CASINA (RE) | Castello di Sarzano | 2 – 31 luglio 2016
di NILA SHABNAM BONETTI
Credo che un’opera d’arte non possa prescindere dal contesto, esprime se stessa nell’essere nel luogo, in quel tempo, specificatamente quel tempo. Poi ci sono opere che sfidano i legami imposti dal proprio secolo per rendersi indefinite. Carla Bedini e Tamara Ferioli hanno inserito i propri lavori al Castello di Sarzano di Casina, portando una cultura che viaggia nelle gallerie delle grandi città, in un piccolo contesto ricco di storia e natura, spezzando le catene del tempo. Da un lato c’è, nel loro lavoro, qualcosa di antico e primordiale che si fonde alla Chiesa, al Mastio e alla Torre del Castello, a una estetica sottilmente medievale, dall’altro un legame con le origini, con il femminile e la natura che sfida la contemporaneità e le mode dall’arte per congiungersi con i predecessori importanti che hanno costruito la Storia. Forse è proprio questo che rende un’opera degna di essere ricordata nel futuro. Speriamo davvero sia così per queste due ragazze che hanno fatto della pratica quotidiana dell’arte la loro routine di vita, con devozione e impegno, ricordandomi tanto Cézanne.
Il lavoro di Carla appare immediatamente raffinato e illustrativo, qualche superficiale visione potrebbe ingabbiarlo in queste definizioni come un limite, se non fosse per il bisogno di uno studio più approfondito delle ambientazioni metafisiche costruite con sensibilità architettonica e ribaltamenti prospettici che ci guidano in una dimensione che richiama la ricerca di De Chirico e Carrà. Succede che ci troviamo davanti fanciulle senza età che seducono il nostro sguardo per invitarci al viaggio nel loro mondo, denso di contrasti estremi. Quella che inizialmente pare essere una raffigurazione pittorica delicata e quasi infantile ci trascina in una realtà deformata ed esoterica in cui l’osservatore viene invitato al rischio. Lo stesso materiale su cui Carla dipinge, la garza, è bipolare: la texture rende sfumata e onirica la rappresentazione, ma porta con sé un senso di dolore.
Tamara porta nella mostra i suoi cavalli di battaglia. A partire dalle grandi tele bianche, appena segnate da fili. Fili di grafite che determinano forme e raccontano situazioni, emozioni, ricordi, desideri, poi fili di capelli rossi, i suoi capelli candidi e composti che si arruffano nelle sue tele, come se il rinomato autocontrollo dell’artista venga ribaltato in furia nelle tele.
E poi l’immancabile installazione. Non vedo da molto una sua mostra, per cui ho notato subito il bisogno di una sintesi pulita: solo due punti di intervento, ragionati e razionalizzati. Molto spazio viene lasciato ai sensi e all’immaginazione. Come il prato di fiori realizzati con ossa di pesce. Se dovessi immaginari I fiori del male, li penserei esattamente così, questi fiori del mare, frutto delle sue ricerche ai margini del mondo, dove la natura travolge (o avvolge).
E poi quel grappolo d’oro sulla Torre del Castello, un’avventura arrivarci, tra scale e scalette, finché all’improvviso si apre una panoramica sulla valle, quieta, verdissima, tutto si fa piccolo e stupido da quassù e il vento muove i sonagli. I sensi vengono travolti da questo mantra paralizzante. Ad un certo punto il vento si ferma, torna il silenzio e tu ti accorgi di esserti perso non sai bene in quale dimensione.
Tracce16 primo movimento
Carla Bedini e Tamara Ferioli
a cura di Effetto Notte
2 – 30 luglio 2016
Castello di Sarzano, Casina (RE)
Orari: sabato dalle 15.00 alle 19.00 e domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00
13 agosto – 26 settembre 2016
presentazione dei due cataloghi al Palazzo Ducale di Castelnovo Ne Monti (RE)
aperta nei week end dalle 16:00 alle 20:00
Info: +39 349 4433017
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