PISA | Galleria Passaggi | 30 ottobre 2015 – 23 gennaio 2016
di NICCOLÒ BONECHI
Riflettere su un territorio, il proprio, per indagare la condizione dell’essere umano che vive costantemente un perturbante mutamento di luoghi e spazi. Le opere che Andrea Santarlasci presenta alla Galleria Passaggi di Pisa, città dov’è nato e dove vive e lavora, nascono da un progetto più ampio che intende riportare alla luce un luogo ben preciso – quell’area in cui il fiume Auser (oggi Serchio) incontrava l’Arno – che oramai appartiene al passato, e che per l’artista rappresenta una sorta di filo conduttore tra tutte le opere esposte in mostra, definendo di fatti una sorta di volontà di riflettere sullo scorrere del tempo e sul trasmutare dei luoghi.
Questo è il pretesto per passare dal particolare all’universale, pertanto da qui si aprono interessanti spunti sulla rivalutazione del luogo come generatore di impulsi creativi. Lo stesso artista afferma che «…è il luogo che suggerisce, che in qualche modo genera l’opera… Il luogo, per potersi definire come tale, e non come spazio aspecifico e astratto, deve, a mio avviso, contenere o alludere a un significato, a un’immagine, a un rimando che evochi e allo stesso tempo ci rinvii a un altrove, a un qualcosa che non è di questo luogo, che ci perviene da un altro contesto, ma allo stesso tempo appartiene al luogo stesso, intimamente custodito dentro di sé. Spesso proprio quel che sembra estraneo, quell’estraneità è ciò che identifica il luogo nella sua particolarità, solo a questo punto è possibile, per me, parlare di quel luogo e non di un altro. È questo l’aspetto più interessante, questa la caratteristica che ci fa comprendere la profonda specificità del luogo».
L’esposizione, composta da installazioni, fotografie e opere pittoriche, pone in evidenza l’inevitabile rapporto tra naturale e artificiale, concentrando l’attenzione sulle divergenze/convergenze degli spazi interni e l’ambiente esterno. Emblema di ciò è la grande installazione Sotto di noi, immobile, scende il tempo dell’acqua che domina la sala principale della galleria, composta da tavole di recupero che disegnano l’inconfondibile sagoma di una scala, “allagata” dalle acque del fiume. Accanto ad essa, sulla parete, è posto un ramo di albero, evidentemente consunto dal tempo, che ricorda le fattezze di un remo primordiale. La visione di questa “composizione ambientale” offre allo spettatore uno spunto per riflettere su quel luogo invisibile che il tempo ha cancellato, una volta certamente scenario di proliferazione per fauna e flora nonché campo di azione per l’uomo: ecco che la scala interrotta ed allagata assume quel significato di feticcio, o meglio di relitto, di reliquia, che non assolve più alcun compito, sta a ricordarci che un tempo lì c’era la vita.
Il trittico di light box Eterocronia: ipotesi di un ricordo presenta una veduta parziale del fiume Auser, le cui lettere che compongono la parola sono parzialmente visibili nella frase di Eraclito riportata nella sezione centrale: Negli stessi fiumi entriamo e non entriamo siamo e non siamo. Qui Santarlasci propone una riflessione sulla condizione dell’uomo di esistere in determinati momenti spazio/temporali, così come l’acqua scorre incessantemente, anche la vita è un procedere sempre oltre. Inoltre, la posizione di questo luogo invisibile, a cavallo tra la riva naturale dell’Arno e il tessuto urbano, conduce necessariamente a valutare due diversi ritmi.
Le serie fotografiche La sostanza delle visioni e Riflessioni da un luogo invisibile completano il percorso espositivo mettendo in risalto la volontà di Santarlasci di porre lo sguardo su ciò che rimane di quell’area dimenticata dove il fiume Auser incontrava l’Arno. Ancora una volta l’acqua è metafora di vita e di opportunità, nonché mezzo di comunicazione. Se nell’installazione Sotto di noi, immobile, scende il tempo dell’acqua si manifestava come intangibile strumento di memoria, in questo caso la sua proprietà specchiante offre nuovi e meravigliosi orizzonti.
Andrea Santarlasci. Riflessi da un luogo invisibile
a cura di Arabella Natalini
30 ottobre 2015 – 23 gennaio 2016
Galleria Passaggi
via Garofani 14, Pisa
Orari: dal martedì al sabato 16.00 – 20.00 e su appuntamento
Info: + 39 050 8667468 – +39 338 35 25 236
info@passaggiartecontemporanea.it
www.passaggiartecontemporanea.it