ROMANIA | Cluj-Napoca | MACN – Muzeul de Artă din Cluj-Napoca | Fino al 9 marzo 2025
di ANTONELLO TOLVE
Al Muzeul de Artă din Cluj-Napoca, nelle sale che corrono a elle lungo l’area sud-est del primo piano (sull’altra ala è possibile ammirare la pregiata collezione de arta națională), il double show di Andrei Budescu e Cristian Opriş curato da Alexandra Sârbu, entrambi sono brillanti docenti dell’Universitatea de Artă și Design (UAD), è quanto di più perfetto si possa immaginare: e non solo per ciò che concerne l’impaginazione della singola opera, ma anche per la scelta allestitiva d’insieme, estremamente accurata in tutte le varie declinazioni che comporta la semiologia dei sistemi espositivi.
In questo elegantissimo progetto realizzato dal MACN in collaborazione con il Centrul de Interes per celebrare la «Ziua Internațională de Comemorare a Victimelor Holocaustului», quella che ricordiamo come Giornata della Memoria, l’impeccabilità del lavoro è tale da far vivere allo spettatore momenti di riflessione su spaccati di storia, legati appunto ai dolori dell’olocausto, ma senza mai lasciare che il didascalico venga fuori, piuttosto evidenziando una natura prospettica spiazzante, nella quale il dolore viene via via rielaborato mediante vivaci atmosfere – a tratti scenografiche, e non a caso la curatrice parla di «linie scenografică suplă, epurată, evocativă» (linea scenografica flessuosa, raffinata, evocativa) – che sovrimprimono alle vicende del passato quelle del tempo presente: «dall’abbandono deliberato della storia al regresso morale e alla perdita dell’integrità, dall’indifferenza o dal silenzio complice all’odio, alla divisione e all’intolleranza, dal fanatismo religioso e dalle derive partigiane all’accettazione cieca di pseudo-ideali dettati da ambizioni meschine o interessi particolari», precisa Sârbu.

Andrei Budescu e Cristian Opriş, [IN]Absentia, 2025, exhibition view, MACN – Muzeul de Artă din Cluj-Napoca (sala Cristian Opriş)
Divisa in due distinti capitoli, il primo con opere di Cristian Opriş (Făgăraș, 1973), il secondo con un potente progetto immersivo di Andrei Budescu (Iași, 1982), l’ampia e generosa esposizione – il titolo scelto è [IN]Absentia – propone al suo interno raffinate prospettive iconografiche che, come balsami e bufere, vanno a toccare l’universo della שואה (in ebraico il termine shoah indica devastazione, tempesta, distruzione) con delle ricerche speciali, con dei linguaggi artistici che trasformano la tradizione in innovazione, con ammalianti affascinanti seducenti formule visive.
Nelle sale in cui si articolano i preziosi lavori di Cristian Opriş, il disegno e le varie tecniche d’incisione sono presi per la coda, riformati e rinnovati da un pensiero che fa brillare l’arcaicità della lingua per renderla, sulla linea delle delocazioni messe in campo da Claudio Parmiggiani, quanto mai unica e contemporanea.

Andrei Budescu e Cristian Opriş, [IN]Absentia, 2025, exhibition view, MACN – Muzeul de Artă din Cluj-Napoca (sala Cristian Opriş)
Realizzati con il fumo nero di candele e presentati come quattro dittici, gli otto Skull (2024) sono infatti desen cu fum (disegni con fumo) che sembrano quasi emergere dall’eburneità della carta per tratteggiare sembianze scheletriche o elementi simbolici, allusivi al tema della caducità. La sfilza degli 8 (2025) ritratti, sono, nella stessa sala, desen cu praf (disegni con polvere) che rappresentano volti appena visibili di persone indicate con penna rossa, soltanto attraverso una data: 23 ianuarie, 25 mai, 29 mai, 21 iunie, 27 iunie o 30 iunie. Una lunga sfilata di ritratti (Ritratto I-XVI) realizzati tra il 2024 e il 2025 realizzati cu praf și cenușă (con polvere e cenere), sono, nell’ampio itinerario proposto da Opriş, presenze di assenze, silenzi di sguardi, voci che si perdono in un tempo legato ora alle caratteristiche dell’incisione come la granitura, la polvere di colofonia (detta anche bitume giudaico) che si butta sulla lastra o la battuta d’incisione, ora ancora alla leggerezza d’un mondo sbiadito, sillabico, narcotizzato, mandato verso una deriva allarmante.

