PARMA | Palazzo del Governatore | 25 maggio – 28 luglio 2019
di MATTEO GALBIATI
Praga a Parma. Si potrebbe riassumere con questo breve enunciato la mostra La forma dell’ideologia. Praga: 1948-1989, accolta nelle sale del Palazzo del Governatore del capoluogo emiliano dove, se non si sapesse di essere ancora entro i confini nazionali, sala dopo sala si ha l’impressione di visitare un museo d’arte della ex repubblica di Cecoslovacchia. La compiutezza di questo progetto, infatti, fortemente voluto dalla Fondazione Eleutheria e appoggiato dalla Collezione Ferrarini-Nicoli, ha riunito oltre 200 opere – tra dipinti, sculture, oggetti di design, manifesti, grafiche, docu-video e fotografie – che, predisposte in un allestimento di grande rigore e di sapiente costruzione, paiono essere disposte più per la collezione permanente di un importante museo che non per una mostra temporanea.
La cura e la passione per questa mostra, del resto, traspare già dall’amore di tre collezionisti che, grazie alla loro visione, hanno riunito un nucleo davvero imponente e significativo di opere che raccontano la storia dell’ex Cecoslovacchia in anni in cui l’ideologia dominante imponeva la permanenza nell’area d’influenza dell’ex URSS. FrancescoAugusto e Ottaviano Maria Razetto e Vittorio Ferrarini sono tre imprenditori italiani che, per seguire il lavoro delle loro imprese, si sono trasferiti nel paese dell’ex blocco comunista e lì, oltre allo spirito d’impresa, hanno iniziato (trent’anni or sono) la loro avventura di collezionisti – direi ora di veri e propri mecenati, ormai esperti qualificati di questo ampio capitolo di arte europea – avvicinandosi all’arte cecoslovacca di “regime” nei primi anni della caduta del vecchio sistema politico, quando queste opere venivano trattate con un certo distacco e con una malcelata vergogna dagli stessi cechi e slovacchi. Si sono impegnati in una sistematica attenta raccolta – e poi studio – di autori e opere, cercandoli con passione, cura e consapevolezza. Oggi il frutto di quella ricerca è riassunto in questa eccezionale mostra.
A Parma troviamo tutta la loro passione che, oltre a costituirsi in due collezioni di altissimo livello, ha permesso di salvaguardare i capolavori di importanti artisti la cui memoria, il cui linguaggio e la cui tradizione si sarebbero potute perdere nelle degenerazioni iconoclaste che seguono sempre il crollo di un regime e che li avrebbero condannati all’oblio o all’esposizioni in mercatini folkloristici. Quello che era un semplice interesse è, nei fatti, diventato presto per loro una vera e propria operazione culturale che mette in luce – e la mostra lo attesta nella sua perfetta organizzazione – il legame che questi artisti, designer e fotografi avevano con l’estetica “europea” di quel tempo e che viveva coeva dall’altra parte della cortina di ferro. Dal secondo dopoguerra alla caduta del Muro di Berlino, quando il blocco comunista si frantuma e libera nazioni e popoli, si vivono decenni in cui all’apparente libertà occidentale, consumista e capitalista, si contrapponeva al giogo della logica socialista che, in nome di equità e giustizia sociale, aveva costituito un regime esteso e diffuso. Gli artisti e i creativi dovevano dar voce, fino quasi ad esserne interpretazione e manifesto visivo, ai dictat del partito comunista che cercava “icone” da contrapporre a quelle occidentali anche se, spesso, il gusto e le estetiche di un’epoca superavano i confini stessi delle opposte contrapposizioni.
Ne emerge quindi un’arte che, pur china al potere che la sosteneva e la promuoveva, sapeva essere aggiornata al proprio tempo e alla propria epoca, nonostante dovesse fare i conti con l’imposizione di dare forma all’ideologia; con immaginari spesso ripetitivi, condizionati e retorici, riusciva, per il talento di questi autori, a ritagliarsi anche significativi piccoli spazi di autonomia espressiva che lasciavano sottotraccia l’eccellenza dei loro esecutori.
