BOLZANO | SEDI VARIE | IL RESOCONTO
di LIVIA SAVORELLI
In una società sempre più votata all’individualismo, all’esclusione, alla corsa forsennata verso il raggiungimento di obiettivi produttivi ed esteriori che rendono l’individuo sempre più schiavo di un sistema dove la cura di sé e quella dell’altro non sono ritenute fondamentali e dove a forza di “correre” si dimentica di “vivere”, incentrare una manifestazione su FARE bene e DARE il benvenuto, considerando TUTT* parte di un medesimo TUTTO, è un atto poetico e al contempo politico che apre importanti spiragli di riflessione sul ruolo dell’arte contemporanea, sul suo valore esperienziale e sulla sua capacità trasformativa.
L’edizione 2024 di BAW – Bolzano Art Weeks, in una dieci giorni di arte con oltre 40 mostre e oltre 80 eventi, ha invaso e coinvolto la città di Bolzano, mettendo in connessione un territorio che si scopre sempre più caratterizzato da un fervente humus creativo, mettendo in dialogo pubblico e privato, permettendo l’accesso a luoghi normalmente inaccessibili e organizzando performance collettive. Al motto “WELLbeing WELfare WELcome”, BAW ha coinvolto corpo, mente ed anima di tutt* coloro si sono lasciat* avvolgere e trascinare da questa onda creativa, generata da Cooperativa 19 in collaborazione con Südtiroler Künstlerbund e LanaLive-Südtirol Kultur e nata da un’idea di Nina Stricker.
Seguendo un approccio orizzontale – che dà pari dignità al centro e alla periferia – ed inclusivo (troviamo infatti accanto ai luoghi canonici del mondo dell’arte contemporanea come musei e gallerie, quelli del quotidiano come bar, alberghi, cinema, negozi, garden ma anche chiese, ospedali, scuole, centri giovanili), BAW ha tessuto una mappa che ha coinvolto ogni zona della città di Bolzano.
Il Parkhotel Laurin, ad esempio, oltre ad ospitare all’interno del suo bar l’opera video Madonnina Led di MOC, Mara Oscar Cassiani, ha offerto il suo splendido giardino per la performance partecipativa di arte contemporanea della stessa artista, dal titolo Be Water My Friends. A partire dai balli di gruppo, in stile “Balera”, l’artista con la partecipazione della comunità locale ha messo in scena delle coreografie che sono un inno all’identità e alla diversità: un flusso di corpi che, al ritmo della musica, fondono le proprie storie e biografie. Il giardino del Laurin, divenuto per l’occasione pista da ballo, diviene nelle intenzioni dell’artista l’habitat delle diversità.
Nel luogo per eccellenza della cura, l’Ospedale di Bolzano, sono stati presentati tre progetti: la collettiva CURA, nata da un bando indetto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano, con le opere dallo stesso selezionate; la Stanza del Silenzio, luogo dedicato alla meditazione per pazienti e famiglie, ideato da Mirijam Heiler e situato in una nuova parte dell’ospedale nota come tratto C e l’opera FELICI FELCI di Monica Smaniotto e Nadia Tamanini, realizzata per il corridoio d’attesa del reparto pschiatrico nel padiglione W.
BAW ha anche il merito di riportare luce su luoghi meno conosciuti, come il Bunker H, un bunker della Seconda Guerra Mondiale realizzato nel 1943 dall’esercito tedesco in una zona di Bolzano nota come Gries. Noi ci siamo addentrati nei bui corridoi del tunnel, scorgendo caverne, stanze e cunicoli, fino a raggiungere il laghetto naturale custodito all’interno. In questa suggestiva esplorazione, scopriamo due intensi video, due dei progetti vincitori della Call for Artist di BAW: Nepenthe di Christina Vieira-Barry – un film ipnotico, che si muove tra memoria e oblio, in un presente permanente che si ripete continuamente intorno a un vuoto rappresentato da un futuro cancellato – e der blaue rand / el borde azul di Santiago Torresagasti, due installazioni audiovisive realizzate in collaborazione con il regista e artista Matteo Marzano: la prima è un montaggio di home movies in cui la famiglia dell’artista si ritrova a pranzare nel 1997 a Buenos Aires, la seconda – collocata nella caverna dove sorge il laghetto – rappresenta invece l’animazione generata con AI di una fotografia del 1945 dove Margarete e Gudrun Himmler pranzano a Selva di Val Gardena.
