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CONEGLIANO (TV) | Palazzo Sarcinelli | Fino al 13 aprile 2025

di TOMMASO EVANGELISTA

Fino al 13 aprile 2025, la Galleria ‘900 di Palazzo Sarcinelli a Conegliano ospita la mostra Anatomia di un paesaggio, curata da Alberto Dambruoso e Fabio Cosentino, e promossa da La Chiave di Sophia e INTArt. L’esposizione riunisce 40 opere di quattro artisti: Angelo Bellobono, Luca Coser, Giovanni Frangi e Vincenzo Scolamiero. Ognuno di loro si confronta con il paesaggio in una chiave che va oltre la semplice rappresentazione, analizzandolo come luogo fisico e come dimensione interiore. Il concetto di “anatomia” suggerisce infatti una scomposizione, un’analisi profonda della struttura intrinseca della natura, disfatta non per smembrarla, bensì per rivelarne la sostanza più intima, tra astrazione e figurazione, evocazione e sussurro.

Anatomia di un paesaggio, veduta della mostra, Palazzo Sarcinelli, Conegliano (TV)

Luca Coser sviluppa una pittura che si costruisce per frammenti, in un costante dialogo tra segno e colore. Le sue opere appaiono come stratificazioni visive dove figure e tracce affiorano e si dissolvono perennemente, evocando più che descrivendo. Il suo approccio all’anatomia della natura non è descrittivo ma mentale: l’osservazione si traduce in un processo di svelamento progressivo, in cui la forma è solo una soglia verso qualcosa di ulteriore. Il paesaggio in Coser è una costruzione instabile, precaria, giocata sull’equilibrio fra visibile e assenza, nel quale il perturbante decostruisce gli oggetti, svelando forme oniriche e celate.

Luca Coser, Una voce, 2024, acrilico su lino, cm 40×30

Il colore e il ritmo compositivo sono gli elementi cardine della ricerca Giovanni Frangi. Nelle sue opere, il paesaggio non è mai un dato oggettivo, bensì una struttura in continua trasformazione, dove la materia pittorica si fa densa e vibrante. L’artista costruisce scenari naturali che si dissolvono in relazioni complesse tra pieni e vuoti, in cui la forma si stempera fino a diventare pura percezione di un’assenza. L’analisi, nel suo caso, si traduce in una tensione tra astrazione empatica e residuo di figurazione, in un processo di continua trasfigurazione che non permette mai una definizione definitiva dell’immagine.

Giovanni Frangi

Vincenzo Scolamiero lavora da sempre sull’intreccio tra elementi naturali e dimensione sonora, cogliendo il paesaggio in una dimensione fluida e metamorfica. Le sue immagini sono riconoscibili, ma tendono alla rarefazione, all’essenza, pur nell’accumulo di pennellate. Più che rappresentare, egli cattura lo spirito del luogo, dando forma a un universo sensibile, declinante, in cui la pittura diviene una vibrazione visiva e un’emanazione di reperti, minimi e poetici. La scomposizione della veduta in questo caso non è una disgregazione formale, ma un’indagine sulla sua struttura intangibile, su ciò che la rende viva e pulsante nella memoria e nell’immaginazione.

Vincenzo Scolamiero

Angelo Bellobono affronta il paesaggio come esperienza corporea, come territorio da attraversare e interiorizzare. La sua pittura nasce da un contatto fisico con la montagna e con il Mediterraneo, che egli definisce “un grande lago salato di montagna”. Le sue tele non sono mai descrittive, ma restituiscono impressioni e suggestioni raccolte nel cammino, scomponendo le tracce in mutevoli interferenze vegetali e minerali, come se l’accumulo di suggestioni riesca a costruire un palinsesto di esperienze non solo visive ma anche tattili e sonore. In tale prospettiva, l’anatomia diviene una ricostruzione affettiva e sensoriale, un tentativo di ricucire le fratture geologiche e sociali del territorio interno attraverso il gesto pittorico e il coinvolgimento della comunità.

Angelo Bellobono, Il mondo dal buco ed esercizi per diventare cielo, 2021, 100×100, olio su tela

La mostra permette al fruitore un’indagine sulla natura non come dato statico, ma come processo in continua trasformazione. Il curatore Fabio Cosentino sottolinea proprio questa sovrapposizione tra atto artistico e dato naturale, mentre Alberto Dambruoso evidenzia come il paesaggio rappresentato sia sempre accennato e mai esplicito, suggerendo una lettura che stimola la riflessione personale più che l’immediata comprensione. Le opere rifiutano volutamente qualsiasi intento illustrativo, preferendo un linguaggio che lascia spazio alla percezione soggettiva: gli artisti, così, suggeriscono, accennano, lasciano emergere il paesaggio (interiore) come eco lontana, come presenza sottile che si fa avvertire più che vedere e in tale operazione la natura diventa una soglia ermetica in bilico fra memoria e visione.

Anatomia di un paesaggio, veduta della mostra, Palazzo Sarcinelli, Conegliano

Anatomia di un paesaggio
Angelo Bellobono, Luca Coser, Giovanni Frangi e Vincenzo Scolamiero
a cura di Alberto Dambruoso, Fabio Cosentino

Fino al 13 aprile 2025

Pinacoteca Comunale – Palazzo Sarcinelli 
via XX Settembre 132, Conegliano (TV)

Orari: giovedì e venerdì dalle 17 alle 19.30; sabato e domenica dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19.30.
Visita guidata mostra con curatore 6 aprile, ore 17.00 su prenotazione

Info: +39 347 820 5546
info@intart.it
info@lachiavedisophia.com

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