Vediamo come, tra la celebrazione della mitografia del lavoratore e dell’industria, del contadino, del popolo, delle innovazioni tecnico-scientifiche e delle eccellenze sportive, l’esaltazione della buona politica come portatrice di giustizia equità e benessere, il linguaggio artistico vivesse in immagini che, pur incastonate in questa logica, sapevano far emergere la forza e la capacità espressiva degli artisti e il loro essere, nonostante tutto, aggiornati su quanto era loro coevo. Testimonianza assoluta la danno, in questo senso, i pezzi di design industriale presenti nel percorso espositivo che, alternati e correlati alle opere pittoriche e scultoree, dichiarano il confronto con le rispettive produzioni industriali occidentali.
Passato il giusto tempo, avuto il giudizio della storia e presa la distanza da posizioni politiche, questa mostra non si pone il compito di fare revisionismo o attivare un revival storico, ma vuole essere l’occasione – assolutamente centrata – di promuovere semplicemente un momento di storia artistica del nostro continente che mette in luce l’identità di un paese (oggi due) e un pezzo importante della sua storia recente.
Non possiamo che sostenere una mostra come questa proprio per l’impegno storico, critico e culturale che Vittorio Ferrarini, FrancescoAugusto e Ottaviano Maria Razetto (in questa circostanza sostenuti e coadiuvati dalla sapienza e competenza storica di Gloria Bianchino) hanno saputo anteporre a delle semplici logiche di mercato e di collezionismo: il risultato delle loro esperienze – magistralmente riassunte e testimoniate durante l’appagante e appassionata visita in anteprima alla mostra – parla da sé: è condensato tutto in questa esposizione che, avendo l’identità e la dignità di un allestimento di un museo, ci trasferisce il pensiero del tempo e della storia oltre alla loro grande e sincera passione per questi autori che nulla hanno di meno rispetto ai più blasonati, affermati e conosciuti colleghi “dell’Ovest”.
La forma dell’ideologia. Praga: 1948-1989
a cura di Gloria Bianchino, FrancescoAugusto Razetto, Ottaviano Maria Razetto
in collaborazione con Museo di Arti Decorative di Praga
promossa da Fondazione Eleutheria, Collezione Ferrarini-Nicoli, Comune di Parma
con il patrocinio di Ambasciata della Repubblica Ceca a Roma, Ambasciata d’Italia a Praga, Ministero per i Beni e le Attività Culturali della Repubblica Italiana, Ministero della Cultura della Repubblica Ceca, Regione Emilia-Romagna, Praga Città Capitale, Provincia di Parma, Municipio di Praga 1, Istituto Italiano di Cultura di Praga, Centro Ceco di Roma, Archivio di Stato di Parma, Museo delle Arti Decorative di Praga, Camera di Commercio e dell’Industria italo-ceca, Famu (Film and TV School of the Academy of Performing Arts in Prague)
main sponsor UniCredit bank, Architectural Consulting, s.r.o., Opem, Ferrarini porte blindate
sponsor Carebo, Terra d’Ombra
partner Rufa, GVERDI Eccellenze Italiane, Art Cafè, Ceci, Hotel Farnese
catalogo edito da Eleutheria a cura di FrancescoAugusto Razetto e Ottaviano Maria Razetto con testi di Gloria Bianchino, FrancescoAugusto Razetto, Vittorio Sgarbi, Magdalena Kracik Storkanova
25 maggio – 28 luglio 2019
Palazzo del Governatore
Piazza Garibaldi 19, Parma
Orari: da martedì a venerdì 10.00-19.00; sabato e domenica 10.30-19.30; primo e ultimo sabato del mese aperto fino alle ore 24.00
Ingresso intero €7.00; ridotto €5.00; ridotto speciale €4.00; scolaresche e gruppi €3.00; biglietto famiglia €10.00
Info: +39 0521 218929
info@palazzodelgovernatore.it,
www.eleutheria.cz
www.collezioneferrarininicoli.com
www.comune.parma.it