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PARIGI | Il lato mistico dell’arte contemporanea / Il lato glam del mercato dell’arte | giugno 2014

di ISABELLA FALBO

Continua il report parigino che ci guida attraverso quattro dei più importanti appuntamenti d’arte contemporanea della stagione primaverile ed estiva all’insegna della ricerca, del mercato e del suo lato più glam. Alla scoperta del lato più “mistico” del contemporaneo, dopo aver parlato di Monumenta 2014, è la volta della grande restrospettiva dedicata a Bill Viola (New York, 1951) alle Galeries Nationales del Grand Palais.

 “sono nato nello stesso tempo del video” [Bill Viola]

Anche dopo il crollo di ogni parametro di giudizio l’arte di Viola soddisfa l’estetica e la morale: in essa il gap tra la dimensione dell’arte – e nello specifico della video arte – e la dimensione “altra” di un aldilà, appaiono perfettamente connessi. Il grande artista americano, attraverso il suo lavoro, ci parla del mistero dell’esistenza e, facendolo, parla alla nostra anima.

Bill Viola, 2014, installation view, Grand Palais, Galeries nationales

La grande retrospettiva parigina – la prima nella storia delle gallerie nazionali francesi interamente dedicata alla video arte – è stata concepita come un viaggio introspettivo e spirituale, suddivisa in tre sezioni tematiche basate sulle tre domande ontologiche che Viola indaga da cinque decadi: “Chi sono? Dove sono? Dove sto andando?”.

La mostra ha presentato opere dal 1977 al 2013 e si apre con un video degli esordi: The Reflecting pool (1971-1979). Nel lavoro, che appare come Manifesto di tutta la produzione successiva di Viola, emerge il suo caratteristico utilizzo del paesaggio come metafora, link tra il suo “io” esteriore e il suo “io” interiore. In questo video, in cui il performer è Viola stesso, un uomo emerge dalla foresta e sta in piedi in atteggiamento meditativo davanti a una piscina. Dopo il salto, una serie di eventi sono visibili solo attraverso i riflessi dell’acqua. Come Viola dichiara, il lavoro descrive il battesimo dell’individuo che, dal mondo naturale, entra nel mondo virtuale delle immagini e delle percezioni indirette.

Bill Viola, the reflecting pool, color video, mono sound, 7 minutes

Tra le opere in mostra anche Chott El-Djerid (A Portrait in light and heat) (1979) in cui i miraggi del deserto del Sahara si contrappongono a paesaggi innevati del Canada producendo un’aura di incertezza, disorientamento, estraneità; The Sleep of the reason (1988), installazione audio/video in cui una grande stanza da letto vuota diviene il setting per la proiezione dei sogni di una dormiente; Heaven and earth (1992) dove morte e vita si riflettono e contengono a vicenda. E ancora The veiling (1995), in cui il cono di luce che emerge da due proiettori si articola nello spazio attraverso strati paralleli di tessuto rivelando la presenza dei performers in forma tridimensionale; Presence, 1995, installazione sonora in cui voci sussurranti dall’infanzia alla vecchiaia si materializzano nello spazio architettonico e Nine attemps to achieve immortality, 1996, un uomo che promette a se stesso di vincere la morte.

Bill Viola, 2014, installation view, Grand Palais, Galeries nationales

Del primo decennio del 2000, invece, le opere Ascension (2000), in cui l’azione si svolge in un calmo paesaggio sottomarino; The quintet of the astonished (2000) in cui l’estremo slow motion rende visibile i più piccoli dettagli di espressione creando uno spazio psicologico dove il tempo è sospeso sia per  i performers che per i visitatori; Four Hands (2001) in cui i gesti delle mani di una bambina, di una giovane donna, di una donna di mezza età e di un uomo sono ispirati dai Mudra buddisti e alla chirologia e Catherine’s Room (2001) video che registra la giornata di una donna solitaria in armonia con i cicli della natura all’interno di una stanza.

Bill Viola, Going forth by day cycle, ph. Giuseppe Caruso

Surrender (2001) ritrae l’immagine di un uomo e di una donna con estrema intensità fisica ed emozionale fino alla disintegrazione delle loro forme per divenire un’astrazione di luce e colore; Going forth by day del 2002 è un ciclo composto da 5 parti che esplora il tema dell’esistenza umana a partire da temi come individualità, società, morte e rinascita. Incentrati attorno a figure femminili Fire woman, datato 2005, che ritrae l’immagine di una donna che si muove nel fuoco e che appare nell’occhio interiore di un un uomo in punto di morte; Three women (2008) dalla serie Transfigurations che si riferisce al raro processo in cui la sostanza e l’essenza di un’entità di riconfigurano e il celebre The encounter (2012) che narra il breve incontro di due donne durante il quale il mistero della conoscenza è passato dalla donna più anziana a quella più giovane.

Info: www.grandpalais.fr

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