno del quale ogni opera dialoga con le altre e con il contesto che le accoglie. Ne risulta un ambiente immersivo da cui emerge la visione artistica e personale dell’autrice, che contempla l’interconnessione di tutti gli elementi nel tempo e nello spazio attraverso l’azione della luce: proprio come quest’ultima si manifesta nel momento in cui interagisce con la materia, analogamente l’essere umano si realizza pienamente nella relazione con gli altri.

Sonja Thomsen, echo of venus, 2022 | Fonderia 20.9. Ph Credits Fonderia 20.9, Verona

La scultura mobile collocata all’ingresso della sala principale costituisce il fulcro attorno a cui gravita la mostra. L’opera, dal titolo echo of venus (2022), raffigura la curva di Agnesi, elemento che ricorre con frequenza nel lavoro di Thomsen. Il rimando alla scienziata non è casuale e rientra nell’indagine dell’artista, che esplora l’intersezione spaziale e temporale delle vicende di donne impegnate in ambiti diversi, il cui contributo è rimasto marginale rispetto alla narrazione storica incentrata sulle figure maschili – ma che invece risulta centrale nella pratica di Sonja.

Sonja Thomsen, by her own movement | libro in visione, Fonderia 20.9,
Ph Credits Fonderia 20.9, Verona

Il titolo della mostra è significativo in questo senso, poiché riprende un saggio della critica femminista Hélène Cixous in cui la stessa invita la donna a liberare il proprio corpo dal linguaggio precostituito fondato su una convenzione sociale di impronta maschilista.
Queste considerazioni, filtrate attraverso il vissuto dell’autrice e proiettate sul piano scientifico, sono raccolte nel suo libro d’artista, You will find it where it is: a reader (2020), di cui la mostra in Fonderia 20.9 vuole essere una restituzione tangibile. Abbiamo intervistato Sonja Thomsen:

La tua formazione scientifica come biologa risulta molto interessante in relazione alla tua ricerca fotografica e artistica. In che modo conoscenza scientifica e pratica artistica si intersecano?
Penso che sia la scienza sia l’arte condividano il tentativo di comprendere il nostro posto nel mondo. Laddove la prima non mi sembrava così creativa, la seconda era invece uno spazio in cui potevo stabilire le mie regole e muovermi dentro e fuori dalla logica. La scienza per me rappresenta un insegnamento importante e uno stimolo nel pensare a diversi modi di essere curiosa. Ho imparato molto in termini di sperimentazione e il processo scientifico è qualcosa che ho mantenuto all’interno della mia pratica artistica. Spesso si pensa alla scienza e alla matematica come a idee fisse, a fatti permanenti, ma in realtà non lo sono. La conoscenza scientifica consiste nella consapevolezza dell’incessante processo di trasformazione che è insito in ogni cosa.

Sonja Thomsen, weight of possibility (bounce), 2022 | Fonderia 20.9. Ph Credits Fonderia 20.9, Verona

L’allestimento studiato per Fonderia 20.9 prende avvio dalla curva di Agnesi. Che significato assume questo elemento all’interno del tuo lavoro e come si relaziona allo spazio della mostra?
La prima volta che ho visto la curva di Agnesi ho pensato a un occhio, ma anche a un ventre femminile. Credo che ciò sia legato al mio modo di percepire il mondo attraverso la sfera visiva ma anche corporea. Ho trasformato questa curva in una scultura mobile, dove il cerchio diventa una spirale o parte di un’elica. Penso al cerchio come a una massa e alla linea come a qualcosa di persistente che si muove intorno al cerchio, alla stessa maniera di quelle donne – come Lucia Moholy, per citarne una – che si curvano attorno alle orbite di queste iconiche figure dell’arte maschile. La curva, tuttavia, ha anche una funzione protettiva. Da qui il rimando al grembo materno.
L’idea di strutturare l’esposizione a partire dalla curva matematica sopracitata mi è stata suggerita dal peculiare carattere architettonico dell’arco della porta che conduce alla sala sotterranea, che nella forma richiama la curva in questione.

Sonja Thomsen, persistent she, 2022 (sinistra) e her notations, 2022 (destra) | Fonderia 20.9.
Ph Credits Fonderia 20.9, Verona

La luce è l’elemento cardine della tua sperimentazione fotografica e artistica. Come ti poni rispetto ad essa e che valenza acquisisce nella tua pratica?
Ho sempre pensato alla fotografia in relazione all’architettura e allo spazio, e ho compreso che la mia ricerca ha a che fare con la risposta di un corpo in quest’ultimo, il modo in cui ci muoviamo attraverso di esso e il modo in cui la luce lo attiva. Ma riguarda anche il modo in cui la luce interagisce con gli oggetti, che è sempre diverso.
La luce nella mia pratica diventa dinamica, è un elemento disvelatore che apre a infinite possibilità di scoperta e conoscenza. Penso a come essa segni il mio tempo. Nel mio libro mappo donne diverse in secoli diversi e ciò mi fa riflettere su come ci muoviamo attraverso il tempo e ci connettiamo; così la luce è per me il mezzo con cui misuro il tempo.
Ma sono anche una persona che ama le luci scintillanti, l’effimerità dello spettro luminoso e delle sue manifestazioni, come l’arcobaleno. C’è qualcosa di primordiale nella luce che riguarda l’arte e la gioia.

 

Sonja Thomsen. by her own movement
testo di accompagnamento alla mostra a cura di Angelica Rivetti

18 giugno – 18 luglio 2022

Fonderia 20.9
Via XX Settembre 67, Verona 

Info: https://www.fonderia209.com
https://sonjathomsen.com/happening

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