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MILANO | Fondazione Stelline | Fino al 5 novembre 2023

Intervista a GIACOMO ZAZA di Nicoletta Biglietti

Con l’obbiettivo di rappresentare lo scenario artistico contemporaneo come un “nodo di possibilità”, la Fondazione Stelline di Milano presenta Drifting Sides, terza fase del progetto di residenze d’artista PROGETTO FUTURA. Arte come risorsa esplorativa. Interagire, deviare, attestare, curato da Giacomo Zaza.
L’esposizione si configura come momento di sintesi e restituzione del percorso svolto dai sei artisti italiani selezionati per la residenza svoltasi alla Fabbrica del Vapore dalla fine di aprile – Benedetta Fioravanti, Valentina Furian, Nicoletta Grillo, Lisa Martini, Giovanna Repetto, Davide Sgambaro – i cui lavori sono presentati in stretto dialogo con quelli degli otto artisti internazionaliHicham Benohoud, Rui Chafes, Luis Gómez Armenteros, Ange Leccia, Eva Marisaldi, Lina Selander, Enrico Serotti, Driant Zeneli – che tra maggio e giugno hanno incontrato gli artisti residenti in entusiasmanti incontri aperti al pubblico. Abbiamo posto alcune domande proprio al curatore, Giacomo Zaza, sulle specificità del progetto:

Giacomo Zaza © Ph. Fabrizio Spucches

La mostra alla Fondazione Stelline rappresenta quello che è stato definito un viaggio alla scoperta di “una filogenesi della pratica contemporanea nel campo delle arti visive multimediali che dagli Anni 80 giunge fino ai giorni nostri”. Da quali premesse nasce questo intento?
Drifting Sides si delinea come un’esposizione di riflessione e di discussione, mostrando uno scenario della sperimentazione artistica contemporanea a partire dagli Anni ‘80 ad oggi. È un convergere di tendenze, un viaggio nel campo delle arti visive multimediali che pone in risalto un’ampia ramificazione del linguaggio artistico – discontinua e indisciplinata – segnata da relazioni di parentela tra importanti episodi di migrazione dei contenuti e degli spazi del visibile – in artisti come Ange Leccia, Luis Gómez Armenteros, Driant Zeneli, Nicoletta Grillo, Davide Sgambaro, Lisa Martini – o da correlazioni riflessive e nuove narrazioni create dalla frequentazione delle piattaforme digitali – come nel caso di Benedetta Fioravanti – spesso in relazione con le vicissitudini e i disturbi dell’essere umano; oppure – per Eva Marisaldi, Enrico Serotti, Giovanna Repetto – dalla riprogettazione della realtà mediante le tecnologie informatiche versatili che inventano immagini e descrizioni, narrazioni di sé e degli altri.

Hicham Benohoud, Kairouan, 2016, stampa fotografica, cm 15×21 Courtesy l’artista

Drifting Sides è il risultato di un percorso artistico collettivo in cui gli artisti hanno letteralmente “vissuto insieme” condividendo tutto il processo creativo nell’ambito di una residenza d’artista – alla Fabbrica del Vapore – “non convenzionale”. Questo percorso di “convergenze pratiche e conoscitive” quali effetti ha avuto e avrà sulla mostra e sugli artisti?
L’idea di unire artisti con formazioni ed esperienze diverse ha dato vita a dei confronti su tematiche generali – o legate a un’elaborazione personale del proprio percorso – e ha anche generato una spinta propulsiva verso quelle che sono le ricerche dei singoli artisti.
Durante il periodo di residenza gli artisti più giovani hanno beneficiato molto del contatto con i “colleghi” più maturi, riuscendo a superare, attraverso la conoscenza e la relazione, alcune “insicurezze”; un confronto, dunque, che ha portato alla luce delle nuove indagini e delle nuove ricerche.

Ange Leccia, Column-Super 8, 2022, bricks and super 8 projector Courtesy Galleria Six di Sebastiano dell’Arte

Il titolo della mostra – Drifting Sides – identifica uno scenario di ricerca come il “nodo di possibilità”, in cui convergono esperienze visive da decifrare che si spostano lungo i bordi di contesti. Quali motivazioni hanno portato alla decisione di un titolo così profondo e carico di significato?
Innanzitutto, la scelta di analizzare un percorso che è un “percorso in diagonale” e non rettilineo si radica nel desiderio di analizzare l’esperienza artistica visuale; un’esperienza che ad oggi non ha una centralità né dal punto di vista comunicativo né – tantomeno – nell’aspetto di fruizione.
L’esperienza artistica stessa è un fronte di ripensamenti e virate, posizioni dialogiche e nonsensi, ma anche mescolanza di generi e linguaggi, metafora del fare e del disfare, in un’epoca in cui spesso l’immediatezza brucia i ripensamenti e le deviazioni esigendo una direzione chiara e un’azione automatizzata dell’essere.
L’idea, dunque, di scegliere un’immagine e una metafora come quella del Drifting – cioè di uno sbandamento, di un “muoversi verso i lati” – riflette il desiderio di percorre un sentiero sinuoso, fatto di spostamenti da una pratica all’altra.
Ovviamente stiamo parlando di una sbandata controllata, di un “flusso di spostamento” sempre dentro un un’area precisa. Ed ecco allora che ho associato le esperienze artistiche contemporanee a tragitti che sbandano nei rettilinei di un sistema sovra strutturato, in quanto “derive” foriere di pensieri, indagini e conoscenze. In particolare, mi interessa il senso della percorrenza dentro uno spazio mutevole tra pulsazioni abili a far oscillare il nostro sguardo. È come se gli artisti avanzassero lateralmente come granchi riuscendo a costruire diagonali per approcciare il mondo, per discuterlo e astrarlo in un singolare processo di convergenza plurale di contenuti e di forme mediali.

