ROMA | TeatroBasilica | Una mostra a cura di Maila Buglioni
Intervista a ENRICO PULSONI di Beatrice Conte
Giovedì 30 marzo, negli spazi del TeatroBasilica di Roma, è andata in scena Mortis Humana Via, un’opera plastico-musicale tratta dall’omonimo Libretto di Carlo Pulsoni, che fa dell’elemento sinestetico il fil-rouge della propria narrazione. Un complesso lavoro partiturale che ripercorre le quattordici stazioni della Via Crucis sommando l’organicità delle forme incise dall’immaginario di Enrico Pulsoni alla coralità degli elementi di scena: due voci, tre strumenti, e un gioco intermittente di luci per cui la trama si rivela a poco a poco da un ambiente ombroso.
E l’orizzonte narrativo muta dalla performance teatrale all’opera figurativa, ospite fino al 14 aprile nella sede associativa di TRAleVOLTE. L’epitome dell’opera è un’installazione verticale non dissimile dal componimento plastico protagonista della scena in teatro, ma tradotta attraverso i 14 bozzetti che ricalcano la trama argillosa affidata agli episodi liturgici, e i disegni originali della serie VoltiTRAVolti, dove Enrico Pulsoni rinuncia alla rigidità dell’opera plastica in favore di carta e penna. Il segno è lucido, puro e pregevolmente grezzo, e ai suoi personaggi si consegnano le “emozioni ultime” del mondo, elevando l’opera a messaggio intimo e universale.
Mortis Humana Via si consegna per la prima volta al pubblico come un’opera armonica, eterogenea e dualistica, che ammette la coesistenza di elementi discordi come una voce bianca ed una sporcata, una visuale dapprima orizzontale poi verticale dello spazio, una terracotta caliginosa e un gesso lattescente. A quale esigenza espressiva è affidato questo fenomeno di contrasto?
Mortis Humana Via va in scena per la prima volta nella sua forma intera, vale a dire nella versione con le terre rosse, i gessi, due voci e tre strumenti. Parlo di forma intera perché finalmente tre giovani musicisti, Alessio Sorbelli, Desirè Bertolini e Carlo Genovesi, hanno risposto alla mia richiesta e composto la partitura per questo lavoro plastico. Con la regista Giulia Randazzo abbiamo effettivamente lavorato sull’idea di dualità, a partire dal rosso della terra delle formelle della Via crucis a contrasto con il bianco dei gessi modellati sui miei disegni dei VoltiTRAVolti dalla medaglista Orietta Rossi. Poi la vocalità lirica del soprano Andreina Ramirez con il cantare moderno del tenore Alessio Sorbelli, e la disposizione fuori scena della pianista Arianna Tamburi, della violinista Desirè Bertolini e del contrabbassista Carlo Genovesi.
Affrontare un tema come la Via crucis vuol dire confrontarsi con la grande storia del passato, “grande” rispetto alla piccola realtà “laicista” del presente. Il dissacratorio non scorre nelle mie vene, e per me è stato importante rivisitare la Via crucis attraverso il mio ciclo VoltiTRAVolti per darle una forma universalizzata e, in qualche modo, umanizzarla. Il mio pensiero è partito quindi dal confronto tra il passato e la mia visione di un presente secolarizzato. Nelle stesse corde è il confronto contrappositivo tra il canto classico e il cantar moderno. Aggiungo che, nella rappresentazione plastico-musicale nel TeatroBasilica, presento la seconda versione di Mortis Humana Via, mentre la prima è ospite nello spazio contiguo di TraLeVolte. Di fatto rappresentano un proseguio, anche spaziale, un dopo che precede un prima, un gioco continuo tra presente e passato e viceversa! A dare unità al tutto è stato il lavoro di Matteo Ziglio, artefice del complesso progetto ritmico-luminoso.
È stato un grande lavoro di squadra sotto la guida di Maila Buglioni, a tutti gli effetti un evento esperienziale dove il pubblico ha avuto modo di cogliere il senso metaforico, anch’esso contrappositivo, tra l’orizzontalità dell’opera nel TeatroBasilica per approdare, seguendo gli interpreti dell’opera, alla verticalità cartacea di Mortis Humana Via nello spazio di TraleVolte.
E il Libretto letterario è un’opera scritta nel 2011 mai realizzata in teatro. Viene da chiedersi, perché ora la sua rappresentazione?
Come nei romanzi d’appendice, bisogna fare un passo indietro. Mortis Humana Via nasce dalla richiesta di Giuseppe Appella di realizzare i disegni delle quattordici stazioni della Via Crucis liturgica, con annesso un crocifisso in terracotta per la processione della Settimana Santa a Castronuovo Sant’Andrea. In seguito ho sviluppato il tema mettendolo in relazione con la ricerca grafica dell’identità: i polisemantici VoltiTRAVolti, che andavo svolgendo da tempo. Il risultato è stato un enorme anello, il mondo circolare di VoltiTRAVolti con al centro, a mo’ di diametro, le quattordici stazioni della Via Crucis. Nella mia testa il cerchio era il mondo, un mondo al cui centro c’è un percorso di vita nel quale tutti, credenti e non credenti, possono ritrovarsi e riconoscersi. A questo punto il lavoro non aveva più i requisiti liturgici e per questa ragione l’ho denominata Mortis Humana Via, la Via Umana della Morte.
