GANGEMI EDITORE | Cuba Pre Mundo di Brunella Longo
Intervista a BRUNELLA LONGO di Tommaso Evangelista
“In questo poema fotografico che racconta qualcosa di più di una esperienza – aver subito il sortilegio di una natura avvenente e attrattiva, aver percepito forze ed entità ancora misteriose, aver dato nomi alle parti di un corpo ideale ma individuabile, essersi abbandonata alla corrente di un flusso invisibile ma in costante scorrimento tra il cielo, le nuvole, l’acqua, i venti e le infinite gamme di verdi vegetali – quello di Brunella Longo è un nuovo sguardo ordinatore che ha compiuto il viaggio e lo sforzo rivolto a riconoscere ciò che altri poeti, scrittori, pittori e visionari hanno rivolto verso una terra come l’Isola di Cuba, ancora feconda per i sognatori e per quanti si dispongono alla percezione fenomenologica di una latente metamorfosi della natura che ovunque accerchia e interroga chi la vuole svelare”. L’introduzione scritta da Bruno Corà ci permette di definire le coordinate del nuovo libro fotografico di Brunella Longo, Pre Mundo, pubblicato da Gangemi Editore e che raccoglie oltre 130 scatti, realizzati tra il 2015 e il 2017, nell’Isola di Cuba.
Il sottotitolo Viaggio iniziatico per immagini ci aiuta invece a definire le modalità della ricerca, ovvero l’elezione di uno sguardo indagatore capace di unire visione e mistero per far emergere un inconsueto universo iconico, in bilico tra naturale e artificioso, mitologico e zoologico, tutto giocato sui contrasti immateriali dei bianchi e neri e sugli ostacoli materiali della natura, spesse volte filtro profondo e inaccessibile della vista. Unendo letteratura e poesia, seguendo fili di parole e impressioni, Longo ha esplorato l’intera Isola ricercando nel naturale un’idea di struttura, arrivando alla formazione di un’idea grandiosa e apocalittica: l’intero territorio immaginato come un rettile sezionato dalla macchina fotografica e restituito come feticcio. Dimenticando volutamente la dimensione politica, pur fortemente connotata al contesto cubano, l’artista, nell’esplorare i maggiori parchi naturali dell’Isola, ha registrato sottotraccia l’inedito, l’animico, il mistero, ovvero una dimensione sospesa nella quale gli elementi (aria, terra, acqua, fuoco) hanno determinato tracce profonde ed essenziali fornendo materiale alla letteratura e alla fantasia. Lo sguardo fantastico, infatti, ci permette di osservare forme e strutture nell’intrigo vegetale e ciò rende l’immagine viva e vitale, costruita da un infinito, e a volte inconscio, gioco di rimandi. Fondamentale in questo gioco di rimandi la letteratura, la parola che segna e che tocca. L’intera ricerca infatti è accompagnata da poesie di autori cubani contemporanei, da Nicolàs Guillen a Virgilio Piñera, e inframezzata, oltre che dal saggio “Pre Mundo: immagini di forme e metamorfosi di un’isola” di Corà, anche da quello di Nicola Bottiglieri, docente di Letteratura ispano-americano, “La selva tropicale”, e della stessa autrice la quale in “L’anima di Cuba” spiega in sintesi la sua indagine.
Come nasce l’idea di questa ricerca anomala e per certi versi inedita e innovativa sul territorio cubano che si spoglia della sua carica ideologica per tornare, come dice il titolo, ad una dimensione primordiale e vergine?
Erano diversi anni chi fotografavo il paesaggio e la natura, in particolare dei luoghi in cui non fosse visibile la presenza dell’uomo. Nella serie Imusmis ad esempio ma anche in altre ricerche successive presento delle fotografie scattate durante il corso di viaggi in luoghi estremi o comunque fuori dai soliti itinerari turistici, come ad esempio la Groenlandia, il Turkmenistan, Cipro, la Scozia, l’Oman. Quando sono arrivata a Cuba per la prima volta non sapevo che avrei realizzato un lavoro così complesso. Mi è stato reso possibile portare a termine il progetto per la particolare accoglienza della gente e del luogo, per il clima caldo, per la sicurezza e per la libertà negli spostamenti. La mia opera su Cuba si colloca quindi in un percorso di ricerca che già avevo cominciato ad intraprendere nei precedenti viaggi secondo l’idea di un paesaggio che fosse preesistente alla Storia.
Già in Territorio familiare, nel 1998, hai analizzato le dinamiche del tuo corpo. Quale è invece il rapporto tra la natura e il corpo animale come viene declinato in questa nuova serie fotografica?
Ho immaginato l’Isola di Cuba come un gigantesco Caimano o comunque un animale terribile. Ho suddiviso le fotografie in vari gruppi, attribuendo a ciascuno di essi il nome di una parte del corpo di questo animale fantastico. Però questo animale non solo ha occhi, una bocca, una coda, dei polmoni, delle vene, ma piange, orina, ha una maschera per nascondere il volto, un trappola per difendersi e lascia della orme al suo passaggio. In questo caso l’analisi non è sul mio corpo ma sul corpo di un essere vivente perché l’isola così come io l’immagino è un enorme animale, di cui io stessa ne ho fatto parte. La natura per me è l’Anima Mundi di cui tutti gli esseri, animati ed inanimati, ne sono la sostanza.
Nel libro vi è un forte interesse per la letteratura cubana. Quale è il rapporto tra la natura e la letteratura, ovvero tra lo sguardo e la parola?
Ho cominciato a provare un particolare interesse per un certo tipo di letteratura cubana quando avevo quasi portato a termine il mio lavoro fotografico perché mi ero resa conto di come la tipicità della natura dell’isola avesse influenzato profondamente il pensiero ma anche la stessa esistenza di numerosi scrittori cubani. Nei loro versi o passi narrativi, così come nelle mie fotografie, tutto è metamorfosi, magia, intrico, inganno dei sensi. Voglio precisare però che le parole possono solamente suggestionare ma non possono essere tradotte in un’immagine precisa perché la parola è suono mentre le immagini sono legate alla vista e ho cercato quindi di mediare attraverso il mezzo fotografico.
Info: www.gangemieditore.com