mc2gallery
Milano
Alessia De Montis. Cara mamma e caro papà…
di Elena Baldelli
L’ultimo progetto di Alessia De Montis prende il titolo dall’intestazione di una lettera, Cara mamma e caro papà… premessa di un discorso presente nei pensieri di molte persone, spesso, però, rimasto inespresso. L’idea parte dalla collaborazione tra l’artista e chiunque senta il bisogno di tramutare il pensiero in parola sotto l’ala protettiva dell’anonimato, nel tentativo di costruire, passo dopo passo, un grande archivio di confessioni, timori, rabbia, gratitudine, dedizione e di molte altre emozioni generate dal rapporto genitori-figli…
Elena Baldelli: Come nasce l’idea di Cara mamma e caro papà?
Alessia De Montis: Nasce dalle ferite personali e altrui che sono sempre occasioni di trasformazione. Sono viaggi prima interiori e poi esteriori da condividere con il mondo perché ti accorgi che la tua sofferenza personale non è solo tua, ma è relativa e allora ecco che nasce l‘indagine che ha come scopo lo sforzo personale per la condivisione collettiva. “Cara Mamma e Caro Papà…” è l’incipit di una mia lettera (difficilissima da scrivere) che ho davvero scritto ai miei genitori. Per mesi sono stata davanti a un foglio bianco, ho meditato di liberarmi di tutta la rabbia, la tristezza, i malintesi e le cose non dette e portate dietro per anni. È stata una catarsi personale, perché non si può tornare indietro, né si può cambiare ciò che è stato, né si può pretendere da figlia che i genitori recuperino a scoppio ritardato ciò che è andato per il verso sbagliato…
Immagino che il progetto sia fonte di novità continue, in primo luogo per te. Cosa stai scoprendo dalla collaborazione con gli “epistolari”? Quali sono i caratteri dominanti delle lettere che sono ti state inviate?
Ho scoperto che le persone, gli sconosciuti sono preziosi e fondamentali, che senza di loro non avrei la parte sostanziale di quest’opera, ovvero le lettere, essenza primaria del lavoro. Attraverso il blog raccolgo privatamente e soprattutto anonimamente, lo sforzo, l’atto di abbandono e generosità dell’altro, che poi resterà in giacenza sotto la mia custodia, dopo di che creerò una grande stanza o una cupola del vento, dove farò volare le mille lettere accartocciate ed ognuna di esse sarà presa a caso da un visitatore. Per me è un’emozione continua ricevere e leggere, senza giudizio, le lettere altrui… mi lascio trasportare da qualsiasi lettera arrivi, breve, lunga o intensa, anche se frettolosa o forse non completamente sincera fino in fondo, ancora lontana dallo squarciare il velo profondo del “non detto”, forse ancora irrisolta, non importa. Apprezzo ogni sforzo purché autentico, perché è un frammento dell’esistenza di un altro.
Le mie reazioni? Gioia, amarezza, commozione. Per quanto riguarda i caratteri dominanti delle lettere, le prime 100 lettere, sono in percentuale maggiore i “ti voglio bene e non te l’ho mai detto”, in minoranza, per adesso, ci sono rabbia e confessioni, però, con il passare del tempo, le percentuali si ribalteranno sicuramente.
Il 10 febbraio è avvenuto un incontro da mc2gallery in cui si è parlato del progetto. Potresti soffermarti sugli argomenti di maggior affronto?
Si, queste occasioni di dibattito/incontro, organizzate da mc2gallery a Milano, sono una grande opportunità per discutere, fare cultura e, in particolare, diffondere il mio progetto, che ha bisogno di essere sostenuto perché, escludendo la relazione con le persone, non vivrebbe. Questa è stata la prima occasione per affrontare la tematica “Famiglia”, invitando come relatori Massimo Rizzardini, docente di Storia della Filosofia presso l’Università Statale di Milano, che collabora con mc2gallery nell’organizzazione di tavole rotonde su varie tematiche, Alessia Locatelli, curatrice del mio progetto e la naturopata Daniela Marzani che ha presentato “Le costellazioni familiari” (che ricordiamolo, non c’entrano nulla con l’astrologia).
