ALBA (CN) | Fondazione Piera, Pietro e Giovanni Ferrero | 25 ottobre 2014 – 1 febbraio 2015
Intervista a MARIO STROLA di Matteo Galbiati
La Fondazione Piera, Pietro e Giovanni Ferrero di Alba (CN) ci ha abituati negli anni a progetti espositivi di grande spessore scientifico e culturale, a questa “tradizione” non viene certo meno la mostra inaugurata lo scorso mese di ottobre che, intitolata Felice Casorati. Collezioni e mostre tra Europa e Americhe ricca di sessantacinque dipinti, quaranta dei quali provengono da importanti collezioni di musei
e istituzioni nazionali e internazionali, racconta il lavoro e il pensiero di Felice Casorati (1883-1963) di cui si testimonia il successo acquisito in Europa e Oltreoceano. Offerta ad ingresso libero al pubblico, l’organizzazione di questa esposizione ha visto la partecipazione attiva della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino che, in concomitanza con la mostra di Alba, presenta nelle sale della sua
Wunderkammer un’ampia selezione di disegni del maestro italiano, provenienti dal Gabinetto Disegni e Stampe dello stesso museo torinese.
In occasione di questo prestigioso evento abbiamo posto alcune domande al segretario generale di Fondazione Ferrero, dott. Mario Strola, che si è reso gentilmente disponibile per questa breve intervista:
Vorrei iniziare facendole qualche domanda sulla mostra in corso: come avete scelto questo progetto dedicato a Casorati? Come vi siete coordinati, in una lettura parallela e completa, con la GAM di Torino?
L’idea di dedicare una mostra a Felice Casorati è nata dalla signora Maria Franca Ferrero, presidente della Fondazione, che conosce e ama questo importante maestro del Novecento. Il coinvolgimento nel progetto della GAM di Torino era naturale e doveroso, è, infatti, il museo che conserva la più ampia raccolta di dipinti e disegni dell’artista. La collaborazione con la Galleria Civica ci ha permesso di realizzare un progetto ambizioso, basato soprattutto su prestiti di opere provenienti da collezioni pubbliche. L’autorevolezza dell’Istituzione torinese ci ha consentito di dialogare con importanti musei internazionali come il Centre Pompidou di Parigi, la Nationalgalerie di Berlino, il Detroit Institute of Art, il Museu de Arte Contemporânea da Universidade di San Paolo del Brasile e naturalmente con i musei italiani. Felice Casorati. Il pensiero assorto, la mostra di disegni aperta alla GAM, è collegata all’antologica allestita negli spazi della Fondazione ad Alba: insieme le due esposizioni offrono ai visitatori una panoramica completa sul percorso del pittore.
Quali aspetti e contenuti mette in luce questa mostra?
La mostra è un’antologica, segue passo a passo l’itinerario dell’arte casoratiana attraverso le opere che Casorati stesso, durante la sua lunga carriera, scelse di esporre nelle grandi occasioni: alle Biennali di Venezia e nei musei d’Europa, Stati Uniti e Sud America. È una mostra che offre a tutti l’opportunità di conoscere la pittura del maestro ed è, nello stesso tempo, una mostra di studio che documenta e valorizza la sua fama internazionale, richiamando numerosi dipinti che hanno lasciato il nostro Paese negli anni venti e trenta del Novecento per entrare in importanti musei stranieri. I ritratti dei coniugi Wolff, Daphne con i limoni, Icaro, esposti in Fondazione, sono alcuni dei dipinti che hanno compiuto un lungo viaggio di ritorno in Italia. Vederli ad Alba è dunque un’occasione unica.
Dopo la mostra di Morandi torna un maestro del XX secolo italiano. State costruendo un percorso preciso attorno all’Arte del Novecento?
Possiamo certamente dire che le mostre dedicate a Morandi, a Carrà e ora a Casorati formano un vero e proprio trittico con cui la Fondazione Ferrero ha consegnato nuova attenzione all’arte italiana del Novecento. Ci concediamo una mostra ogni due anni e questo tempo ci serve innanzitutto per individuare l’artista, per studiarlo e conoscerlo e poi per realizzare concretamente l’esposizione, il catalogo e il documentario che la accompagnano. Ora ci godiamo le belle sale con i sessantacinque Casorati e intanto cominciamo a riflettere sul prossimo appuntamento.