Siamo arrivati al 2011. Con mio fratello abbiamo pensato che il lavoro potesse prendere una forma teatrale, o meglio un luogo deputato medievale. Da lì la scrittura del libretto e il contatto con il compositore Matteo Sommacal che si era offerto di scrivere la partitura. Fu realizzato il volume Mortis Humana Via, pubblicato nelle Edizioni Aguaplano di Perugia con tutti i disegni della Via crucis, i VoltiTRAVolti e la partitura della prima stazione. Non pago della realizzazione cartacea, ho sentito il bisogno di renderla volumetrica, plastica, e ho rifatto le quattordici stazioni della Via Crucis in terracotta. Per i VoltiTRAVolti mi è venuta in soccorso, come ho già detto, Orietta Rossi, che li ha modellati tutti come medaglie. Questo lavoro è stato presentato solo a Piacenza, senza la componente musicale. Purtroppo il lavoro del compositore non andò più avanti, e solo dopo alcuni anni ho trovato tre giovani compositori che si sono presi la briga di produrre tutte le quattordici stazioni. L’anno passato la composizione era completa, ed è stato pubblicato un volumetto con i gessi dei VoltiTRAVolti, le terrecotte della Via crucis e la partitura musicale per Il Bulino di Roma. Finalmente Mortis Humana Via ha visto la luce!
Come ha sottolineato, in quest’opera partiturale trovano spazio i suoi VoltiTRAVolti che sono “appunti” pittorici la cui prima produzione risale al 2005, da lei descritti come “pezzi di realtà presi a spunto e messi a fuoco di sera nello stesso modo di chi raccoglie impressioni della giornata appena trascorsa”. Queste maschere, pur senza rinunciare alla propria logica geometrica, intrecciano qui la trama delle 14 stazioni della Via Crucis, disposte nel mezzo, come spettatori. Voleva renderle testimoni o protagoniste del dramma che si stava consumando al centro della scena?
Lavoro molto con il disegno e per cicli. Quello sui volti è un lavoro realizzato esclusivamente con la biro nera, inizialmente su cartoncini di 7×9 cm. In origine li definivo Chiome, perché ero interessato alla capigliatura. Poi ho capito che Chiome si dovesse piuttosto leggerle correttamente CHI-o-ME, una via di mezzo tra la meditazione e la introspezione. Come ho accennato, la moltitudine circolare di volti è una esemplificazione di tutta una umanità, ognuna con le sue gioie i suoi tormenti e le sue speranze, e la Via crucis centrale è lo story-board di ciascuno di essi – chi non è stato condannato o è caduto ma anche aiutato e tornato a sorridere risorgendo dal buio!
Per chiarire la mia idea sui VoltiTRAVolti ho scritto:
Non ho la patente, non l’ho mai avuta, per questo sono andato sempre sui mezzi pubblici. Là sopra, uno dei miei passatempi preferiti da sempre è scoprire il dolore, la macerazione o la gioia o la malinconia che ciascuno si porta dentro.
VOLTItraVOLTI è mettere insieme impressioni di tanta gente in tanti anni.
VOLTItraVOLTI è un liber mutus in forma di scatola.
VOLTItraVOLTI è un volto che tira un altro come le ciliegie.
VOLTItraVOLTI è un libro per chi non legge.
Questa serie è una delle sue opere corali che più di tutte trova espressione in ogni mezzo. Nella forma plastica, in quella pittorica e anche nella grafica. Nella sua ecletticità, riconosce un medium che più degli altri dà forma confacente al suo immaginario e alla sua visione del mondo?Come artista racconto storie, e ogni storia a mio avviso necessita di un materiale specifico. Per l’esattezza mi considero un bulimico dei materiali, e per non fare torto a nessuno li uso tutti: dalla carta che diventa Papier Mâché, la terra che uso come calco per fusione in ottone o in alluminio. Ma la mia passione resta il disegno, punto di partenza di tutti i miei lavori.
In relazione al prossimo futuro, sta lavorando a nuovi progetti?
Sto studiando il modo di portare in giro Mortis Humana Via, e contemporaneamente sto preparando una serie di mostre e soprattutto mi sto concentrando sul mio archivio. Vorrei infatti mettere ordine ai miei lavori dopo la pubblicazione della monografia edita vanillaedizioni e curata da Antonello Tolve.
“Mortis Humana Via”
Opera plastico-musicale
Libretto di Carlo Pulsoni
Terrecotte e gessi di Enrico Pulsoni
Musica di Alessio Sorbelli, Desirè Bertolini e Carlo Genovesi
Partitura registica Giulia Randazzo
a cura di Maila Buglioni
giovedì 30 marzo 2023 nel TeatroBasilica di Roma
Esposizione dei disegni originali negli spazi di TRAleVOLTE, fino al 14 aprile 2023