MILANO | TILE project space | 13 – 27 maggio 2014
Intervista ad ALESSANDRO QUARANTA di Silvia Conta
È Alessando Quaranta (Torino, 1975) con I non illusi errano a firmare la prima mostra del nuovissimo spazio Tile Project Space di Milano, fondato e gestito da tre giovani curatrici, Roberta Mansueto, Caterina Molteni e Denise Solenghi. È stata – come loro stesse raccontano – la loro esigenza di sperimentare e concretizzare la pratica curatoriale a dare la spinta per partire con questa sfida. “Tile Project Space – spiegano – è uno spazio in potenza, un luogo critico e di confronto che si pone come supporto alla crescita artistica e professionale dei giovani artisti italiani. L’intenzione è di condurre una ricerca sull’odierna produzione individuando caratteri comuni, momenti di contatto, fratture e zone d’urgenza.”
Abbiamo incontrato l’artista per farci raccontare la sua poetica e l’incontro con il nuovo progetto.
Come nasce questa mostra e quali sono le peculiarità di Tile Project Space che ti hanno colpito?
Questa mostra nasce da un progetto che una delle curatrici aveva visto durante la presentazione dei miei lavori a Campo, un corso per curatori nato da un’iniziativa della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, in collaborazione con altre istituzioni dell’arte contemporanea piemontese e con il sostegno della Fondazione CRT per l’arte contemporanea. In occasione dell’inaugurazione di Tile Project Space le curatrici mi hanno chiesto di elaborare un progetto in cui ripensare alcuni dei miei lavori ponendoli in un dialogo serrato con lo spazio fisico di Tile, dalla forte connotazione architettonica, non asettica e lontana dal classico white cube. Sono rimasto molto affascinato dalla sfida e dall’approccio delle curatrici alla produzione artistica, interessate anche alla sua dimensione teorica. Inoltre, il loro modo di porsi verso l’arte e la curatela è sperimentale nel senso più genuino del termine e oggi le occasioni di poter lavorare con queste premesse sono sempre più rare.
Quali sono i cardini della tua complessa poetica?
Indubbiamente l’approccio esperienziale, un forte interesse per l’indagine e la rappresentazione di ciò che ci circonda, per la soggettività del punto di vista che ciascuno ha sul mondo e, in senso più ampio, la dialettica tra “dentro”e “fuori”, a cui si aggiunge la ricerca sull’umanizzazione del mezzo tecnologico, che permette di andare oltre il dato visivo, il tempo e il dato geografico. Il mio lavoro si sviluppa sempre attorno alla realizzazione di un momento esperienziale, prima per me e poi – spero – per lo spettatore. Nel realizzare i miei lavori pongo in essere strategie che mi permettano di mettere lo spettatore nelle condizioni le più vicine possibili a quelle da me vissute, fermo restando che non fornisco interpretazioni o risposte, ma per ciascuno deve diventare un’esperienza personale. Nello stesso momento, tuttavia, voglio che in ciascun lavoro sia ben chiaro il modo in cui ho agito, il mio essere profondamente all’interno di ciò che sto osservando o con cui sto interagendo, si tratti persone, memoria, situazioni, problematiche o eventi collettivi. Io cerco un rapporto con quella che potremmo definire “la materia del vivente e del visibile” per osservarla, confrontarmi con essa e poi prenderne le distanze per vedermi da fuori.
Che ruolo ha il fattore temporale?
Ciò che ho descritto si dipana in una dimensione temporale molto estesa, proprio perché il mio lavoro è una tensione verso il cambiamento (e l’autocambiamento in primis): cerco di lavorare su elementi che possano proiettare lo spettatore al di fuori dall’opera, verso il mondo, facendo di essa una propaggine di ciò che viene prima e dopo, un ponte tra un altrove di cui conosciamo solo una parte e che dopo la mostra continuerà, indipendentemente da essa, e l’esperienza vissuta tramite essa, come nel lavoro Area d’attesa ora esposto alla GAM di Torino. Sono molto interessato alla realizzazione di opere che non siano congelate e sterili, ma vive, mai uguali a se stesse nemmeno all’interno della durata di una mostra, come appunto Area d’attesa, o che si inseriscano esse stesse nel flusso del cambiamento naturale di cose e luoghi e della sua lenta sedimentazione, come in Per te che verrai – anch’essa in GAM -, opera di cui una parte è collocata nel futuro, non in senso fantascientifico, ma di una progettualità che ne prevede il completamento tra cinquant’anni.
A proposito di futuro: prossimi progetti?
A giugno parteciperò alla Triennale 2014 di Sierre, in Svizzera nel Canton Vallese, presso il Maxxx Project Space e a settembre un mio lavoro sarà presente per la prima volta in Asia, nell’ambito di un festival di performing sound arts a Hong Kong.
Alessandro Quaranta. I non illusi errano
13 – 27 maggio 2014
inaugurazione martedì 13 maggio 2014, ore
TILE project space
via Garian 64, Milano
Info: tileprojectspace@gmail.com
tileprojectspace.tumblr.com
Altre mostre in corso:
Alessandro Quaranta. Area di attesa
a cura di Anna Musini
VITRINE. Terza edizione – Gente in strada (passaggio pedonale)
16 aprile – 15 giugno 2014
GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea
Via Magenta 31, Torino
Info: +39 011 4429595
gam@fondazionetorinomusei.it
www.fondazionetorinomusei.it