Non sei registrato? Registrati.
FIRENZE | Museo Marino Marini | 29 novembre 2013 – 4 gennaio 2014 e 2 dicembre 2013 – 4 gennaio 2014 

La mostra, inaugurata ieri sera, dal titolo Braccia è la seconda tappa del progetto dell’artista Alessandro Biggio (1974) nato dalla necessità di sperimentare una diversa relazione tra ideazione e realizzazione nella produzione dell’opera d’arte.

Luca Trevisani e Alessandro Biggio, 2013, gesso, banane, corda, dimensioni variabili (particolare)

Dopo la prima tappa, al Museo MAN di Nuoro, il museo fiorentino ospita alcune novità: oltre alla partecipazione dei sei artisti internazionali, già presenti in Sardegna (Alexandra Bircken, Michael Höpfner, Luca Francesconi, J. Parker Valentine, Ian Pedigo e Luca Trevisani), si aggiungono anche Diego Perrone, Esther Klaes e Luca Monterastelli.
Marino Marini, Ritratto di Fausto Melotti, 1937Biggio ha coinvolto questi artisti in base a criteri di affinità e di vicinanza alla sua ricerca ed ha chiesto loro di elaborare un progetto inedito, finalizzato a realizzare un’opera, partendo da alcune informazioni generali. Circoscritti gli intenti, Biggio ha realizzato le opere, attenendosi alle indicazioni da loro ricevute. Tutti i lavori sono stati eseguiti lontano dai loro autori intellettuali, in Sardegna, luogo di residenza dell’artista. La condizione della distanza, insieme al principio della delega, viene a costituirsi come uno degli elementi chiave di Braccia.
Il progetto ideato da Biggio – oltre ai nessi di reciprocità e correlazione – apre anche un interessante dibattito sul principio di autorialità, svelando meccanismi diffusi nel sistema di produzione dell’arte. La scelta è di ricondurre la paternità delle opere prodotte ad entrambi gli artisti – ai diversi autori dell’opera, ma pure sempre allo stesso Biggio – a promuovere l’idea che in ciascuno dei due momenti generativi dell’opera, intellettuale e materiale, vi sia una pari componente creativa. I percorsi per arrivare alla definizione delle singole opere, il modo di intendere la relazione tra ideatore ed esecutore materiale sono, ovviamente, estremamente differenti per ciascuno degli artisti coinvolti.
Fausto Melotti, Teorema, 1971In occasione di questa mostra al Museo Marino Marini sarà pubblicato un catalogo bilingue con la documentazione di tutti i lavori realizzati nell’ambito delle due tappe.
Melotti guarda Melotti, è, invece, un progetto che mette a confronto il ritratto di Fausto Melotti (1901-1986) eseguito da Marino Marini (1901-1980), nella sua versione in cera, nel 1937 – appartenente alla collezione del museo fiorentino – con Teorema del 1971 di Fausto Melotti, opera tra le più leggere concepite dall’artista.
Esposte nel sacello della cripta del Museo una di fronte all’altra, le due opere stabiliscono un dialogo a distanza tra i due artisti: esclusi riferimenti filologici per la lontananza nel tempo delle due sculture, questa conversazione immaginifica si carica di un fascino evocativo particolare.
Il progetto di mostra, grazie al sostegno e collaborazione con la Collezione Merlini, offre l’opportunità di iniziare a esplorare in maniera approfondita il rapporto tra i due artisti, permettono agli studiosi di potersi soffermare su indagini accurate su ciascuna delle due sculture. 

Alessandro Biggio. Braccia
con il contributo di Fondazione Banco di Sardegna

Artisti: Alessandro Biggio, Alexandra Bircken, Luca Francesconi, Michael Höpfner, Esther Klaes, Luca Monterastelli, J. ParkerValentine, Ian Pedigo, Diego Perrone, Luca Trevisani

29 novembre 2013 – 4 gennaio 2014 

Melotti guarda Melotti
catalogo a cura di Alberto Salvadori e Mariella Gnani
testi di Alberto Salvadori, Fabrizio d’Amico, Devis Viva, Mattia Patti e Mariella Gnani
con il sostegno e la collaborazione di Collezione Merlini 

2 dicembre 2013 – 4 gennaio 2014

Museo Marino Marini
piazza San Pancrazio, Firenze

Orario: tutti i giorni 10.00-17.00; chiuso martedì, domenica e giorni festivi
ingresso intero Euro 4,00; ridotto Euro 2,00 

Info: +39 055 219432
info@museomarinomarini.it
www.museomarinomarini.it 

Condividi su...
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •