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MODENA | Musei Civici di Modena

Intervista ad ALICE PADOVANI di Livia Savorelli

Nel settembre scorso, vi raccontavamo qui dell’installazione site specific con cui Alice Padovani avrebbe reso omaggio ai 150 anni della fondazione dei Musei Civici di Modena, anticipandone di un anno i festeggiamenti, in occasione dei tre giorni del Festivalfilosofia 2020 basato sul tema Macchine.
Negli ambienti del Lapidario Romano l’artista modenese, assecondando una naturale propensione alla catalogazione e all’archiviazione, ha realizzato così un’azione performativa volta a creare una grande opera a pavimento ordinando una serie di 300 oggetti diversi, provenienti dai depositi delle raccolte modenesi stesse.
A partire da questo rituale l’artista ha realizzato circa trecento disegni, tra i quali sono stati selezionati quelli che compongono il libro d’artista realizzato per l’occasione, dal titolo Archival Impulse or the Museum-Machine.
Vi lasciamo all’intenso dialogo tra Livia Savorelli e Alice Padovani, che ripercorre le tappe di questo progetto, interrogandosi inoltre su quale debba essere oggi il ruolo del museo, affrontando le criticità di un sistema che la pandemia ha reso ancora più manifeste…

Il libro d’artista di Alice Padovani. Archival Impulse or the Museum-Machine.

Lo scorso anno, in occasione del festivalfilosofia dedicato al tema “macchine”, hai realizzato per i Musei Civici di Modena un’azione performativa, molto affine alla pulsione di raccolta ed archivio che caratterizza la tua ricerca, che ha portato alla creazione di una grande opera a pavimento. Come hai ridato vita agli oggetti provenienti dai depositi e come ti sei rapportata rispetto alla loro storia e alle modalità della loro rappresentazione in chiave contemporanea?
Avevo iniziato a conoscere gli oggetti che avrebbero fatto parte dell’installazione a pavimento attraverso fotografie documentative, le stesse che poi hanno ispirato l’apparato dei disegni da cui è stato ideato il libro d’artista. Queste fotografie erano abbastanza accurate ma, certamente, era difficile concepire la realtà dell’oggetto, la sua dimensione, il materiale, il peso; i dettagli non erano evidenti. Dunque, ho potuto conoscerli o riconoscerli per la prima volta il giorno stesso della performance. Questo era un punto chiave del progetto: la forma finale dell’opera, nella mia visione, doveva nascere in modo spontaneo e, in una certa misura, d’impulso.  Per me è stato un momento fortemente emozionante perché ogni oggetto che sceglievo e che tenevo fra le mani era una scoperta. Subivo degli innamoramenti repentini, poter maneggiare reperti così preziosi mi ha fatto sentire come la custode di mille vite e mille storie diverse. Inoltre, ponendo questi oggetti in una situazione diversa, mi ha permesso di creare nuove relazioni e nuove suggestioni. Affiancare una selce bifacciale di 500.000 anni fa a un ventaglio finemente ricamato degli anni ’30, un ex voto etrusco a un berretto garibaldino, è stata un’occasione per concepire la complessità della storia umana attraverso i suoi manufatti. Creando un ribalzo continuo fra epoche e culture, volevo rappresentare con un’unica immagine il percorso dell’uomo attraverso i secoli. Quest’azione poetica contemporanea in fin dei conti, anche se con forme e modalità differenti, è proprio quello che fa un Museo: raccoglie e ordina per restituire.

Archival Impulse or The Museum – Machine, installazione site-specific – work in progress, Lapidario Romano dei Musei Civici di Modena. Ph Paolo Terzi

Quindici di questi disegni, realizzati a matita, sono stati scelti per comporre il libro d’artista Alice Padovani. Archival Impulse or the Museum-Machine. Come hai composto la sua struttura, cosa volevi restituisse del progetto?
E, infine, come hai concepito la presentazione del libro avvenuta in streaming lo scorso dicembre ma in cui non hai voluto rinunciare alla fisicità di un’installazione costituita da un gran numero di disegni?
Rilegato in un cofanetto color antracite e chiuso con un cordino di seta reale, il libro si presenta come una cartellina d’artista. Non si tratta di un volume rilegato. Al suo interno, oltre alla presentazione del progetto corredata dalle foto dell’opera a pavimento, si trovano le singole tavole disegnate, libere e maneggiabili come se avessimo a che fare con una raccolta reale di schizzi e disegni. Oltre a replicare le dimensioni esatte dei disegni originali, la scelta di carte materiche speciali e una stampa offset con retino stocastico ha permesso inoltre una resa straordinariamente realistica dei disegni a matita.
La scelta di questi ultimi è stata abbastanza ardua perché le immagini da cui partire per la selezione erano quasi 300, ma alla fine la raccolta si è rivelata attraverso alcuni degli oggetti che più mi avevano colpito emotivamente. L’ordine di presentazione, anche per questo motivo, ha seguito logiche di suggestione che nulla hanno a che fare con la temporalità e l’epoca dei reperti.
La presentazione, organizzata in streaming dai Musei Civici, è stata una bella occasione per dare continuità al progetto anche in tempi difficili come questi. Le curatrici hanno voluto che tutto avvenisse come se il pubblico fosse realmente presente. Dunque, tenendo fede al programma, l’incontro è stato affiancato all’esposizione di una selezione di 81 disegni, un’installazione reale che a tutt’oggi, anche se privata del pubblico abituale, si trova nella stanza dove inizia il percorso di visita dei Musei Civici. Ci è sembrato importante realizzare fisicamente l’opera perché, malgrado le assenze e le impossibilità, un Museo deve sempre essere luogo di ricerca e di speranza per il futuro, e questo messaggio doveva arrivare agli spettatori, anche se virtuali.

