ASTI | Museo Civico Palazzo Mazzetti | Fino al 15 luglio 2018
di MATTEO GALBIATI
Al Museo Civico Palazzo Mazzetti di Asti la Fondazione Palazzo Mazzetti e la Fondazione Cassa di Risparmio di Asti propongono un sensibile progetto espositivo interamente dedicato ad Alighiero Boetti (1940-1994), o meglio Alighiero e Boetti, come l’artista decide di firmarsi dal 1971.
Curata con grande attenzione e precisa conoscenza da Laura Cherubini, coadiuvata da Maria Federica Chiola, questa mostra costituisce l’occasione sia per poter ammirare un nucleo significativo di opere del maestro piemontese, per lo più provenienti da collezioni private e, quindi, di non scontata accessibilità, che ne coprono un ampio arco temporale, sia per poter ammirare i suoi differenti codici espressivi e i diversi esiti delle sue affascinanti composizioni e creazioni.
Se un ruolo di prim’ordine lo riveste indubbiamente l’eccezionalità della sede espositiva – interessante e rilevante, preciso come in questo caso, è il dialogo tra opere e spazio, come se le une appartenessero all’altro in un normale e accertato flusso storico-temporale – dove antico e contemporaneo sanno influenzarsi reciprocamente, visitando la mostra si percepisce soprattutto come l’essenza stessa che la anima risieda proprio nella passione viva e sentita di chi l’ha pensata e l’ha voluta, che non rinnega, ma rivendica e indaga, partendo da questo, il sottile (spesso inesplorato) legame tra l’artista e il territorio che gli ha dato i natali.
La narrazione di Boetti, sala dopo sala, seguendo il filo rosso di un’attenta regia critico-curatoriale, ci offre 65 opere (anche con alcuni considerevoli capolavori) tra arazzi, mappe, arazzetti, cartoni, carte e tele con cui si vuole riflettere precisamente su un doppio registro interpretativo e indagativo che, entro l’alveo di una ricchissima e ampiamente variegata ricerca, individua due temi centrali nell’espressione di Boetti che sono il ricamo (nota la sua passione per gli artigiani afgani) e l’inchiostro da penna biro. Questi due punti fermi permettono di estendere la sua concezione artistico-estetica ad una disamina più estesa che coinvolge l’arte Occidentale e l’arte Orientale, l’arte che vede l’assoluto primato dell’identità dell’artista con quella, più conciliante, che sa coinvolgere anche l’altro nel processo di definizione dell’opera, teorizzando, concettualmente, la coincidenza tra il primato dell’idea dell’artista e l’eccezionalità di qualunque esecutore capace di restituirla con la propria perizia del fare.
Ecco allora colmarsi il divario estetico tra gli inchiostri e gli arazzi in cui, salvaguardando l’idea di tempo come memoria esecutiva, storica e rappresentativa, accoglie tanto la manualità di studenti di accademie, di merlettaie quanto di tessitori e tessitrici mediorientali: tutti, dietro l’input iniziale offerto dalla pianificazione dell’artista, muovono autonomamente la propria sapienza, la propria tradizionalità, la propria esperienza, che si riuniscono poi nella globale e condivisa memoria collettiva esercitata dalla e nell’opera finale.
In questo senso l’artista dirige, attende, ma soprattutto delega rinviando ad altri l’intenzione della sua energia mentale, a quelli stessi cui spetta il compito di definire e chiarire i contorni di quell’idea suggerita, principio primo per farsi e comporsi in un’opera che appartiene, fin dalla sua origine, al mondo, all’umanità intera.
Questi due percorsi, che condividono una paritaria genesi temporale, identificano e specificano quell’aspetto multiculturale di cui si permea la ricerca di Boetti che, con queste sue “azioni”, sa demolire e sradicare il concetto stesso di “autorialità”.
Si respirano i suoi viaggi, i suoi contatti umani, le esperienze vissute; si tocca il nobile desiderio di rompere con tutte gerarchie e tutti i confini, per dare all’arte il respiro vero e autentico dell’originalità della sua espressione che, potendo provenire da tutti, a tutti si può rivolgere e da tutti può essere “sentita” oltre ogni restrittivo e limitante localismo individualista.
Alighiero Boetti. Perfiloepersegno
a cura di Laura Cherubini
in collaborazione con Maria Federica Chiola
con il sostegno di Fondazione Palazzo Mazzetti e Fondazione Cassa di Risparmio di Asti
catalogo Sagep Editori con saggi critici di Laura Cherubini e Maria Federica Chiola
16 marzo – 15 luglio 2018
Museo Civico Palazzo Mazzetti
Corso Vittorio Alfieri 357, Asti
Orari: dal martedì al domenica ore 10.00-19.00 (ultimo ingresso ore 18.00); chiuso il lunedì
Info: +39 0141 530403
info@palazzomazzetti.it
www.palazzomazzetti.it