TAORMINA (ME) | Belmond Grand Hotel Timeo | luglio – dicembre 2021
Intervista a NICOLA EVANGELISTI di Matteo Galbiati
Dopo il successo dell’esperienza della Biennale Light Art di Mantova, Vittorio Erlindo porta nei giardini del Belmond Grand Hotel Timeo di Taormina (ME) il progetto Giardini di Luce – aperto per la durata di tutta la stagione 2021, oltre che per gli ospiti, anche per i visitatori interessati – che, riprendendo i temi delle opere della manifestazione tenutasi nel capoluogo lombardo, introduce negli spazi della magnifica struttura alberghiera siciliana opere site-specific di alcuni artisti che hanno fatto della Light Art il tema fondante delle loro ricerche. Tra questi abbiamo posto alcune domande a Nicola Evangelisti in merito a questo progetto e alle scelte adottate per il suo intervento monumentale:
Come nasce questo tuo progetto? Come è stata definita questa mostra che, oltre al tuo lavoro, vede anche altri interventi di artisti che, come te, hanno preso parte alla recente Biennale Light Art di Mantova?
La mostra è stata curata da Vittorio Erlindo sulla base delle recenti esperienze relative alla Biennale Light Art di Mantova. Penso che questa scelta sia avvenuta per continuità di lavoro con gli artisti che aveva già selezionato e con cui si era creata una profittevole collaborazione. La mia installazione nasce dunque sulla base di specifiche direttive del curatore che ha ideato il progetto espositivo nella sua totalità.
Per definire il progetto dell’installazione abbiamo analizzato attentamente il contesto caratterizzato da un meraviglioso paesaggio e da una natura rigogliosa. Lo skyline è mozzafiato e il parco dell’Hotel è considerato uno dei più belli al mondo. Ovviante la Sicilia ha anche un passato grandioso a livello storico e architettonico.
Di giorno l’opera è perfettamente integrata nel contesto e di notte manifesta il suo aspetto straniante e psichedelico.
Come è avvenuto il dialogo con questo luogo? Con il suggestivo contesto del Grand Hotel Timeo e della cornice spettacolare offerta da Taormina?
Vittorio Erlindo, ha dato una direttiva molto precisa non solo su come concepire la mostra, ma anche su come realizzarla. Raramente mi è capitato di avere a fianco un curatore così capace e determinato. Questa installazione non avrebbe avuto luogo senza la sua direzione. Tutto il processo creativo è stato monitorato dallo staff dell’Hotel e dalla Soprintendenza dalla fase progettuale e ideativa fino a quella realizzativa e installativa.
Naturalmente sin dalle prime fasi progettuali abbiamo tenuto conto del contesto urbanistico, elemento imprescindibile quando si lavora su grande scala. Abbiamo ideato una struttura imponente che si relazionasse al paesaggio senza comprometterlo. Da qui è nata una struttura disegnata nello spazio solo con linee di contorno.
Il Tempio definisce una soglia che corrisponde allo spazio del sacro, ma non lo chiude con mura e portoni.
Per il Tempio della luce perché hai scelto di ispirarti alla Chiesa di San Giuseppe a Taormina?
L’idea era quella di creare un tempio di luce ecumenico visto che all’interno avrebbero dovuto avere luogo matrimoni di varie religioni che il resort ospita. In realtà, per una decisione della soprintendenza, la struttura è stata installata in una terrazza più bassa, rispetto a quella che si pensava inizialmente che sarebbe stata a livello del teatro Greco, in cui hanno luogo solo dei ricevimenti. La paura da parte della Soprintendenza è stata quella che il tempio creasse un inquinamento luminoso nei confronti del teatro Greco. Ogni volta che devo creare un progetto site specific mi confronto con il contesto. La scelta di ispirarmi alla chiesa di San Giuseppe è da intendersi come un omaggio a Taormina in un intento di continuità con la tradizione locale. Tuttavia non si tratta di un tempio cattolico per la simbologia trasversale legata ai tre rosoni che rimandano alle religioni monoteistiche. Il sentimento del sacro è universale ed è innato nell’uomo da prima che le religioni venissero stigmatizzate. Ho inteso questa installazione come il tempio della luce, essa, infatti, è metafora del sacro in tutte le religioni. In questo senso è un tempio aperto, universale ed ecumenico. Taormina, come tutta la Sicilia è frutto di una stratificazione culturale e religiosa che si è sedimentata nei secoli grazie alle varie dominazioni. Con la mia opera volevo rappresentare la trasversalità culturale e religiosa che caratterizza questo territorio.
La tua installazione vive di due momenti completamente diversi: passando dal giorno alla notte si possono contemplare le due anime opposte della tua opera…
Come la maggior parte delle mie installazioni luminose, Il Tempio della luce vive nella dualità tra giorno e notte. Di giorno prevale la parte costruttiva metallica. Di notte l’opera si illumina grazie alle vernici al fosforo. Il passaggio dal giorno alla notte crea uno scarto imprevedibile che crea un’atmosfera onirica.
Nella fase notturna vi è uno straniamento percettivo dato dalle luci ultraviolette che conduce a una dimensione psichedelica, uno spazio della mente che potremmo definire una dimensione extra-cosmica.
Quali sono i temi fondamentali che tocchi con questo intervento e come si legano alla tua ricerca artistica ed estetica? Segna un passaggio differente?
