Alberto Castelli (Torino, 1970) è per la prima volta in mostra alla galleria L’Ariete artecontemporanea di Bologna con una personale dedicata al ritratto femminile, al fascino di un’immagine che diviene icona, moderna, aggressiva, conturbante, ma anche inafferrabile, misteriosa, senza tempo. Un fascino colto attraverso una sapiente pittura, che conserva il valore di una tecnica classica preziosa, coniugandolo a cromatismi a volte algidi, altre accesi. Nelle opere di Alberto Castelli, sguardi di donne dalla pelle di alabastro osservano con aria distaccata il mondo circostante, mentre la raffinatezza tecnica della loro immagine dipinta sembra riflettere sul mistero mai svelato della pittura stessa.
Francesca Di Giorgio: Ti confronti con una tradizione importante rispetto agli sviluppi del “mezzo pittura” ma anche, e soprattutto, ad un genere molto indagato, il ritratto. Quali sono stati e sono i tuoi modelli?
Alberto Castelli: L’arte antica è per me una fonte inesauribile di confronto e ispirazione, vorrei sottolineare che non mi interessano le citazioni esplicite dal chiaro sapore anacronistico, io tendo a fare mie alcune soluzioni tecnico-formali adottate dagli antichi. Potrei citarne a decine, mi limito a ricordare Rembrandt, Van Dick, Rubens, Joshua Reynolds,Velàzquez, Goya, Tiziano, Boldini, Sargent, de La Tour, Fetti, Crespi, Fra Galgario, Courbet, Ribera, Ingres, Delacroix, El Greco, Chardin, Manet per arrivare a Balthus, Freud…
Da dove attingi per il rinnovamento del tuo lavoro?
Dalle mie esperienze di vita, da ciò che osservo, dalle fonti sopraelencate e considero grandissimi i contemporanei Alex Katz, George Condo, Eric Fischl, John Currin, Lisa Yuskavage, Damian Loeb, Will Cotton, Jenny Saville, Y.Z.Kami, Tim Eitel, Paul P, Christoph Schmidberger, Adrian Ghenie, Alessandro Raho e i cinesi Yan Pei-Ming, Zhang Xiaogang, Zeng Fanzhi.
Sul fronte dei soggetti, chi sono i volti ritratti nei tuoi ultimi lavori? Cosa hai scelto di portare in mostra da L’Ariete artecontemporanea?
Le persone che dipingo non fanno parte della cerchia dei miei amici o familiari, quasi sempre non le conosco. Per il mio lavoro utilizzo esclusivamente fotografie, mai scattate dal sottoscritto, di solito le rubo e questa attività mi fa tornare bambino,un po’ come quando copiavo i compiti in classe a scuola.
La personale di Bologna si concentra soprattutto sui visi, ma ci sono anche due grandi quadri con dei nudi fortemente androgini e asessuati, dipinti quasi con tonalità monocrome.
All’interno del dibattito animato attorno al destino della pittura contemporanea, secondo te su cosa va posto l’accento? Sulla sua specifica materialità o sull’analisi dei contenuti?
La pittura è la forma d’arte per eccellenza, per me chi non sa disegnare o dipingere sbaglia strada, mi diverto a essere tacciato di conservatorismo, ma da anni la pittura è l’unica forma d’arte che mi emoziona, perciò sono convinto che nei prossimi anni avrà degli sviluppi forti e inaspettati. Non ho mai riscontrato una crisi della pittura (soprattutto nei paesi anglosassoni), gli unici ad essere in crisi sono i galleristi, i critici e i direttori di museo stolti che spesso non includono i grandi pittori nelle rassegne più importanti.
La mostra in breve:
Alberto Castelli
L’Ariete artecontemporanea
Via D’Azeglio 42, Bologna
Info: +39 348 9870574
www.galleriaariete.it
6 marzo – 17 aprile 2010
In alto da sinistra:
The novice, 2009, olio su canapa, cm 56×40,6
Laura Brument, 2008, olio su canapa, cm 56×40,6
La sindrome, 2009, olio su lino, cm 35,5×30,5