Ferrero è certamente una delle più prestigiose e rinomate realtà industriali italiane conosciuta e apprezzata in tutto il mondo: come nasce, in questo contesto, la Fondazione? Quando e come iniziano le sue attività?
Nel 1983, quando il Cavaliere del Lavoro Michele Ferrero pensò alla creazione di un luogo che potesse accogliere gli ex dipendenti, si espresse con queste parole: “desidero che le persone che hanno contribuito – per almeno 25 anni con noi – a sviluppare dei prodotti innovativi e a diffonderli in tutto il mondo, e che per questo hanno continuamente stimolato la propria creatività, possano avere uno spazio fisico, delle risorse umane e finanziarie a disposizione per continuare ad imparare cose nuove, con il patto che il frutto delle cose imparate sia anche donato al territorio”.
Traducendo in pratica questi valori, sono nati nel tempo oltre 40 gruppi di attività frequentati da oltre 1500 persone, gli eventi culturali, le mostre, le conferenze sotto la guida preziosa e lungimirante della Presidente della Fondazione signora Maria Franca Ferrero.
La Fondazione non ha solo finalità culturali, ma anche sociali. In cosa vi impegnate in questo campo? Quali progetti seguite?
La Fondazione ha radici antiche: il suo seme era già presente in Pietro Ferrero, il padre di Michele Ferrero. Sin dagli esordi delle sua attività imprenditoriale, poco dopo la guerra, si faceva carico di aiutare i più poveri e bisognosi di Alba: lo faceva in silenzio, con discrezione, come va fatto per le vere azioni di solidarietà.
Questo spirito sociale, filantropico e cristiano da allora permea tutta l’azienda dove l’imprenditorialità si coniuga sempre con il bene della collettività.
In particolare, in Fondazione la terza età è vissuta come una fase di ricchezza in cui viene valorizzato il capitale dei singoli, il patrimonio di valori, esperienze, saggezza e umanità che contraddistingue la persona anziana. La vita in Fondazione non lascia spazio a solitudine e marginalità, tutto si svolge all’insegna della creatività, della formazione personale, del coinvolgimento, delle relazioni sociali, della scoperta e realizzazione delle proprie potenzialità.
Nuovi stimoli fioriscono dall’incontro fra generazioni, dal volontariato e dalla convinzione che si può imparare ed essere utili a qualsiasi età.
So che poi siete molto legati al territorio che ospita la sede della vostra azienda e, in qualche modo, la sede stessa della Fondazione diventa un luogo vivo e di ritrovo, al di là delle mostre che ospita…
Il legame con il territorio è fondamentale per la Fondazione, come per tutto il Gruppo Ferrero. Avere radici profonde significa creare legami stabili e duraturi con le persone, con i dipendenti dell’Azienda Ferrero, con gli anziani che frequentano la Fondazione e che contribuiscono, giorno dopo giorno, ad alimentarne l’anima e il cuore.
L’impegno si rivolge anche ai dipendenti ed ex-dipendenti dell’azienda che restano legati all’industria che ha dato o continua a dare loro un impiego sicuro. Una misura “umana” di rapportarsi con la gente, segno di un’impresa che sa anche restituire molto non solo in termini economici alla realtà che le sta attorno?
Il concetto di comunità per la nostra Fondazione è particolarmente importante. Prima della pensione le persone che vivono quotidianamente la Fondazione erano parte integrante ed attiva di una realtà grande: l’Azienda, di cui condividevano successi e sfide e sentivano in maniera tangibile la propria importanza nella crescita e nel successo della Ferrero. Nello stesso modo, grazie alla Fondazione le persone, dopo la pensione continuano a sentirsi parte di una comunità riconosciuta sul territorio, le cui attività hanno una valenza sociale importante anche per il luogo in cui vivono. Sentirsi orgogliosi e fieri di essere parte di questa comunità tiene vivo il senso di appartenenza e la voglia di restituire, di continuare a far crescere la comunità.