Il tema centrale è quello della luce in perfetta linea con il mio lavoro precedente. La luce, come nella Light Art in generale, è da intendersi sia come mezzo che come contenuto. L’installazione è caratterizzata simbolicamente dai tre rosoni che portano avanti una mia ricerca nell’ambito della geometria sacra che ho iniziato nel 2016 con la prima mostra, a cura di Vittorio Erlindo, presso Palazzo Ducale a Mantova. Tale mostra fu la prima delle tre biennali della luce di Mantova. Hexagones fu la prima opera del ciclo geometrico ed ha rimandi alla cabala in linea con gli interessi che hanno avuto luogo alla corte dei Gonzaga. La forma stessa di Hexagones rimanda alla parte alta dell’albero della vita. Anche i rosoni laterali del tempio della luce di Taormina presentano una simbologia simile. La seconda opera che ho realizzato per quella che è stata definita la prima Biennale Light Art di Mantova è stata Emerald: un’opera legata al concetto di stanza del Tempio. Il mandala geometrico realizzato in acciaio specchiante viene riportato a soffitto grazie alla luce di un laser posizionato esattamente al centro della struttura. Questo asse è l’Axis Mundi che collega la terra e il cielo di cui parla Platone propio nel Timeo. Il tema centrale è quello del sacro, che io ho rappresentato tramite la simbologia della luce: universale epifania del divino trasversalmente a tutte le religioni. Il sentimento del sacro è alle origini delle religioni ma è anche precedente ad esso. È un sentimento presente in tutte le culture e in tutte le epoche. Non siamo sicuri di nulla, anche la scienza riscrive le proprie convinzioni continuamente. Il tempio è un luogo in cui convergono delle energie. Sono energie che provengono dall’ignoto ma anche dai fruitori della struttura. L’arte ha da sempre gestito l’estetica dei luoghi di culto cercando di interpretare le varie istanze religiose. Quando i fedeli entrano nel tempio e pregano all’unisono, l’energia che si crea è ascensionale a prescindere. L’arte e la religione ti conducono entrambe in una dimensione altra, superiore. Uno spazio della mente in cui le leggi e le logiche terrene non hanno più alcuna rilevanza. Dentro il mito può accadere di tutto, da esso possiamo cogliere un insegnamento o solamente lasciarci condurre nell’ignoto o extracosmo. La luce è la manifestazione del sacro, sia in senso metaforico che come strumento effettivo di transito da una dimensione all’altra. L’asse di luce che collega la terra e il cielo è come il cavo di un ascensore che continuamente si muove dal basso verso l’alto e viceversa a seconda che ci manifesti qualcosa o che invece ci conduca in una dimensione altra. Il luogo dove trovare questo asse è il centro esatto del tempio, dove converge la luce proveniente dai rosoni o dall’oculus nel caso di un Pantheon. Questo concetto che parte dall’Axis Mundi del Timeo di Platone è ricorrente nella maggior parte delle credenze religiose. Anche la fantascienza si è figurata che le persone vengono trasportate nelle navicelle tramite un cono di luce. La forma del raggio è la stessa prodotta al centro del Pantheon ed anche la navicella ha forma circolare. Sembrano banalità, ma su queste analogie ha indagato fermamente anche Jung.
Come deve essere vissuta dal pubblico? Come vuoi che interagisca con la tua installazione?
Mi è piaciuto moltissimo l’utilizzo che ne hanno fatto i ballerini acrobati dell’eVolution Dance Theater: Con i loro costumi neri dipinti con linee fosforescenti hanno completato in modo dinamico la fase psichedelica che si attiva nella notte durante il “sonno della ragione”. Questa performance, seppur gestita da una agenzia, è stata per larga parte il frutto di una improvvisazione e gli atleti, di loro iniziativa, si sono anche arrampicati sulla struttura. Noi effettivamente non avevamo previsto che questo sarebbe potuto accadere. Sapevamo che ci sarebbero state delle performance, ma solo nella parte bassa del giardino. Mi sono molto emozionato nell’assistere alla loro esibizione, esattamente come il resto del pubblico presente. È stato un risultato sorprendente che ha superato le nostre aspettative.
Durante il giorno il tempio è bianco e immobile e corre il rischio di non essere percepito come opera d’arte, tuttavia non mi dispiace se assume anche una funzione di arredo dell’Hotel: c’è massima libertà nel vivere e interagire con un’opera d’arte. Non voglio porre veti al suo utilizzo. È interessante per me vedere dove l’arte ti conduca a prescindere dalla tua volontà.
Dopo questo progetto a quali opere stai lavorando?
Ho progettato un altro tempio di luce per un importante evento internazionale. Il grande riscontro di questa installazione mi ha stimolato a proseguire nella direzione della Light Art urbana che da molti anni non ha mai smesso di darmi ogni volta grandi soddisfazioni.
Giardini di Luce
a cura di Vittorio Erlindo
Artisti: Nino Alfieri, Davide Dall’Osso, Giulio De Mitri, Nicola Evangelisti, Fardy Maes
luglio – dicembre 2021
Belmond Grand Hotel Timeo
Via Teatro Greco 59, Taormina (ME)
Evento privato, visite guidate su appuntamento
Info: www.belmond.com