ERCOLANO (NA) | sedi varie
Intervista a BENEDETTA CARPI DE RESMINI di Tommaso Evangelista
Ercolano, città stratificata tra memoria e contemporaneità, accoglie il progetto Connecting Code del duo artistico Bianco-Valente, curato da Benedetta Carpi De Resmini. Frutto di un lungo processo partecipativo sostenuto da Variabile K, CAP – Cities Art Projects e Creative Living Lab del Ministero della Cultura, il progetto non è solo un intervento artistico ma un atto di cura collettiva. Attraverso il simbolo universale del nodo, Bianco-Valente hanno moltiplicato i gesti, intrecciato frammenti e proposto nuove letture del territorio, trasformando una città ferita e resiliente in un laboratorio di rigenerazione umana e culturale.
Il nodo, soprattutto, protagonista concettuale e visivo del progetto, è molto più di una struttura materiale. Esso diventa un alfabeto relazionale che si manifesta attraverso un gesto ripetuto, condiviso e moltiplicato. Nei laboratori partecipativi, i cittadini di Ercolano sono stati invitati a creare nodi a due mani, ognuno con una mano propria. Questo gesto semplice, quasi ludico, richiede coordinazione, fiducia e complicità, divenendo una metafora suggestiva di collaborazione e resilienza. In una città come Ercolano, segnata da ferite storiche e sociali che risalgono metaforicamente, se vogliamo spingerci oltre, all’eruzione del Vesuvio, il nodo si fa simbolo di riparazione. Esso connette ciò che è stato spezzato, tessendo nuove trame tra passato e presente, tra frammenti materiali e relazioni umane. È un gesto che trasforma le divisioni in unione, le rotture in continuità, ricucendo simbolicamente il tessuto sociale, ed appare ancor più calzante se si pensa che ad ispirarlo è stato un ex-voto di carattere marinaresco dedicato alla Madonna dell’Arco. L’opera Seconda Mano, così, collocata nella piazza Carlo III di Borbone, raffigura le mani dei cittadini mentre creano un nodo, un gesto che sintetizza il potenziale umano di collaborazione e riscatto. La scelta di posizionare l’installazione in un luogo simbolico, tra la città contemporanea e il Parco Archeologico, ha evidenziato, invece, l’intento di collegare epoche e spazi, trasformando il confine in un luogo di incontro.
Ercolano, inoltre, è una città di frammenti: mosaici antichi, memorie di un passato glorioso, vite quotidiane interrotte e ricostruite. Bianco-Valente hanno trasformato queste schegge in materia viva per la loro opera, utilizzando non solo materiali tradizionali come il marmo ma anche ceramiche d’uso quotidiano donate dagli abitanti. Piatti, tazze e bicchieri, ridotti in tessere, diventano parte integrante delle installazioni, veicolando un messaggio di trasformazione e rinascita. I frammenti si intrecciano in mosaici che non sono solo opere d’arte ma narrazioni visive della comunità. Questo Insieme, appunto, celebra la complessità delle connessioni umane attraverso corde intrecciate che richiamano tentacoli vivi, simboli di una vitalità organica e resiliente, nati dai disegni dei ragazzi durante uno dei tanti workshop. I riflessi delle ceramiche, tra le tessere marmoree, rievocano memorie personali e collettive, in un dialogo continuo tra identità individuali e comunitarie.
Uno degli aspetti più innovativi di Connecting Code è la capacità di riconfigurare l’ovvio. Elementi apparentemente banali del quotidiano – gesti, oggetti, tradizioni – vengono rielaborati in chiave propositiva, invitando a un nuovo sguardo sul territorio. Nel mosaico Con tatto, un QR code, simbolo della digitalizzazione contemporanea, diventa ponte tra fisico e virtuale. Situato nel mercato vintage di Resina, permette di accedere a un archivio digitale che documenta le storie e le voci dei partecipanti, intrecciando memoria e innovazione.
L’arte, per Bianco-Valente, non è mai un atto isolato. È un processo relazionale che nasce dall’ascolto e dalla partecipazione. A Ercolano, hanno intrecciato le loro visioni con le storie degli abitanti, captando flussi energetici, gesti e sguardi. Tale approccio ha permesso di coinvolgere una comunità eterogenea – commercianti, artigiani, giovani imprenditori e artisti locali – in un dialogo creativo che ha risanato fratture e risvegliato la consapevolezza di una bellezza collettiva. In un contesto spesso descritto attraverso le sue difficoltà, l’azione ha restituito un’immagine diversa dei luoghi: una città attiva, capace di generare bellezza e di rigenerarsi attraverso gesti condivisi.
La relazione diventa così una pratica di “ricucitura”, un atto terapeutico che riorganizza il caos, ma questo ricucire non è una nostalgia per la totalità perduta, è piuttosto un’accettazione della complessità e della molteplicità. Il nodo non cancella il frammento, lo valorizza, trasformando la ferita in possibilità. Il gesto di annodare, compiuto con l’aiuto di un altro, non è solo un atto tecnico: è un incontro, un riconoscimento reciproco, un’apertura all’altro, è Etica del contatto. Non si tratta, quindi, solo di creare un’opera, ma di abitare il mondo in modo diverso, costruendo spazi in cui l’altro non è un estraneo, ma un co-creatore del nostro senso, e la fragilità diventa una condizione creativa. Connecting Code propone una visione attiva del futuro: un futuro fatto di connessioni, di gesti condivisi, di cura per l’altro e per il territorio. La legatura, in questa visione, non è solo un simbolo, ma un metodo, un’etica, una forma di resistenza creativa. Essa ci ricorda che ogni frammento è portatore di senso, che ogni ferita può diventare un punto di forza, e che ogni gesto condiviso, per quanto semplice, ha il potere di trasfigurare la realtà.
