MILANO | Fondazione Arnaldo Pomodoro | 18 maggio – 15 luglio 2016
di MATTEO GALBIATI
Il rame, l’oro rosso, una materia sempre più nobile, raffinata e ricercata, che in tempi relativamente recenti sta cogliendo l’attenzione di designer e creativi per la realizzazione di nuovi progetti esplorandone le potenzialità e le qualità, da sempre è al centro della ricerca artistica di Antonella Zazzera (1976), la quale – chi ben conosce la sua ricerca sa apprezzare appieno questa sua peculiare attitudine – ha saputo coglierne la sua sensibilità singolare e connotante, andando a creare nel tempo un compatto e coerentissimo nucleo di sculture il cui linguaggio sensibile ha trasformato il calore freddo del metallo in forme palpitanti di vita.
Ogni sua opera, infatti, parla e descrive la poesia di un biotipo naturale, curioso quanto verosimile, che l’artista sa trasfigurare attraverso sequenze aperte di forme che paiono muoversi, crescere, aprirsi, espandersi e dilatarsi davanti ai nostri occhi, alimentandosi delle energie del tempo e del luogo in cui si trovano, attraverso una scultura che sa, quindi, recepire anche le istanze dell’attimo della visione.
La magia degli intrecci metallici di Zazzera conquista l’ammirazione e la riflessione di chi le osserva proprio in virtù di un apparentamento palese con elementi “vivi”, particolarmente ricettivi e catalizzatori dei fenomeni luminosi, vero impulso anelante a quelle energie vitali che determinano la nostra fiducia incondizionata in queste opere-organismi. L’anima delle sue sculture si fa colma di luce, elemento che in lei ha specificato anche la scelta del rame stesso come materiale prioritario, per la sua caratteristica capacità di assorbire e riflettere la luminosità con una sua propria e definita attitudine.
Zazzera, quindi, lavora da scultrice, ma con un pensiero che ha nobili virtù pittoriche: ombre e luci sono i codici segreti del palpito anelante della scultura, delle sue linee di forza, delle sue aperture e delle sue chiusure. Il filo di rame diventa un gesto, una scrittura disegnata nella tridimensione; è propulsore di una vibrazione che, esito di un lungo, laborioso e faticoso processo di composizione, sovrappone, sedimenta progressivamente, i suoi segni costituenti, frazioni minime di un vocabolario espressivo preciso, decisivo nel definire l’assetto formale di una scultura personale e unica, ma anche esteticamente e intellettualmente determinata nella sua riconoscibilità connotante e persuasiva.
Chi ama le res naturalia di Antonella Zazzera, non deve allora mancare la mostra alla Fondazione Pomodoro di Milano, istituzione che accoglie, fino alla metà del prossimo mese, un nucleo inedito di opere (una grande installazione e diciotto opere di diverso formato) che l’artista di Todi ha appositamente creato per questa specifica occasione. Vincitrice della seconda edizione del Premio Arnaldo Pomodoro per la scultura, riconoscimento che, con cadenza biennale, dal 2014 si propone come laboratorio di lettura delle nuove linee e tendenze della scultura contemporanea, Zazzera è stata scelta proprio per il suo codice espressivo che, senza enfasi, restituisce alla materia la profondità di un pensiero ispirato e sicuro rispetto al senso della sua raffinatissima poesia.
Naturalezza e immaginazione sono il felice binomio attraverso il quale Antonella Zazzera ci propone la ricercata qualità di un fare che sa conciliare, tra ragione e passione, il ritmo della seduzione con la passione del suo racconto, scritti sempre nel profondo cuore palpitante delle sue matasse di luce… Anzi no di rame!
Antonella Zazzera
a cura di Ada Masoero
18 maggio – 15 luglio 2016
Fondazione Arnaldo Pomodoro
Vicolo Lavandai 2A (ingresso da Via Vigevano 9), Milano
Orari: dal mercoledì al venerdì 11.00-13.00 e 14.00-19.00
Ingresso libero
Info: +39 02 89 075 394
info@fondazionearnaldopomodoro.it
www.fondazionearnaldopomodoro.it