BERGAMO | Accademia Carrara | 11 marzo – 12 giugno 2022
di MATTEO GALBIATI
All’Accademia Carrara di Bergamo è proposto un nuovo itinerario di approfondimento mirato e di riscoperta attenta delle sue collezioni grazie all’inedito capitolo di IN, format specificamente predisposto proprio per ampliare la conoscenza delle opere e degli artisti che contraddistinguono il patrimonio custodito dall’istituzione bergamasca. Generando “un percorso nel percorso”, ogni occasione è momento per una ricognizione importante ed aggiornata che mette sotto la luce dei riflettori un grande maestro e lo analizza non solo grazie ai capolavori che di questo la Carrara custodisce, ma abilitando anche diverse traiettorie di senso grazie a prestiti di assoluto rilievo che permettono di incrociare e integrare il percorso museale con capolavori appartenenti ad altre collezioni e di altra provenienza.
Oggetto del progetto IN, in questo caso è Giovanni Carnovali, detto Piccio (1804-1873), autore di cui la Carrara accoglie 14 opere a circoscrivere poco più di quarant’anni del suo lavoro, in un arco temporale compreso tra gli anni ’20 e gli anni ’60 dell’Ottocento: a queste si aggiungono anche tre fondamentali capolavori dell’artista che, esposti al pubblico in rarissime occasioni, sono il celeberrimo Ritratto di Gina Caccia (La collana verde) del 1862 e il più imponente Ritratto di Vittore Tasca del 1863, entrambi provenienti da due diverse collezioni private, e un gustoso Paesaggio a Brembate Sotto del 1868-1869), che, proveniente dalla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza, attesta anche le qualità paesaggistiche della pittura del Piccio.
Se la Carrara è, come abbiamo detto, certamente una delle collezioni che possono vantare uno dei nuclei più ragguardevoli di opere di Piccio – tanto che si parla proprio di una “monografica permanente del pittore” – l’aggiunta di questi tre capolavori amplifica la visione della straordinaria eccezionalità del suo modo di dipingere e ulteriormente racconta, attraverso il colore e le figure, il suo stile e il suo linguaggio. Piccio è stato autore che, pur nell’originalità del suo carattere e della sua attitudine, ha rispecchiato il proprio tempo in un’epoca dominata dal Romanticismo, dagli ideali del patriottismo unitario risorgimentale, dell’unità nazionale e connotata da repentini cambiamenti che le menti più aperte e talentuose come la sua potevano accogliere, se non persino prevedere.
Arrivato giovanissimo all’Accademia Carrara, Giovanni Carnovali – soprannominato fin da bambino Piccio per la piccola statura (conservò il nomignolo firmando con questo addirittura i suoi dipinti) – fu introdotto alla pittura grazie agli insegnamenti di Giuseppe Diotti, al quale fu presentato dal conte Spini, per la cui famiglia lavorava il padre dell’artista. Il suo manifesto talento gli garantì presto anche la stima e l’amicizia di altri pittori, alcune delle quali conserverà nel tempo (su tutte quella con Giacomo Trécourt), e l’interessamento di molti committenti lombardi, specialmente, tra il territorio di Bergamo e Cremona, area privilegiata della sua attività.
Le sue opere vivono le vicende e la storia del suo tempo, danno volto a uomini di spicco della sua epoca e sono osservatorio privilegiato sull’evoluzione del linguaggio pittorico che, in un secolo complesso come l’Ottocento, stava passando dalla modernità del classicismo dei primi decenni del secolo alla contemporaneità della pittura impressionista (o dei Macchiaioli in Italia) della seconda metà. Piccio solca queste vicende storico-artistiche, le attraversa e le vive interpretandole con la grande poesia e il determinato carattere del suo sentimento pittorico, sia assecondando le esigenze di quei tempi, sia spingendo su caratteristiche più innovative e sperimentali.
Ritratti, temi mitologici, storici, religiosi, ma anche paesaggi e vedute naturalistiche sono animate da una pittura libera e intensa per quell’atmosfera avvolgente, determinata da pennellate svelte e immediate. La leggerezza del suo tocco, indipendente e autonomo, risolve originalmente le luci e le ombre ammorbidendo il contorno della figura, che viene scardinata dal rigore e dalla determinatezza di certa pittura a lui coeva. Piccio sa cogliere la profondità di quello che raffigura; lo osserva e lo scruta fin dentro l’anima, a testimoniare come la sua sia una scattante partecipazione emotiva rispetto a ciò che guarda e ritrae.
Il colore nel tempo si poi fa sempre più carico di un colorismo attivo, acceso nelle tonalità e frantumato nel segno, a dimostrazione di come, nel corso degli anni, non abbia smesso di muovere di vibrante passionalità il suo gusto cromatico e di abbagliare quasi con una luce fatta di guizzi improvvisi.
Una segnaletica studiata per l’occasione e indicazioni specifiche sottolineano e evidenziano il percorso che si snoda tra le sale e che accompagna in Carrara il visitatore alla ri-scoperta di Giovanni Carnovali, detto Piccio, originale e attento interprete di un secolo raccontato con la bellezza di una pittura in lui mai chiusa nella consuetudine.
PICCIO IN CARRARA
a cura di M. Cristina Rodeschini
progetto espositivo di Accademia Carrara di Bergamo
catalogo Skira con testi critici di M. Cristina Rodeschini, Niccolò D’Agati e Maria Cristina Brunati
11 marzo – 12 giugno 2022
Accademia Carrara
piazza Giacomo Carrara 82, Bergamo
Orari: da mercoledì a lunedì 9.30-17.30; martedì chiuso
Ingresso intero €10.00; ridotto e gruppi €8.00; under 18 gratuito
Info: www.lacarrara.it