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PRATO | Cimitero di Chiesanuova | 22 maggio – 11 settembre 2021

Intervista a RICCARDO FARINELLI e ANDREA MARINI di Livia Savorelli

Ho sempre pensato che l’opera d’arte veramente riuscita sia quella in grado di trasmettere emozioni – positive o negative che siano – indipendentemente dal livello intellettivo e dal background culturale del fruitore. L’opera che funziona è quella che crea empatia con chi la osserva, a prescindere dalla comprensione del suo reale significato. Quando essa è collocata in luoghi non tradizionali e dal forte valore simbolico – un cimitero, ad esempio, come nel caso del progetto Arte nei cimiteri che mi appresto a raccontarvi – l’opera crea un effetto spiazzante ma si pone nella sua purezza ed immediatezza di significato.
Giunto alla sua terza edizione, la progettualità è stata fortemente voluta da Riccardo Farinelli (artista con una spiccata vocazione curatoriale) che per l’edizione 2021 ha chiamato a dialogare con questo luogo, nel Cimitero di Chiesanuova a Prato, l’artista Andrea Marini. Nel duplice dialogo con il curatore e l’artista, scopriamo di più…

Il progetto Arte nei cimiteri, da te ideato, giunge nel 2021 alla sua terza edizione. Come nasce l’idea di portare l’arte in un contesto come quello cimiteriale, in cui essa ha al massimo svolto una funzione di celebrazione memoriale del defunto? Come si innesta, nella quotidianità della visita ai propri cari estinti, la fruizione di un’installazione d’arte?
Riccardo Farinelli: Penso attraverso la sorpresa. Da sempre sono diffidente verso un atteggiamento eccessivamente stereotipato, poiché ho sempre creduto che questo incentivasse una certa pigrizia mentale, che colpisce un po’ tutti, a svantaggio di una visione attiva e stimolante del vivere. Paradossalmente, ripensare al proprio atteggiamento verso luoghi speciali e particolari come i cimiteri, aiuta una percezione di sé più ricca. L’arte credo aiuti questo processo di maggiore consapevolezza poiché non teme di parlare dell’indicibile, scoprendo così dimensioni empatiche e di condivisione che sembravano sopite e banalizzate dall’abitudine. Quando ho deciso di richiedere al Comune di Prato lo spazio della “cappella senza nome” e del prato circostante per dei progetti espositivi, inizialmente ho trovato sorpresa e un po’ di incredulità ma alla fine sono state pienamente riconosciute le potenzialità positive del progetto.

QiuYi, Il sogno della farfalla, tubi Innocenti, smalto bianco

Da artista che si cala spesso nei panni di curatore, possiamo dire che il progetto origini proprio da una tua visione propriamente da artista alla ricerca di un dialogo silenzioso con il fruitore.
Mi domando se, in questa processualità, ci sia alla base una riflessione sul concetto di Soglia?
R. F.
: Devo dire che con questa domanda hai proprio centrato un bersaglio! Se mi guardo indietro il concetto di Soglia, il suo significato è sempre stato centrale nella mia ricerca estetica, anche quando magari non sembrava ai più come quando, nel dipingere, avvertivo il limite del formato come un confine, una soglia che permetteva al riguardante di osservare, come da una finestra, lo scenario immaginato dall’artista. È questo un concetto che ha ispirato anche il mio recente progetto espositivo per Villa Rospigliosi a Prato che si intitolava, appunto, “dalla soglia”. Insomma la soglia come marcatura di un confine ma anche invito a varcarne i limiti è centrale nel mio lavoro d’artista ma anche in quello di curatore: il progetto ChorAsis, nel quale si inscrive anche la recente esposizione site specific di Serena Fineschi (leggi qui) e che condivido con Claudio Seghi Rospigliosi, lo vedo come concretizzazione di un’idea di soglia, visibile proprio negli spazi di Villa Rospigliosi, tra i concetti da sempre importanti di Tempo, Spazio e Storia, collettiva e individuale.

