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MESTRE – VENEZIA | Museo M9 | Fino al 12 gennaio 2025

di FRANCESCO FABRIS

Il Museo M9 di Mestre (VE) ospita Burtynsky:Extraction/Abstraction, la più grande esposizione mai realizzata dall’artista dopo l’esordio alla Saathci Gallery di Londra.
La mostra, a cura di Marc Mayer e con gli allestimenti dello studio Alvisi Kirimoto, presenta un nucleo corposo di lavori di uno dei fotografi più noti al mondo, da sempre dedito alle riflessioni sull’eredità ambientale globale che, in questo contesto, si arricchiscono di una serie di colti riferimenti storico-artistici attorno al ruolo preponderante della pittura sul suo lavoro.
Edward Burtynsky (Ontario, 1955) noto per le sue indagini circa gli effetti delle incursioni industriali su larga scala nel pianeta e dell’impatto umano sugli ecosistemi terrestri più fragili, presenta al Museo M9 una esposizione in sei sezioni tematiche che rappresentano la sua sintesi artistica, per 80 fotografie di grande formato e 10 murales ad altissima definizione, che raggiunge rilevanti esiti estetici assieme ad una serie di dolorose informazioni circa l’impatto dell’uomo sul pianeta.

Edward Burtynsky, Extraction – Abstraction, installation view at M9, Mestre, 2024. Photo Giorgia Rorato

Mutuando il celebre motto di Gerard Richter secondo il quale “l’arte è la più grande forma di speranza”, Burtynsky si rende artefice di un viaggio visivo che ha come scopo quello di attirare lo sguardo attorno a luoghi vilipesi e trascurati, per poi mantenerlo in ragione della disvelata estetica di siti celebri ma poco frequentati.
La matrice, già nota nei precedenti lavori dell’artista, muove da una applicazione originale dell’esperienza romantica del “sublime”. Le immagini di Burtynsky si presentano volutamente imperscrutabili, costruite attorno ad un punto di vista poco convenzionale che inquadra i soggetti in modo da rendere difficile identificarne i tratti, riconoscerli ed esserne turbati. L’esperienza estetica nella quale viene condotto lo spettatore è, in altre parole, volutamente biunivoca. I luoghi che l’artista visita sono remoti, sconosciuti e per nulla frequentati. L’immagine, sapientemente costruita attorno ai principi della fotografia (inquadratura, esposizione e messa a fuoco) ed esaltata dal formato e dal supporto, seduce l’osservatore coinvolgendolo con l’assenza immediata di riferimenti, con un alfabeto aniconico che rende l’immagine – di per sé documentaristica – una dichiarata elegia ai principi dell’arte astratta. L’operazione artistica è assai nitida, più colta che suggestiva, ontologicamente “critica” verso la fotografia e riconoscente all’astrazione come linguaggio familiare. Se, invero, la fotografia è banalmente la riproduzione di un “qualcosa”, in Burtynsky il soggetto è evanescente e non immediatamente riconoscibile, si piega alle convenzioni dell’astrattismo per arrivare ad una comunicazione efficace.

Edward Burtynsky, Extraction – Abstraction, installation view at M9, Mestre, 2024. Photo Giorgia Rorato

Lo spettatore è condotto per mano nel chiedersi cosa sia realmente riprodotto nei meandri della seducente immagine aniconica. Lo scontro di sensazioni, tra il sublime astratto e l’orrido giornalistico, genera la partecipazione, il dubbio e la consapevolezza dei danni al pianeta che servono per porsi interrogativi legati alla condotta dell’intera specie umana. Magistrale, in questo senso, l’utilizzo degli ultimi ritrovati tecnologici, degli elicotteri e dei droni, attraverso i quali l’artista “appiattisce” i paesaggi e ci ricorda che la stessa arte astratta è un frutto della modernità, una innovazione universale al pari dell’industrializzazione, e comunque una forma di espressione che per prima ha rifiutato di ritrarre la natura, soggetto preponderante fino all’inizio del XX secolo.
Da qui, la rievocazione delle pratiche astratte quali l’hard edge ed il color field, l’action painting e l’informale, si sovrappone idealmente agli scenari devastanti del pianeta, trasformato dalla mano industriale ed opportunista del suo abitante più evoluto.
Gli stagni salati e colorati del Senegal ricordano così le tessere laccate di Gustav Klimt, le foto aeree di venature minerali e spazi colorati dalla decomposizione gli all over painting di Pollock, le miniere a cielo aperto del Sud Africa le superfici di Kennet Noland, in un continuo rimando di senso e di significato dentro il quale l’attenzione dello spettatore percorre il cono visivo, dall’ampio effetto estetico alla tagliente riflessione ambientale.
Se l’istanza pittorica è assolutamente evidente nella serie Abstraction, essa non manca di connaturare sebbene in maniera più contenuta le altre esplorazioni condotte sui siti di estrazione mineraria e petrolifera Extraction, sull’alienante dimensione dell’industria manufatturiera e delle infrastrutture, dominata dagli umani o dai robot Manufactoring and Infrastructure, sulle immense aree destinate all’agricoltura e foriere di disboscamento senza controllo di Agriculture per terminare con l’inquietante serie Waste che documenta l’incredibile ed infinita vita dei rifiuti e dei materiali di risulta di ogni genere (addirittura le navi si Shipbreaking), con i quali l’uomo moderno sta colonizzando il pianeta.

Edward Burtynsky, Extraction – Abstraction, installation view at M9, Mestre, 2024. Photo Giorgia Rorato

Oltre all’esposizione nella sala principale, la mostra si compone altresì di una suggestiva installazione immersiva In the Wake of Progress e della raccolta delle tecniche e dei supporti utilizzati dall’artista e concentrati in Archive of Process.

Edward Burtynsky, Salinas #2, Cádiz, Spain, 2013_photo © Edward Burtynsky, courtesy Flowers Gallery, London

BURTYNSKY: Extraction/Abstraction
a cura di Marc Mayer

21 giugno 2024 – 12 gennaio 2025

M9 – Museo del ’900
Via Pascoli 11, Venezia Mestre

Info: https://www.m9museum.it/

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