LUCCA CHANGES 2020 | 29 ottobre – 1 novembre 2020
Intervista a MARCO TAVARNESI di Luca Sposato
Nell’annata peggiore, da tempi immemori, per il sistema fieristico legato alle arti visive, i frettolosi adeguamenti virtuali per compensare la fruizione hanno evaso una sostanziale inadeguatezza del settore a riproporsi nella veste digitale, soprattutto per le fiere di arte contemporanea, intimamente legate alla relazionalità tra collezionista-galleria-opera, struttura ad un goccio dalla saturazione, preferendo all’unanimità rimandare gli appuntamenti a tempi migliori. Anche per quanto riguarda il Libro il risultato è medesimo, con edizioni annullate o congelate per l’anno venturo. Esiste, tuttavia, quella categoria ibrida, ovvero il fumetto, che nella sua manifestazione più attesa, ovvero Lucca Comics & Games, provvisoriamente (si spera) ribattezzata Lucca Changes, non ha disatteso le aspettative e attivato una piattaforma online accessibile dal 29 ottobre al 1 novembre 2020, arricchendo la diffusione grazie ad un accordo con la Rai, che ha trasmesso sia televisivamente, sia radiofonicamente, sia sulle proprie piattaforme streaming. La cultura Pop, certamente più propositiva a questo tipo di adattabilità, può tuttavia fungere da modello esperienziale per cogliere nuove forme di comunicazione e ricezione, così nel mercato dell’arte tanto nell’editoria, in particolare la microeditoria, foriera di buona ricerca e tenacia. Di sicuro interesse, pertanto, il punto di vista di Marco Tavarnesi, uno dei fondatori di INUIT, libreria indipendente e piccola casa editrice con sede a Bologna, scelta dagli organizzatori di Lucca Changes per gestire la SelfArea, il BookShop di riferimento delle autoproduzioni e microeditoria di settore.
Partiamo subito chiedendo che cos’è Inuit e di cosa vi occupate.
Il nome è ovviamente riferito alla popolazione dell’Artico, gli Inuit, parola che nella loro lingua significa “esseri umani”: ci piaceva questa lettura positiva, nonché la forza di andare avanti. Nella nostra libreria-stamperia ci occupiamo e ci siamo occupati di un po’ di tutto negli anni, cercando di mantenere e rafforzare quello che ci sembra più adeguato. Per esempio, la parte delle Residenze è una parte che noi vogliamo e vorremo portare avanti, semplicemente avverrà con modalità diverse. Siamo consapevoli che bisogna proporsi e innovarsi, proprio come questa proposta del BookShop, nata quasi dal nulla. Ci sono dinamiche che non sarà più possibile attuare, ma comunque vogliamo continuare a fare quello che è il nostro storico. Probabilmente si parlerà di un lavoro fatto un po’ più a distanza, sicuramente mancheranno i contatti nei Festival, che sono stati da sempre un motore propositivo e ci ha fatto scoprire nuovi editori, nuove autoproduzioni e nuovi autori. Questo purtroppo siamo consapevoli che sarà più difficile che accada perché non si potranno fare determinate cose, però si potrà certamente comunicare con gli autori, cercare di mettere su dei progetti. Di recente abbiamo iniziato a collaborare con un’autrice che si chiama Chiara Terragno; lei aveva documentato prima del lockdown una corsa di bikers in Marocco, dopodiché, subito nel post-lockdown, abbiamo sperimentato una formula di lavoro a distanza, facendola venire in studio per un tempo molto limitato e arrivando, dopo numerosi test e prove, ad una stampa soddisfacente. Vorremmo continuare a sviluppare questo modello, cioè il lavoro a distanza, confrontandosi, incontrandosi in un tempo più limitato, creando lavori che si presenteranno appena ci sarà un’occasione.
Probabilmente la continuità è il fattore qualitativo più valevole in questi casi. Un aspetto particolarmente pregevole è quello dell’artigianato, notando quale unicità della microeditoria quella di seguire tutte le fasi del Libro, di andare proprio a partecipare attivamente alla creazione del Libro, contrariamente allo standard dei macrosistemi.
In realtà la nostra è una corrente di pensiero, non è chiaramente la predominante, anche se, ovviamente, la cura in generale è diversa da quella dell’editoria di massa. Noi siamo, come dire, “privilegiati” perché abbiamo pensato dall’inizio di avere una stamperia: abbiamo iniziato con la pubblicazione di un autore genovese, Paolo Cattaneo, che ora pubblica con Canicola, un’esperienza bellissima, un’edizione fatta con la stampa Offset, ma fu un ingente investimento. Allora da lì si è creata la stamperia pur senza negare altre forme di pubblicazione; la parte di cura dell’artigianato è una fetta dell’autoproduzione, almeno noi la interpretiamo in questo modo, poi ci sono altri collettivi che usano solamente la serigrafia o fanno copertine con il torchio da stampa… C’è chi mescola addirittura stampa artistica con quella digitale, è molto vario, non c’è un modo solo di intendere l’autoproduzione. La nostra progettualità non deve essere SOLO fumetto, SOLO illustrazione, ci sono progetti anche trasversali.