Riccardo Farinelli, Non farò sogni effimeri, lastre in plexiglass, smalto, legno, filo da pesca

Il progetto ha intessuto un legame molto solido con l’artista toscano Andrea Marini. Come avete sviluppato il dialogo con lui e con quali finalità? Di quali collaborazioni ti sei avvalso?
R. F.: Visti i contenuti impliciti ed espliciti di un progetto espositivo così particolare come Arte nei cimiteri (non credo infatti ne esista un corrispettivo…) fra gli autori che mi sono venuti in mente per primi è stato proprio Andrea Marini, del quale ho avuto modo in più occasioni di apprezzare il lavoro, anche frequentando la galleria Die Mauer che Andrea ha come riferimento. L’ho invitato a pensare ad un progetto per Arte nei cimiteri considerando che una costante del suo lavoro d’artista è la mutevolezza, lo scivolamento di una cosa nell’altra, la metamorfosi sorprendente. Tutte caratteristiche queste che mi sono sembrate pertinenti ad assecondare e valorizzare l’implicito messaggio di scambio felice fra dimensioni diverse dell’essere che Arte nei cimiteri ha in sé, aiutando una fruizione diversa del luogo.

Andrea Marini, Respiri, 27 strutture verticali di altezza variabile, dischi in polistirolo con anima di ferro

Nel cimitero di Chiesanuova a Prato hai ideato due diverse progettualità: una installazione ampia nel prato antistante una piccola cappella di proprietà comunale e all’interno della stessa. Respiri, un’installazione composta da ventisette strutture circolari, dalla forma turbinante, sembra alludere – grazie alla forte carica energetica che la stessa emana – alla metamorfosi e alla rinascita. Vorrei che ci raccontassi le suggestioni che hanno mosso il tuo operare e le diverse declinazioni che hai voluto dare con i due diversi interventi…
Andrea Marini
: La metamorfosi è uno degli elementi che caratterizza la mia ricerca: penso che attraverso un processo di trasformazione della forma si riesca a far percepire la vitalità di un’opera e a renderla simile ad un vero e proprio organismo vivente.  Per l’installazione nel prato del cimitero, a conferma di questo mio approccio, ho sentito la necessità di contrappormi alla morte con un intervento fortemente vitale così come sono vitali le immagini, le sensazioni e le emozioni legate a coloro che hanno fatto parte della nostra esistenza. È nato allora in me il desiderio di creare delle eteree presenze, dei respiri che fuoriuscissero dal terreno e concretizzassero la sensazione “forte” del ricordo e, al contempo, recassero in sé la percezione di una rinascita. L’idea di costruire delle sorta di vortici, delle leggere turbolenze, è stata la naturale conseguenza per dar vita a queste ipotetiche “presenze” sotterranee.
La prima volta che ho visitato il luogo, l’immagine della Cappella sconsacrata recante in sé, evidenti, i segni del tempo mi ha profondamente emozionato. Ho pensato subito ad un mio lavoro del 1997 intitolato Feticci perché questo, sicuramente, avrebbe avuto qui la sua collocazione ideale. Il carattere arcaico dell’opera, costituita da una sorta di frammenti di vetroresina vagamente zoomorfi e antropomorfi collocati sulla sommità di sottili steli metallici, fa pensare infatti a riti primordiali e all’origine di tutti i culti, creando così un cortocircuito temporale con il culto cristiano rappresentato dalla Cappella.
Feticci con il loro leggero movimento innescano inoltre, nell’immaginario, suggestioni di impalpabili presenze instaurando un naturale dialogo con l’installazione Respiri e con l’ambiente circostante.

Andrea Marini, Feticci, vetroresina, ferro, base in piombo, altezza max cm 270

Andrea Marini. RESPIRI
Nell’ambito del progetto Arte nei Cimiteri
a cura di Riccardo Farinelli
Courtesy Die Mauer – arte contemporanea, Prato

22 maggio – 11 settembre 2021

Cimitero di Chiesanuova, Prato

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