Andrei Budescu e Cristian Opriş, [IN]Absentia, 2025, exhibition view, MACN – Muzeul de Artă din Cluj-Napoca (sala Cristian Opriş).
Accanto a queste serie in cui fumo, polvere e cenere rideterminano le varie tecniche dell’incisione e del disegno, c’è in una sala laterale, quasi una sorta di appendice rispetto a quella che è la scansione ritmica che porta di sala in sala a una serie di lavori in cui il metallo diventa protagonista indiscusso. Nell’ambiente, ad accogliere lo spettatore sono due installazioni – Microscopii (2007-2025) e Deep Impact (2023) – che dialogano tra loro e mostrano da una parte alcune acqueforti retroilluminate e presentate come vetrini scientifici per mostrare fantomatici microbi o batteri elaborati dall’artista a partire dalle sue impronte digitali, dall’altra un catalogo di materiali naturali dai molteplici utilizzi.

Andrei Budescu e Cristian Opriş, [IN]Absentia, 2025, exhibition view, MACN – Muzeul de Artă din Cluj-Napoca (sala Andrei Budescu)
Prima di passare al grandioso e immersivo lavoro di Andrei Budescu, in un’ultima camera (le camere sono quattro per artista) Opriş propone non solo la serie di acqueforti Dezastrele Războiului 2024 (I disastri della guerra 2024) dove dialoga con alcune opere realizzate da Goya tra il 1810 e il 1820 (Los desastres de la guerra), ma anche una costellazione di opere in metallo, due delle quali sono accuratamente e simbolicamente sospese al centro dell’ambiente: Nume/Numere del 2024.
A partire dalla stanza n. 27 le cose cambiano, si entra in un ambiente latteo dove ad assorbire l’occhio del pubblico è una lenta e magnetica video-proiezione realizzata da Andrei Budescu con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, a partire da una fotografia scattata con la sua Nikonos il 27 agosto 2022, alle 18 in punto, sulla Praia da Costa Nova, a ottantadue chilometri da Porto. Qui, al centro dell’immagine, è presente una scogliera – quasi un atollo roccioso – su cui si infrangono delle onde cremose, spugnose, spumose come un albume montato a neve.
Dalla sala successiva (l’intero progetto si chiama Aetherial, ed è accompagnato da tre date, 2022-2024-2025) la luce si fa, grazie al magistrale utilizzo di neon sospesi come linee orizzontali di luce collocate ad altezza diversa, d’un rosso intenso: nella seconda e terza sala infatti si ha come l’impressione di entrare in una camera oscura, in un luogo sanguigno, in un territorio ovattato dove alle pareti è possibile scorgere ora due fotografie di grandezza diversa, ora ancora una sequenza di otto fotografie collocate ad altezza ginocchio per trasformare l’intero ambiente in un’opera d’arte integrale.

Andrei Budescu e Cristian Opriş, [IN]Absentia, 2025, exhibition view, MACN – Muzeul de Artă din Cluj-Napoca (sala Andrei Budescu)
Nell’ultima stanza che chiude e riapre emotivamente l’esposizione, lo spettatore diventa attore, parte integrante del lavoro, elemento cardinale d’un dispositivo che rende visibile l’invisibile: in questo capitolo del progetto, grazie a un sintetizzatore sonoro e a un oscilloscopio analogico, Budescu mira alla visualizzazione del suono – alla corporeità scultorea dell’immateriale direi – mediante una forma d’onda campionata (le cosiddette figure di Lissajous) che permette di effettuare una lettura diretta delle frequenze su monitor. Nell’avvicinarsi a uno Stylophone Theremin (Etherwave Plus) il fruitore dell’opera aziona infatti l’intero procedimento che produce non solo un brusio sonoro sempre più disturbante man mano che si ci avvicina ma anche un segnale sinusoidale che diventa, in maniera direttamente proporzionale alla massa sonora, più spesso e massiccio.
Dai fumi e dalle polveri di Cristian Opriş ai giochi di tempo e di spazio messi in campo da Andrei Budescu, il passo – sotto la via lattea segnata da Benjamin con Das Kunstwerk im Zeitalter seiner technischen Reproduzierbarkeit – è davvero minimo: si avverte uno spostamento legato al mondo della vita e dei mille significati che la riguardano, si gustano modalità dell’immaginazione che seguono modalità secondo cui la tecnologia si evolve, si legge l’urgenza di riflettere sulla fugacità, sulla fragilità, sulla finitudine hegeliana che accomuna l’umano.
Nell’aprire il suo testo introduttivo, Alexandra Sârbu richiama alla memoria una frase di Reinhart Koselleck («l’esperienza e la storia ci mostrano che i popoli e i governi non hanno mai imparato nulla dalla storia e non hanno mai agito secondo gli insegnamenti che avrebbero dovuto trarre da essa») per ricordare che il gesto più importante e necessario è, e lo sappiamo, il dovere di non dimenticare mai.

Andrei Budescu e Cristian Opriş, [IN]Absentia, 2025, exhibition view, MACN – Muzeul de Artă din Cluj-Napoca (sala Andrei Budescu)
Andrei Budescu e Cristian Opriş
a cura di Alexandra Sârbu
27 gennaio – 9 marzo 2025
MACN – Muzeul de Artă din Cluj-Napoca
Piața Unirii 30, Cluj-Napoca, Romania