Abbiamo posto, a conclusione, alcune domande alla curatrice Benedetta Carpi De Resmini.
In che modo il progetto di Bianco-Valente riflette o sovverte le aspettative tipiche del pubblico nei confronti dell’arte contemporanea? Quali reazioni si è prefissato di stimolare o sorprendere?
Il progetto di Bianco-Valente non credo punti a sovvertire né tanto meno a riflettere le aspettative del pubblico, quanto piuttosto ad accompagnarle, rendendole parte integrante del processo creativo. Durante il loro anno di lavoro a Ercolano, hanno costruito un dialogo profondo con la comunità locale, creando un’esperienza che non solo coinvolgeva i cittadini, e li avvicinava alle metodologie dell’arte contemporanea ma che si nutriva delle loro storie, aspirazioni e vissuti. All’inizio gli artisti hanno utilizzato un approccio didattico che ha avvicinato un pubblico non specializzato alle pratiche dell’arte contemporanea. Più che sorprendere, Bianco-Valente ha cercato di comprendere la realtà della comunità di Ercolano, esplorandone i sogni, le frustrazioni e le aspirazioni. Attraverso diverse tipologie di workshop che prendevano spunto da alcune caratteristiche della stessa città di Ercolano, come il mercato del Vintage e lo stesso Parco Archeologico, l’obiettivo è stato quello di tessere legami, visibili e invisibili, che costituiscono il tessuto sociale della città, rafforzandone il senso di appartenenza e di condivisione. Questo progetto non si è limitato a un’interazione con il pubblico ma si è radicato nella comunità, trasformando le metodologie dell’arte partecipativa in uno strumento per attivare consapevolezza e dialogo. La base del progetto, direi, che possa racchiudersi in una parola: empatia. Gli artisti in questo progetto hanno infatti abitato le emozioni degli altri e hanno percorso con gli abitanti di Ercolano una parte di strada insieme.
Qual è il ruolo del silenzio, dell’intervallo o del “vuoto” nell’esperienza offerta dalle opere? Ha avuto un peso nell’organizzazione degli spazi urbani?
Il ruolo dell’intervallo in un progetto come questo è significativo e fondamentale. Innanzitutto l’intervallo è quello che avviene tra un laboratorio e l’altro, che consente agli artisti di riflettere sul percorso da adottare e ai partecipanti di comprendere le emozioni vissute e di elaborare le varie informazioni. Per questo motivo non si può parlare di vuoto in nessuno dei momenti del progetto, ogni pausa è stata solo una sospensione momentanea delle attività, densa e ricca di materiale umano che è andata a ricomporsi arricchita nell’incontro successivo. Sempre di intervallo si può parlare anche per le installazioni che vanno a comporre l’opera Connecting Code. In questo caso è un intervallo spaziale che consente al visitatore e al cittadino di trovare un equilibrio tra il denso tessuto urbano. Si apre così un dialogo tra luoghi molto diversi della città: le mani incise su lastre di marmo di Seconda mano a Piazza Carlo di Borbone difronte al Parco Archeologico si connettono direttamente a Questo insieme, al MAV (Seconda Traversa Mercato) un grande mosaico di tessere di marmo dentro il quale si riverberano micro elementi colorati provenienti da frammenti di ceramiche portate dagli stessi abitanti. L’ultimo intervallo è quello che intercorre tra quest’ultima opera e Con Tatto in via Panto, un mosaico di tessere che formano un QR Code che va ricomporre l’intero processo, sia in senso temporale che in termini semantici. Il Codice trasla il visitatore direttamente su una pagina web conducendolo in un viaggio virtuale attraverso l’intero processo con video, fotografie e l’audio delle voci degli abitanti ercolanesi che hanno partecipato alla realizzazione del progetto.
Come vedi l’evoluzione del percorso artistico di Bianco-Valente dopo questo progetto? Credi che abbia posto le basi per nuove esplorazioni artistiche o ricerche che possano ampliare ulteriormente il loro linguaggio?
Sicuramente ogni progetto è un piccolo tassello che si aggiunge al percorso artistico e avvia a nuovi processi creando nuovi spazi di crescita. Soprattutto in una progettualità come quella di Bianco-Valente in cui ogni opera non è fine a sé stessa ma è frutto di una relazione e crescita condivisa. L’ultima opera pone il seme per quella successiva.
Bianco-Valente. Connecting Code
progetto a cura di Benedetta Carpi De Resmini
realizzato insieme a Variabile K (capofila) e CAP – Cities Art Projects (mentor).
Connecting Code è sostenuto da Creative Living Lab, Edizione V, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea Ministero della Cultura. Con il sostegno dell’Herculaneum Conservation Project | Istituto Packard per i Beni Culturali e il coinvolgimento del Parco Archeologico di Ercolano, della Fondazione Cives, Museo MAV, de La Locanda di Emmaus ODV, di Seme di Pace, con il patrocinio del Comune di Ercolano.
Info: https://www.citiesartprojects.it/project/connecting-code/
https://www.bianco-valente.com/