Archival Impulse or The Museum – Machine, installazione site-specific – opera vista dall’alto, Lapidario Romano dei Musei Civici di Modena, 300x300x40 cm. Ph Paolo Terzi

Con la chiusura dei musei, a seguito dell’ultimo DPCM, la cultura vive un momento di sospensione ed immobilismo molto preoccupante. Mi piacerebbe una tua riflessione, sul ruolo del Museo e sul perché sia fondamentale tornare a far godere dell’arte in presenza, con ovviamente il rispetto di tutte le regole di sicurezza che la pandemia ci impone.
Come accennavo prima, e in considerazione del fatto che i tempi per risolvere questa pandemia non ci consentiranno di tornare al “prima” con grande velocità, dovremmo lavorare e riflettere sul ruolo della cultura e in questo caso dei musei anche prescindendo le logiche degli eventi e ahimè delle presenze fisiche. Ho sempre trovato disturbante che nel nostro Paese la cultura spesso fosse presa in considerazione solo in quei fugaci momenti che sono le grandi aperture, le grandi inaugurazioni. Questa situazione ci ha messo davanti a certe criticità pregresse in maniera violenta. Forse per cambiare un pò prospettiva, magari per trovare soluzioni nuove, dovremmo cominciare a vivere questi luoghi non solo come spazi di svago, ma come contenitori di idee, di crescita, di possibilità. La cultura, l’arte, la storia dovrebbero essere frequentate quotidianamente. I musei, come tutti i luoghi del pensiero (e in questo vorrei auspicare che anche le gallerie private ritrovassero un senso rinnovato come luoghi della cultura) dovrebbero aprirsi di più per restituire al pubblico non solo la punta del loro iceberg (le mostre, le collezioni, i grandi eventi) ma anche l’enorme e importantissimo lavoro che resta per lo più silenzioso e sommerso: la ricerca, lo studio, la scoperta, gli scambi con gli altri musei, la catalogazione, il mantenimento, le collaborazioni. Il museo è un luogo brulicante di idee, vivace e dinamico, ma che deve trovare nuove strade per farsi scoprire, per non essere vissuto come qualcosa di distante dalla comunità o come un’entità che si palesa solo durante le mostre. Le soluzioni possono essere tante, e molte sono già state percorse; di certo non dovranno essere abbandonate una volta che si potrà tornare nei musei in presenza.

91 drawings, Archival Impulse or The Museum-Machine, installazione site-specific per i Musei Civici di Modena, 91 tavole da disegno su muro, dimensioni ambientali

In un momento in cui qualsiasi programmazione del futuro è quanto mai difficile, ci puoi anticipare qualche nuovo progetto a cui stai lavorando?
Premesso che sui tempi tutto è in continua evoluzione, i progetti sono tanti ma tutti passibili di slittamenti dovuti al momento contingente.
Tra marzo e aprile, sono stata chiamata a realizzare un’installazione site-specific per le celebrazioni nazionali dedicate ai 700 anni dalla scomparsa di Dante, nel parco del quartiere City Life di Milano in collaborazione con la Società Dante Alighieri. L’iniziativa, curata da Massimiliano Finazzer Flory, sarà patrocinata da Comune di Milano, Regione Lombardia, MIBAC e vedrà la partecipazione di altri 8 artisti.
Come esito del bando pubblico MiBact CREAZIONE CONTEMPORANEA & MUSEO VERDE – WOODEN RENAISSANCE, A SITE-SPECIFIC GROWTH sto lavorando alla creazione di un’altra opera site-specific “LA MEMORIA DEL LECCIO” che nascerà a partire da un vecchio tronco di Quercus ilex morto all’interno del Bosco vecchio della Reggia di Caserta. Il progetto ha visto la selezione di 3 vincitori a cura del comitato di selezione composto da Alberta Campitelli, presidente del comitato tecnico scientifico Musei – Mibact e dell’Accademia di Belle Arti di Roma e vice presidente dell’Associazione Parchi e Giardini, Adriana Polveroni, giornalista del settore, critica d’arte, docente e curatrice del contemporaneo, e Maurizio Reggi, funzionario responsabile della Conservazione e Tutela del Parco di Venaria Reale. Il progetto si sviluppa nell’ottica di promuovere l’arte contemporanea in un luogo storico e dare importanza e nuova linfa al Parco della Reggia, inteso come museo verde. L’opera entrerà nella collezione permanente del complesso Vanvitelliano.
Il 2021 vedrà poi una nuova collaborazione con i Musei Civici di Modena per l’ideazione di un’opera scultorea in occasione di un’importante mostra sulla preistoria e una personale a Milano presso la Galleria Amy D Arte Spazio, quando si potrà aprire in sicurezza.

Uno dei disegni presenti nel libro d’artista di Alice Padovani. Archival Impulse or the Museum-Machine

Alice Padovani. Archival Impulse or the Museum-Machine.
Libro d’artista
Il libro è acquistabile, al costo di 120 euro, presso l’Infopoint-bookshop dei Musei Civici di Modena: ritiro copia in presenza previo appuntamento telefonando allo 059 203 3125 o con spedizione postale scrivendo a palazzo.musei@comune.modena.it
Info: www.museicivici.modena.it

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