La Fondazione non sembra scostarsi poi tanto da quell’impegno e impostazione etica che contraddistingue tanto l’azienda quanto la famiglia Ferrero… Senza clamori si procede concretamente alla realizzazione di progetti specifici. Il desiderio resta quello di portare a compimento qualcosa che sia importante essenzialmente per il pubblico…
Da oltre trent’anni Lavorare, Creare, Donare è il motto della Fondazione; ma è una filosofia che ha sempre ispirato Michele Ferrero, la sua famiglia e che viene trasmessa a tutti i collaboratori del Gruppo. La nostra Fondazione è stata un modello sia per la Fondazione sorta in Germania a Stadtallendorf, sia per tutte le iniziative sostenute dalla Ferrero Francia. E lo sarà, in futuro, per le Imprese Sociali Ferrero che già operano in India, Sud Africa e Camerun e che si rafforzeranno ancora di più.
Che riscontri avete avuto in generale proprio dal pubblico nei diversi ambiti in cui operate?
Solo in questi ultimi anni ci siamo resi conto che, dal punto di vista delle attività sociali, la Fondazione è un modello, perché da una analisi della più recente letteratura scientifica e dalle considerazioni espresse da importanti studiosi emerge che attività creative, ricreative, socializzanti e di solidarietà intraprese per sé e per gli altri, unite ad uno stile di vita corretto, favoriscono l’invecchiamento attivo e di successo.
Rispetto alle mostre, è significativo quanto ci lasciano scritto sul quaderno dei commenti i nostri numerosi visitatori. Apprezzano la mostra, ci descrivono le loro emozioni, i quadri che hanno preferito. Molti colgono precisamente lo spirito che anima la Fondazione Ferrero e che sta alla base del suo mecenatismo culturale. Moltissimi ringraziano per la qualità e la gratuità.
In cosa Fondazione Ferrero vorrebbe misurarsi oltre a quello che riguarda la sua normale attività? Quali prospettive? In cosa vorrebbe essere maggiormente presente o in cosa vorrebbe fare di più?
Ci impegniamo ogni giorno, cercando di curare al meglio i valori che animano i nostri progetti sociali e culturali. Ci confortano i risultati delle nostre attività e cerchiamo di raggiungere traguardi scientificamente importanti sia sul versante dell’invecchiamento attivo sia su quello culturale che ci vede impegnati nell’organizzazione di mostre di respiro internazionale.
Quali nuovi progetti state seguendo per il prossimo futuro? Qualche anticipazione può farci sui vostri programmi sia in ambito sociale che culturale e artistico?
Nell’autunno del 2015 organizzeremo un convegno scientifico internazionale dedicato a Invecchiamento di successo: nuovi orizzonti. Un momento di confronto importante con relatori di grande richiamo per riflettere sul progressivo e inevitabile invecchiamento demografico, sui suoi effetti negativi sulla società e sull’economia e con l’obiettivo di offrire prospettive migliori nell’ambito della qualità della vita, della salute e del benessere sociale.
Tra due anni saremo pronti con una nuova mostra, ma è troppo presto per parlarne, per ora ci godiamo Felice Casorati e le sue splendide opere.
Mostra in corso:
Felice Casorati. Collezioni e mostre tra Europa e Americhe
a cura di Giorgina Bertolino
da un’iniziativa di Fondazione Piera, Pietro e Giovanni Ferrero e GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino
con la collaborazione di Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
con il sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, Regione Piemonte e Compagnia di San Paolo
25 ottobre 2014 – 1 febbraio 2015
Fondazione Piera, Pietro e Giovanni Ferrero
Strada di mezzo 44, Alba (CN)
Orari: lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì ore 15.00-19.00; sabato, domenica e festivi ore 10.00-19.00; martedì chiuso; chiuso il 24, 25, 31 dicembre 2014 e 1 gennaio 2015
Ingresso gratuito
Info: +39 0173 295259
ufficiostampa@fondazioneferrero.it
www.fondazioneferrero.it