È appropriato sottolineare che il contesto non è esclusivo, l’ibridazione dovrebbe essere elevata a regola fra i vari settori dell’arte e non solo. Parlando nello specifico dell’evento di Lucca, oltre al colosso Amazon voi dovreste essere gli unici ad avere una sessione BookShop. È un paragone abbastanza forte, ma anche piuttosto interessante.
Ed anche inaspettato, devo dire! È una cosa estremamente positiva ma anche indice dei tempi strani che stiamo vivendo. Fino a poco tempo fa sarebbe stato al di là dell’impensabile, proprio fantascientifico. Siamo stati scelti da Lucca insieme a altri tre partner per un Pop-Up Store, che poi appunto è saltato pochi giorni fa (per l’attuazione del regolamento normativo al DPCM del 20-10-2020, n.d.r.). Saltando tutto ciò, ci hanno affidato la realizzazione di uno Store Online, per le autoproduzioni ma non solo. Qui si parla ovviamente della Distribuzione: tenere in piedi una libreria in un mondo di Amazon è diventato estremamente complesso, la maggior parte dei librai non si è mai aggiornata, ma noi stessi non avevamo mai fatto uno Store Online, ma abbiamo colto la necessità. Non voglio fare retorica sui macrosistemi, Amazon ha semplicemente implementato tutta una serie di cose, ora è più pronta di prima, perché ha potenziato i sistemi automatizzati, ha assunto personale, ha allargato i magazzini… è pronta per esempio a gestire una libreria che è quella di Lucca Comics. Tutto questo per dire che le librerie devono stare al passo, bisogna sempre trovare quel valore aggiunto anche se avere una libreria indipendente secondo me è già un valore aggiunto di per sé. Ma non basta più: non abbiamo fatto un Bookshop SOLO di autoproduzioni, ma abbiamo considerato persino realtà conosciute e diffuse, con cui abbiamo avuto riscontri qualitativi fin da quando erano piccoli contesti. Quello che sta succedendo in questi giorni è esattamente questo: c’è chi vuole solo l’autoproduzione, ma c’è chi vuole anche altro. Non c’è niente di male. Su Amazon questo amalgama non lo trovi, è quello il valore aggiunto. Beninteso che ovviamente non è un competitor!
In una recente intervista, Roberto Recchioni (autore e curatore del Festival lucchese) ha fatto emergere una cosa piuttosto rilevante, ovvero che non si può prescindere da Lucca: un giovane autore di fumetti, o comunque del settore, per Lucca deve passare necessariamente. Tu cosa ne pensi? Senza voler far retorica, dopo la magniloquenza di certi eventi e l’opportuno puntare su nomi di rilievo come canale traente (quest’anno erano previsti Zerocalcare, Max Pezzali, Myss Keta, Elettra Lamborghini, Fumettibrutti, per dirne alcuni), non pensi che in questa circostanza il fumetto-oggetto possa tornare protagonista?
Quello che ha saputo fare Lucca, come nessun altro Festival in Europa, è stato quello di concentrare tutto quello che potrebbe essere l’intrattenimento, andare OLTRE il fumetto. Oggi il fumetto è un medium larghissimo, lo leggo, lo vedo, lo scrollo, lo fruisco al Cinema, sul cellulare, lo gioco, lo fruisco passivamente, attivamente. Per quanto riguarda i giovani autori, posso dire che ben prima della pandemia Lucca si stava già muovendo per dare molta importanza alle autoproduzioni, questa è una cosa che purtroppo tanti non sanno, si sono spese tante polemiche, ma in realtà quello che Lucca ha fatto è aver saputo anche, attirando così tante persone, creare una piattaforma immensa, è un palcoscenico enorme, difficilissimo, complicatissimo, rumorosissimo, eppure resta un’opportunità, ovviamente con delle criticità, però, detto questo, c’è tutto un aspetto incredibilmente positivo, “ci devi essere”, ma non è un obolo da pagare. Ci sono altri Festival, più piccoli, molto più d’autore, che sicuramente condensano una qualità, una cultura per pochi. È giusto ci siano sia gli uni e gli altri, però, è chiaro che le scelte si basano sulle esigenze individuali.
Molto esauriente. Concludendo, come funziona la SelfArea?
Basta collegarsi al sito https://store.inuitbookshop.com/ e sfogliare le categorie che interessano. Tra l’altro ci sono state tantissime realtà che si volevano aggiungere last-minute appena sono usciti i primi comunicati stampa! Non mancano pubblicazioni di Amianto Comics, Incubo alla Balena, Mammaiuto, Canicola ma anche realtà straniere come Icinori o Fremok. L’invito è di esplorarlo tutto e vedere anche la nostra produzione al di là di Lucca. Posso aggiungere che in questi giorni alcuni dell’area di Bologna, vedendo il sito, ci scrivono chiedendoci di passare in libreria! Vediamo, appena possibile, di soddisfare anche queste richieste.
Lucca Changes 2020
29 ottobre – 1 novembre 2020