RIVOLI (TO) | Castello di Rivoli | 30 gennaio – 16 giugno 2013
di Maria Chiara Cardini
Una cosa che colpisce, visitando la mostra dedicata ad Ana Mendieta, allestita nella Manica Lunga del Castello di Rivoli, è il contrasto tra il corpo dell’artista, acerbo, il volto candido ornato da occhi profondi e lunghe ciglia, e la potenza del suo fare artistico.
L’impronta bruciata di una mano in Untitled, 1978, opera con cui si apre il percorso espositivo, sembra appartenere a quella di una bambina tanto è minuta. Non è così, il corpo è il suo: adoperato, modificato, ossessivamente riprodotto.
Mendieta, esule e orfana, è una pioniera della body art e della performance. Una femminista non convenzionale e certo non narcisistica, come invece è stata spesso qualificata, banalmente, la ricerca di molte donne artiste negli anni ’70. Inoltre fotografa, documenta le sue azioni con il video, scolpisce e opera all’interno della Land Art, così che quel corpo, che a un primo sguardo ci sembrava di dover proteggere, appare in tutta la sua forza generatrice o distruttrice, come in Bird transformation e in Death of a Chicken (1972).
In quindici anni questa artista cubana – americana ha prodotto tantissimo. Sculture all’aperto in Iowa, utilizzando materiali primordiali come il sangue, il fango, il fuoco e l’acqua, convergono nella serie Silueta che ripete l’immagine del suo corpo a terra, con foglie, erba, pietre e polvere da sparo combusta. Poi disegni delicati ed eleganti su foglie, corteccia, carta e sculture di grandi dimensioni in cui la caratteristica silhouette femminile è bruciata all’interno di tronchi d’albero. Dice l’artista: «Mi sono immersa negli elementi stessi che mi generarono, utilizzando la terra come tela e la mia anima come strumento».
Anche il culto dei morti, espresso attraverso i modi tipici della Santeria, è un tema ricorrente. I suoi lavori trattano di “eros, vita e morte”, come dirà lei stessa. Per Ana Mendieta una fine tragica, ventotto anni fa cade dalla finestra del 34° piano del suo appartamento al Greenwich Village (Manhattan, a New York).
L’unica persona con lei in quel momento è il marito (da soli otto mesi), lo scultore Carl Andre, che è arrestato e accusato di omicidio di secondo grado, infine assolto. L’esito del triennale processo sarà inquadrato come ingiusto, dal mondo dell’arte, solo dagli anni 2000.
La retrospettiva al Castello di Rivoli, curata da Beatrice Merz e Olga Gambari, porta per la prima volta in un museo pubblico italiano il lavoro magico, poetico e totalmente immerso negli elementi primordiali di questa ritrovata artista.
Ana Mendieta. She got love
A cura di Beatrice Merz e Olga Gambari
30 gennaio – 16 giugno 2013
Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
Piazza Mafalda di Savoia, Rivoli (TO)
Orari: da martedì a venerdì 10.00 – 17.00; sabato e domenica 10.00 – 19.00
Info: +39 011 9565222
info@castellodirivoli.org
www.castellodirivoli.org