MILANO | BPER Banca Private Cesare Ponti | Fino al 27 giugno 2024
di MATTEO GALBIATI
Senza scendere in specifici tecnicismi che non ci appartengono e di cui non siamo in grado di dissertare con le dovute competenza, ci limitiamo a dire che Image Recognition è un algoritmo alla base di numerose applicazioni, strumento principale di quelle di Deep Learning, che permette il “riconoscimento di immagini” analizzando tipologie diverse di contenuti visivi: in sostanza identifica sezioni specifiche di quanto “osserva” isolando elementi d’interesse che vengono evidenziati in quadrati e rettangoli che li selezionano attenzionandoli. Attingendo dal bagaglio del suo database in continua espansione e miglioramento, arriva a definire quanto “estratto” con una didascalia indicativa anche della percentuale di affidabilità dell’operazione appena compiuta. L’IA osserva, riconosce, associa, identifica, nominando la sua ricerca e quantificando numericamente la propria puntualità.
Operazione affine è quella che Alessandro Sambini (1982) ha condotto per le opere che compongono la nuova mostra che, intitolata Human Image Recognition, BPER Banca Private Cesare Ponti di Milano presenta così nei suoi storici spazi che vedono, per la prima volta, una progettualità legata alla fotografia contemporanea. Attraverso opere nate per questa occasione e allestite con una specifica attenzione per le caratteristiche di questo luogo particolare, Sambini torna sui temi di una progettualità che conduce dal 2021 e al cui centro è proprio posta un’intensa riflessione sulle relazioni sempre più strette tra uomo e nuove tecnologie: qui le immagini dibattono tra inedite informazioni delineate e prodotte dall’imperfetto algoritmo della memoria umana.
Lavorando su fotografie – anche generate da altre persone – di ambienti naturali, di viaggi e di vacanze, di luoghi ricreati dall’IA, ma pure di capolavori dell’arte della collezione della Banca, osserva attentamente l’immagine che recano e, assecondando le modalità affini a quella del già citato algoritmo, ne seleziona manualmente, lasciando volutamente impreciso il tratto marcato con pennarello, porzioni precise: riquadrate, vi scrive una didascalia e individua anche lui una percentuale di approssimazione a quanto evocato dalla mente.
Nella sua azione l’artista si appropria concettualmente di immagini prelevate dalla realtà del mondo e, con un intervento di riconoscibilità che non fanno mai leva su presupposti matematici algoritmici, innesca il meccanismo del ricordo e della memoria umana per definire lo spazio di nuove interpretazioni, di nuove connessioni, di nuove storie plausibili che da lui, ritornano poi agli occhi e all’esperienza di chi osserva.
Il pensiero “imperfetto” dell’uomo è di nuovo parametro vitale per rimettere al centro del processo di fruizione delle immagini la nostra sensibilità, il nostro modo di recepire connessioni e di stabilire ponti di significazione tra elementi diversi che non sono algidamente imposti e circoscritti da uno strumento digitale.
Con il suo gesto di riappropriazione di fotografia generate da altri, dà una accezione imprevista a visioni che appartengono a altre storie e che entrano in un flusso collettivo aperto su un mondo che, di fatto, oggi è sempre più piccolo. L’operazione di Sambini rimette allora tutto in discussione cogliendo una fiduciosa possibilità per il nostro sguardo e la sua profondità interiore: le sue opere testimoniano come alla funzionalità tecnologica si possa ancora opporre e accostare la comprensione umana il cui pensiero, in modo mai pianificabile, apre osservazioni individualmente variabili e sempre discutibili sull’esperienza del visibile.
Sambini cerca di analizzare, senza porsi nella condizione di valutare il significato originario – superlativo in questo senso il lavoro condotto sullo straordinario Maria Stuarda che sale al patibolo dipinto nel 1827 da Francesco Hayez che fa parte del patrimonio delle collezioni della banca –, solamente l’immagine in quanto tale: il punto nodale sta proprio nella ricollocazione del processo analitico di lettura e riconoscimento nelle mani dell’uomo per tornare a rimpossessarsi di quel potenziale immaginifico che rischierebbe di rimanere sopito.
In tutte queste opere si potrebbe desumere un metodo di artificializzazione del processo creativo e della creazione artistica ed estetica che corre in parallelo a quello dell’applicazione tecnica, forse è vero, ma sicuramente, per quanto impreciso e approssimato, è segno indicativo dell’apprezzabile “errore” accalorato della mano e dello sguardo. Testimonianza unica della mente perfetta e sublime, irripetibile e irreplicabile, dell’uomo, che mai può ridursi a didascalia o semplice percentuale artificiosamente intesa.
Alessandro Sambini. “Human Image Recognition”
a cura di Andrea Tinterri e Luca Zuccala
con il contributo di Giorgia Ligasacchi
in collaborazione con il team arte di Pavesio e Associati with Negri-Clementi e Galleria Indice
con il Patrocinio del Comune di Milano
11 aprile – 27 giugno 2024
BPER Banca Private Cesare Ponti
Piazza Duomo 19, Milano
Orari: martedì e giovedì 14.45-16.15
Parte delle opere è visibile anche dalle vetrine esterne
Ingresso gratuito, prenotazione obbligatoria tramite portale:
https://HumanImageRecognition.eventbrite.it
Info: www.lagalleriabper.it