Qual è il fil rouge che accomuna le opere presenti in mostra?
Il filo rosso è soprattutto legato a quello che possiamo definire uno scenario di multimedialità, oltre ovviamente all’intreccio delle tecniche e all’approccio mentale e concettuale nell’utilizzo dei media da parte di tutti gli artisti. Una contaminazione di registri e di codici, come se – entrando in mostra – si configurasse la percezione di uno spazio senza dimensione; una spazialità differente nella quale siamo chiamati a soffermarci, a impegnarci per scoprire le opere esposte.
Ed ecco allora che la pratica di Ange Leccia interroga continuamente non solo le potenzialità dei media e i dispositivi che concorrono a disporre l’immagine nello spazio, ma anche le modalità dello sguardo, nonché i processi percettivi che rielaborano l’immagine. La dimensione dello spazio e del tempo si unisce, in Rui Chafes, alle facoltà di animazione della realtà. La sua opera scultorea relazionata al contesto architettonico rilancia il territorio del magico, del meraviglioso e del metamorfico.

Valentina Furian, Notturno#1, 2023 (dettaglio) Courtesy l’artista Ph. Fabrizio Spucches

Su un altro versante troviamo invece Giovanna Repetto che esplora la metamorfosi temporanea di spazi reali e virtuali: l’artista sperimenta un’azione di “impronta” di tipo percettivo, cognitivo e sensibile, dentro gli orizzonti della rappresentazione e della idealizzazione contemporanea del mondo. Tanto Eva Marisaldi quanto Enrico Serotti insistono sulla libertà e fluidità di una ricerca poliedrica, che passa dal disegno al video, dall’installazione alla fotografia; le loro opere convogliano spunti per riflessioni sociali e civili, senza alcuna retorica, ma con un’instancabile valenza poetica.
Davide Sgambaro indaga costantemente le fratture dell’esistenza umana e le crepe che si creano nel mondo delle relazioni, nonché nel mondo della produzione di illusioni: ciò che l’artista mette in atto è un cambiamento del visibile e del pensabile in termini di minime e acute azioni di rilevamento dal basso della condizione del soggetto umano come soggetto senziente, inquieto e dissidente. Anche Luis Gómez Armenteros s’interroga sulle condizioni della pratica artistica nel contesto di una società attraversata tanto dalle paure e dalle chiusure quanto dalle accelerazioni dell’empowerment tecnologico e della cibernazione.
Nell’opera di Nicoletta Grillo, invece, gli eventi passati sono sempre riformulati nel nostro presente, geografie lontane dialogano con ambiti biografici, e la soggettività scopre il versante del molteplice. Attraverso assidui montaggi di fonti visive capaci di produrre nuove letture e associazioni semantiche Lina Selander pone al centro della sua ricerca la relazione tra immagine e memoria. In un ambito attiguo, tra documentazione e finzione, Lisa

Benedetta Fioravanti, Give me a moment, I leave the light on (intro), 2023, HD video, colore, suono, 6’30’’, musica e suono di Tommaso Pandolfi (Furtherset) Courtesy l’artista Ph. Fabrizio Spucches

Martini crea associazioni visive e collages di storie improntate sulla vita quotidiana, ma reinventate mediante un viaggio immaginifico. Anche attraverso l’arte di Hicham Benohoud si entra in un universo di visioni capaci di “fare metamorfosi”, poiché l’artista inventa un “teatro” davanti alla camera fotografica desiderando alterare la realtà che lo circonda (come per Freud era il sogno).
La ricerca artistica di Benedetta Fioravanti – partendo dall’indagine sui comportamenti interpersonali dell’essere umano nelle sfere del quotidiano – sviluppa un modo di dialogare con il mondo, con le sue articolazioni sociali e il suo “consumo” acritico, e di elaborare un’immagine in movimento che restituisca allo spettatore un’esperienza “altra”.
Nell’esplorazione di Valentina Furian ritroviamo il valore del selvaggio all’interno della quotidianità e la riflessione sull’addomesticamento animale e umano come forma di potere. Driant Zeneli esprime uno sguardo fantasioso che, attraversando il retaggio storico dei Balcani e le paure del futuro, incarna le speranze umane, interpretandole e raffigurandole.

Drifting Sides
a cura di Giacomo Zaza
promosso da Fabbrica del Vapore, Milano; Comune di Milano – Cultura
con il sostegno di  Fondazione Banca del Monte di Lombardia
partner Fondazione Stelline, Milano
organizzazione Agenzia NFC
in collaborazione con Respirare Sinapsi. Associazione culturale
catalogo NFC Edizioni con testi di Giacomo Zaza, Maria Fratelli, Tommaso Sacchi, Alessandra Klimciuk

Artisti: Hicham Benohoud, Rui Chafes, Benedetta Fioravanti, Valentina Furian, Luis Gómez Armenteros, Nicoletta Grillo, Ange Leccia, Eva Marisaldi, Lisa Martini, Giovanna Repetto, Lina Selander, Enrico Serotti, Davide Sgambaro, Driant Zeneli

20 settembre – 5 novembre 2023

Fondazione Stelline
Corso Magenta 61, Milano

Orari: da martedì a domenica 10.00-20.00

Info: +39 02 45462.411
mostre@stelline.it
www.stelline.it

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