Intervista ad Andrea Francolino di Francesca Di Giorgio
Se vedete aggirarsi furtivamente un uomo in un supermercato attento a contemplare scaffali… No! Non si tratta di un single compulsivo con monomania dell’acquisto… Andrea Francolino da tempo si è fatto conoscere per l’utilizzo, a dir il vero poco ortodosso, di quelle che ormai potremmo considerare le vere icone del contemporaneo: i prodotti commerciali, che sembrano vincere su tutto, anche sui loro super (e a volte volutamente improbabili) “testimonial”. Venerate dalla pubblicità, e non solo, “le cose” sono capaci di muovere intere nazioni spingendole a pensare e ad agire in un determinato modo. Nel bene o nel male, l’aggancio così stretto alla storia contemporanea ha portato a definire l’arte di Francolino Pop Art d’ultima generazione senza accorgersi di averla già ampiamente superata, perché se è vero che “All art has been contemporary”, in fondo, un po’ popular lo è sempre stata, almeno nel senso di condivisione emotiva tra fruitore e oggetto…
Francesca Di Giorgio: Mi sono divertita ad immaginarti in una torrida giornata milanese intento a trovare rifugio tra le corsie climatizzate di un qualsiasi centro commerciale… ma preferirei che fossi tu a raccontarmi come avviene la tua azione di prelievo. Dimmi la verità, chi fa la spesa a casa tua?
Andrea Francolino: La verità è che andare in un centro commerciale per me non è il top, ma passo dagli scaffali ai bidoni con molta facilità. Grazie a questi ultimi so esattamente cosa compra e usa la gente in periferia e cosa in centro. La crisi la percepisco da cosa vedo nella pattumiera, lì si vede anche il divario tra ricco e povero. Di sicuro è che lo scaffale mi ispira, ma l’immondizia mi regala!
Ti racconto una storiella curiosa: «La mia fortuna è nella pattumiera», questo mi fu detto da una vecchietta a Matera quando avevo 6/7 anni. Raccoglieva il pattume portandoselo a casa. Tutti la prendevano in giro urlandogli: “MUNNEZZ!” Da allora il vizio di guardare nei bidoni non l’ho mai perso…
La spesa? Compro il pane e butto volentieri l’immondizia, ritornando a casa con più di quella che avevo prima di cestinarla.
Questi sono tempi bui per la politica italiana e internazionale… tra i “personaggi del momento” nei tuoi nuovi lavori non poteva mancare Gheddafi, Berlusconi, Bin Laden… Diciamo che la triade potere-sesso-politica dà molto lavoro agli artisti della tua generazione…
Raccontare il proprio tempo oggi potrebbe essere molto facile, i media e gli eventi ci danno tanto materiale, anzi troppo, altrettanto difficile è approfondirlo e filtrarlo e poi tradurlo per non cadere nel facile racconto o nella banale polemica. Il sesso, la politica, la crisi stanno prendendo così tanto della nostra vita che l’arte sarà la traccia di quello che domani si leggerà di questi anni.
Personalmente ascolto tantissima radio e leggo molta attualità, questo per quasi metà della mia giornata, ma tendo a filtrare tutto e molto.
Dopo Dixart, Fino ad esaurimento scorte, Art Distribution, Cash & Carry… con Spamming continui ad indagare il mondo della comunicazione commerciale insistendo, questa volta, sulla sua natura virale e ormai vena omologata al trash…
Oggi sappiamo tutti cos’è lo spamming ma quando ho scoperto che il termine nasce dal nome di una carne in scatola, ovvero la “Spam”, un prodotto che aveva invaso gli scaffali e i media tanto da dare il suo nome, nel dopoguerra, a qualunque tipo di carne in scatola, non potevo non evolvere la mia ricerca e sposarla con il mio lavoro. Si scopre che i famosi Monty Python prendono in giro la carne Spam in uno sketch dove il marchio viene pronunciato da una cameriera per tutto il tempo fino all’ossessione, questo proprio come denuncia all’invasione totale che il marchio aveva creato nel tempo, da qui Spam diventa sinonimo della quantità esagerata di mail che oggi invadono di pubblicità la posta elettronica. Lavorando con marchi consumistici e analizzando il sistema il mio lavoro è evoluto dal semplice racconto del consumismo al racconto dell’oggi, la politica, la mafia, i regimi, il sesso… lanciando spesso anche messaggi molto diretti.
La confezione è “solo” la pelle, diciamo il pretesto del tuo lavoro, oppure, oltre l’occhio ironico-critico rivolto alla nostra società di consumi e a bisogni apparentemente azzerati esiste qualcosa di “positivo”? Insomma, cosa si salva?
Quella parte buona su questa terra per cui vale la pena di lottare, una frase presa a prestito ma che colora di positivo questo momento storico difficile.
Ultimamente i box in plexiglass, usati come teche per le tue opere, sono diventati parte integrante dell’opera stessa…
Il plexiglass è come la frittura: tutto ciò che gli metti dentro viene bene! In questo caso anche la mia immondizia (A. Francolino). La firmo, altrimenti viene attribuita a qualche poeta metropolitano.
Poni sempre più cura nella diffusione del tuo messaggio… inviti, cataloghi, mail avvalendoti spesso di professionisti del settore. Se non fosse decollato il tuo progetto d’artista cosa avresti fatto? Andrea Francolino ha un suo “piano b”?
Più che un “piano b” molti hanno un “lato b”, non avendo voglia di metterlo a disposizione, ho dovuto esagerare nei ritmi lavorativi già dai tempi dell’Accademia, questo per fare in modo che il mio lavoro, prima o poi, decollasse. Bisogna essere maniaci per fare ciò che gli artisti hanno scelto di fare ogni giorno.
Ai nostri giorni, che scorrono veloci, rimanere è ben più difficile di partire ed è giusto delegare ad altri ciò che non si ha tempo di fare, soprattutto se si tratta di comunicazione e pubbliche relazioni… ad ognuno il suo, il gallerista è il gallerista, l’artista è l’artista.
La mostra in breve:
Andrea Francolino. Spamming
a cura di Alberto Mattia Martini
Fabbrica Eos
Piazza Baiamonti 2, Milano
Info: +39 02 6596532
www.fabbricaeos.it
Inaugurazione giovedì 31 marzo 2011 dalle ore 18.30
31 marzo – 30 aprile 2011
In alto, da sinistra:
“Ex dure”, resin and tar on durex’s box, cm 130x64x24
“Finish Power Mubarak”, resin and tar on finish’s box, cm 29x28x29,5
In basso, da sinistra:
“Finish Power Gheddafi”, resin and tar on finish’s box, cm 29x28x29,5
“TNT- Borsellino”, resin and tar on TNT’s packaging, cm 125x86x18