LECCO | Galleria Melesi | Fino al 21 gennaio 2017
Intervista ad ANGELICA CONSOLI di Francesca Di Giorgio
Mentre è ancora in corso Persone che abitano la stessa casa, alla Galleria Melesi, una personale nata in occasione dell’Arteam Cup 2015, abbiamo intervistato Angelica Consoli che, grazie al Premio, ha avuto modo di coronare il suo sogno di giovane artista esponendo in una galleria storica e, allo stesso tempo, avviando un nuovo ed importante rapporto professionale. Abbiamo incontrato l’artista per una breve esplorazione del suo lavoro in questa nuova fase…
Questa mostra per te costituisce un importante traguardo: la prima personale in una storica galleria. Come hai lavorato pensando a quest’occasione?
Direi che la parola giusta con la quale descrivere il processo di preparazione dei lavori, tra cui ci sono molti inediti, sia “costanza”. Ho lavorato con il pensiero costante di sperimentare e provare, a volte osare, utilizzando diversi pigmenti e soluzioni, cercando nuovi equilibri tra forma, pensiero e materia.
Quali lavori presenti?
Cinque sono le serie presentate alla mia prima personale da Sabina Melesi, tra cui Flame, un’installazione composta da oltre quaranta pezzi, nati dall’unione della paraffina e di spargi fiamme di uso domestico. Sono cinque, invece, le parti che compongono Elements, tondi di cera che racchiudono, invece, spezie e pigmenti. Altra serie è PGR (acronimo di Per Grazia Ricevuta), semisfere realizzate nel 2015 che nascono pensando agli Ex-Voto. La paraffina, così come in tutti i miei lavori, vuole bloccare e proteggere gli oggetti che si trovano al suo interno. Oggetti d’uso quotidiano, che fanno parte della vita dell’osservatore e che, come gli Ex-Voto, s-velano una propria storia, un proprio ricordo.
Tra i lavori inediti troviamo tre lavori della serie Persone che abitano la stessa casa, serie da cui prende il titolo questa mia personale. Piccole sferette colorate di cera cadono dalla parete verso il pavimento, come grani di un rosario che portano con sé, preghiera dopo preghiera, speranza e riflessioni. Alle estremità, nella trasparenza della cera, si possono intravedere vecchie fotografie di famiglia, che riportano storie passate e che si liberano nello spazio della galleria. Installazioni mobili, mai univocamente proposte in un’installazione prefissata. Sono instabili come spesso è instabile la vita stessa.
Sabina Melesi ti ha scelta all’interno dell’Arteam Cup, cosa ha rappresentato per te questo premio?
Sicuramente una tappa molto importante che mi ha dato la possibilità di poter condividere il mio lavoro con il pubblico, facendomi conoscere le realtà e la storia della galleria per cui mi sono trovata a lavorare rispondendo alla commissione di questa mostra.
Il tuo lavoro si presenta al pubblico con una rinnovata maturità rispetto ai lavori che fino a poco tempo fa facevi ancora da studentessa. Cosa rimane di quelle iniziali tracce, come sono evolute le poetiche che si radicano nel tuo lavoro?
Fondamentale è stato l’incontro con la cera, che ho iniziato ad usare in Accademia (Hdemia SantaGiulia di Brescia, n.d.r.). Lavoro dopo lavoro, ho potuto conoscere meglio le sue proprietà, permettendomi di trovare soluzioni nuove per esprimere il mio pensiero. In questi ultimi anni ho sempre avuto particolare attenzione nei confronti dell’osservatore, mentre lavoro penso a lui, alle sue vicende, alle sue esperienze, ai suoi sentimenti, ai suoi ricordi.
A cosa mira la tua ricerca oggi? Quali contenuti trasmette, quali sensazioni innervano le tue opere?
Vorrei che i miei lavori facessero riflettere chi li osserva, facendo prendere al pubblico del tempo per sé. Ciò che vedo attorno a me, ora, è una forte incertezza. Nell’aria si percepisce un forte stato di precarietà, economico, lavorativo, di principi e di valori… I miei lavori vogliono scavare nel nostro passato, andando alla ricerca delle nostre radici, delle nostre memorie e identità, smuovendo i ricordi di chi li guarda, cercando o creando certezze.
Quali sono i temi portanti della tua poetica? Su cosa si fonda?
Come dicevo, fondamentale è la ricerca delle nostre radici. Importanti sono temi come la famiglia, gli affetti, i ricordi. Le fotografie, i bottoni, gli spilli, le spezie, tutti gli oggetti che utilizzo, sono tutti legati ad un quotidiano e sono tutti rigorosamente usati. In fondo siamo tutti uniti dall’avere dei ricordi custoditi chissà dove dentro di noi.
Ci racconti un po’ del valore della materia: la cera… Perché questa scelta e quali artisti (se ci sono) hai come modello?
Ho sempre ammirato il lavoro di Vasco Bendini. Durante l’Accademia, ma anche oggi, mi capita spesso di pensare alle sue opere mentre lavoro. Penso alle sue pitture di cui tengono vivo il suo ricordo, conservandoli un po’ come gli oggetti che immergo nella cera.
Quest’ultima è un materiale che sento mio e che mi dà la possibilità di proteggere e congelare per sempre ogni elemento che io inserisco. È interessante vedere come i lavori possano mutare con il passare del tempo. Per esempio, se utilizzo materiale organico i suoi colori variano di mese in mese, di anno in anno, quasi sbiadendo, creando una dimensione che potrei definire “nostalgica” dell’oggetto.
Che bilancio fai della mostra?
Un bilancio assolutamente positivo! L’esperienza vissuta è stata un continuo di nuove conoscenze, ho imparato molto e ho trovato nuovi spunti e materiali sui quali lavorare per i prossimi lavori!
Con questa mostra inizia il tuo percorso nel mondo dell’arte, ci sono persone che senti di dover ringraziare?
Ringrazio l’Associazione Arteam e tutti coloro che lavorano ogni giorno per la continua buona riuscita del premio Arteam Cup, offrendo la possibilità a giovani artisti di far conoscere il proprio lavoro al pubblico e, come è successo a me, di realizzare il proprio sogno. Ringrazio Matteo Galbiati per la meticolosa attenzione e passione che pone nel suo lavoro e che ha dimostrato anche nella cura della mia prima mostra personale. Un particolare ringraziamento va poi a Sabina Melesi con la quale, per tutto il periodo di preparazione della personale, ho potuto avere un rapporto di scambio di idee e consigli, creando un rapporto sinergico e forte, di stima e fiducia, tra artista-opera-gallerista.
Prossimi impegni?
Attualmente sono impegnata nella preparazione del Premio Arti Visive San Fedele, un’altra importante partecipazione che mi rende orgogliosa di quanto sto cercando. Tutti questi passi compiuti, questi riconoscimenti, le persone che ho intorno, sono conferme, incoraggiamenti e stimoli nel continuare la mia ricerca.
Angelica Consoli. Persone che abitano la stessa casa
a cura di Matteo Galbiati
3 dicembre 2016 – 21 gennaio 2017
Galleria Melesi
via Mascari 54, Lecco
Orario: da martedì a sabato 16.00-19.00; altri orari su appuntamento
Info: +39 0341 360348; +39 348 4538002
info@galleriamelesi.com
www.galleriamelesi.com