I prossimi incontri vedranno ospiti altri protagonisti: un avvocato sul diritto della famiglia, un designer, una psicoterapeuta, uno storico della società… Voglio affrontare la tematica da vari punti di vista, non solo personali ma anche “professionali”.
Cara mamma e caro papà nasce da una collaborazione e arriva al suo termine nel momento della realizzazione di un’installazione site-specific. Quando avverrà questo momento? Ti sei imposta una scadenza oppure preferisci che il lavoro continui fino a che non sarai soddisfatta dei risultati ottenuti?
Questo momento avverrà in prossimità del raggiungimento di circa 1000 lettere, un numero sufficientemente alto (e relativamente, spero, lontano) per avere il tempo di costruire questa “pancia” di vento in cui le farò volare… anche la natura ha bisogno di 9 mesi per prepararsi, figurati io, dovendo trovare sponsor e mecenati per poterla realizzare!
E poi l’opera, nei miei sogni, non dovrebbe spegnersi mai perché le lettere potranno arrivare all’infinito e continuamente mi occuperei di stampare, accartocciare e lanciarle dentro alla stanza, in un flusso continuo di emozioni, ricordi… come un camino che ha sempre bisogno di legna per bruciare. In fondo le nascite, per quanto diminuite, non cessano. Cosi le famiglie del mondo sono infinite e non vorrei che raggiunto il numero terminasse tutto, come uno spettacolo, ma piuttosto vorrei dare inizio a qualcosa che possa continuare negli anni quasi autonomamente….
Parlaci dell’installazione: i materiali, l’utilizzo che farai delle lettere, il rapporto con l’osservatore…
La trasparenza – il vetro – è la copertura della stanza ad indicare la condivisione e la fragilità, ma, forse, dovrò esprimere la fragilità declinando questo immaginario sul plexiglass, meno pericoloso e più maneggiabile. La forma ricorda il ventre materno, origine del bagaglio emotivo e dei blocchi che ci portiamo dietro, derivanti dall’educazione e dalla storia personale di ognuno di noi.
Il vento, che entrerà da ogni parte per creare un turbinio di lettere accartocciate, rappresenta la tempesta di emozioni che ci anima, è il disturbo che ci abita, come prepotenza del gesto della passione e dell’amore “subiti” o agiti. Da livornese ho imparato che è solo il vento che ti fa rendere conto di essere fisico… presente… vivo…
E poi il sale a terra: sale grosso, simbolo di lacrime solidificate. Il sale rende saporita la vita ma brucia anche e se lasciato sulla terra troppo tempo brucia la terra e inaridisce… vita e morte, insieme…
E poi c’è l’osservatore, colui che entrerà e osserverà da vicino in prima persona tutto questo (forse avrà scritto una delle lettere o scriverà poi) e colui che, grazie alla trasparenza dell’installazione, osserverà da fuori e sarà visto, una volta entrato, in un gioco di scambio reciproco, per sottolineare che “gli altri siamo noi” (come cantava una canzone anni ’80)… e che tutti, bene o male, siamo coinvolti in questo progetto!
Il progetto in breve:
Alessia De Montis. Cara mamma e caro papà…
a cura di Alessia Locatelli
con la collaborazione di mc2gallery
Per info, partecipazioni e sponsorizzazioni:
alessia_locatelli@hotmail.com
alessiademontis@gmail.com
www.caramammaecaropapa.it
In alto:
”Cara mamma e caro papà #2″, bozzetto installazione site specific
In centro:
Incontro-dibattito “Cara mamma e caro papà: La famiglia tra arte e terapia”,
mc2gallery, 10 Febbraio 2011
Introdotto da Claudio Composti, direttore artistico di mc2gallery
Sono intervenuti: Alessia De Montis, autrice del lavoro “Cara mamma e caro papà”, Alessia Locatelli, curatrice, Massimo Rizzardini, Professore di Storia della Filosofia dell’Università degli Studi di Milano, Daniela Marzani, Consulente sistemica e Naturopata
In basso, da sinistra:
“Cara mamma e caro papà #1”, bozzetto installazione site specific
“Cara mamma e caro papà #1”, ed 1/9 + II/II A.P, lettera scritta accartocciata su base di plexiglass e sale grosso sparso, cm 40×40