La mercificazione dell’essere umano, considerato alla stregua di qualsiasi altra merce, è al centro di Strapianto – progetto di Giulio Boccardi & Leonardo Panizza, a cura di Nina Stricker – ambientato nella fioreria Schullian: composto da tre capitoli, a partire dalla performance di Boccardi, in cui un umano inerte e immobile è piantato in un vaso con tanto di cartellino con il prezzo al pari delle tante piante offerte alla vendita e dall’opera video di Panizza, con schermi su cui si propaga la visione di piante spontanee (le cosiddette erbacce) che si fanno strada tra l’ambiente commerciale della floricoltura e quello iper-antropizzato dell’uomo. Il valore emancipitario delle piante spontanee fa da contraltare all’importanza dell’azione collettiva al fine di superare i meccanismi di relazione e repressione che questa società impone e che imbrigliano il singolo individuo. Il terzo atto, con il dono di un’opera in carta di Stefania Rossi contenente dei semi, amplifica l’atto di liberazione e di scelta consapevole di disperdere i semi a propria scelta nella realtà urbana, avviando consapevolmente un nuovo processo di emancipazione e rinascita.
Un altro progetto molto intenso, che ho apprezzato particolarmente, è quello promosso da Ar/Ge Kunst, galleria che Anna Scalfi Eghenter, con The Fluo Swan, trasforma in un esercizio commerciale proponente prodotti assicurativi, per davvero ogni evenienza (noi ad esempio abbiamo sottoscritto una polizza di assicurazione collettiva contro la fine della gratuità dell’aria) in un ambiente che propone metodi di sopravvivenza comune. Un’azione fortemente provocatoria, che mira a sovvertire la coscienza collettiva, a risvegliare tutti noi dall’inerzia con cui accogliamo qualsiasi evento che sovverte il nostro quotidiano, tenendo alta l’asticella dell’attenzione contro qualsiasi atto che trasformi i nostri diritti in bisogni economici da soddisfare, pena la perdita della felicità. Pensando all’assicurazione proposta a tutela della scomparsa della felicità, il messaggio che leggiamo su uno dei monitor in mostra ci arriva forte e chiaro: […] È altamente improbabile che / La felicità scompaia / Se succede / Significa che l’urgenza della libertà, eguaglianza, fratellanza è scomparsa prima.
Come ogni edizione, BAW travalica i confini della città di Bolzano con il BAW on Tour che quest’anno ha portato il pubblico in Val Venosta, a Silandro, alla scoperta dell’hub culturale Basis Vinschgau Venosta e degli atelier di Claudia Aimar, Daniel Costa, Roland Parth, Florian Slotawa e nel paese di Stelvio dove è in corso una vera e propria rivoluzione culturale grazie al progetto “Stelvio–Raccontare la Resilienza” finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che è stato il teatro di uno dei momenti più toccanti dell’intero festival con la performance corale e collettiva di Christian Falsnaes, COLLABORATION, che ha coinvolto tutt* i partecipanti al tour. Il processo, basato sugli esperimenti che l’artista ha condotto con gli studenti della Facoltà di Design e Arti della Libera Università di Bolzano, mira a dar vita a una performance partecipata e collettiva, sotto la guida dell’artista e a partire dai desideri e dalle idee espresse da ogni partecipante. Un invito al dialogo, ad aprirsi a una persona sconosciuta, ad intraprendere una serie di azioni concordate e poste in atto collettivamente. Un intenso indagare cosa significhi essere e agire come comunità.
Come ogni edizione di BAW, importanti partner istituzionali, hanno aperto le loro porte dando l’avvio alla propria stagione espositiva: il Museion ha presentato AMONG THEVISIBLE JOINS Opere dalla Collezione Enea Righi, che è stato l’Opening Event di BAW24 mentre la Fondazione Antonio Dalle Nogare ha inaugurato la mostra Emilio Prini-Typewriter Drawings. Bologna/München/Roma-1970/1971.
Chiudo così questa breve ricognizione basata sull’aver vissuto, intensamente ma sempre con il sorriso, le prime tre giornate di BAW24, si tratta ovviamente di un piccolo spaccato di quello che è avvenuto nei 10 giorni della manifestazione. Grazie a tutto lo speciale team di BAW, ci siamo sentiti accolti, siamo stati bene e siamo stati condotti, come ad ogni edizione, alla scoperta di luoghi straordinari. WELLbeing WELfare WELcome sono parole che si sono trasformate in realtà.
Info: www.bolzanoartweeks.com