GENOVA | ABC-ARTE | 15 giugno – 15 settembre 2022
di ANDREA DAFFRA
A distanza di tre anni dalla mostra Where the unmeasurable meets the measurable, il critico e curatore di allora Flaminio Gualdoni e le opere dell’enigmatico artista Alan Bee (Karlsfeld, 1940 – Monaco di Baviera, 2018), tornano a gran voce nelle stanze della galleria genovese ABC-Arte.
Se, in quell’occasione, il lavoro di Bee seguiva quello di Paolo Iacchetti, Tomas Rajlich e Nanni Valentini, oggi con la personale Pitture può finalmente esprimersi integralmente e individualmente in un percorso che cinge un arco temporale dal 1979 al 2002.
“Rivelata” al pubblico di ABC-Arte (e non solo) nel 2019, la biografia di Bee è alquanto curiosa e singolare. Bee, infatti, è lo pseudonimo di un noto volto della finanza tedesco, collezionista e vero amante della pittura. Di quest’ultima l’uomo ne ha fatto la sua passione segreta, dipingendo e lavorando per decenni lontano dalle dinamiche delle mostre e del mercato. Il patrimonio artistico prodotto da Bee, però, sarebbe stato diffuso solamente in seguito alla sua morte avvenuta nel 2018, come da volontà testamentaria. Solo recentemente il mondo dell’arte contemporanea ha perciò potuto confrontarsi con una “novità” rimasta fuori campo, con una “scoperta” (evento non così comune), con la “voce” di un artista rivelatosi prolifico, che segretamente non si è mai allontanato dalle tendenze del contemporaneo, assorbendone alcuni aspetti formali che ritroviamo oggi in un lavoro unico nel suo genere.
Per quanto la presenza reale o metaforica delle api, del loro nettare o della cera non sia prerogativa di Bee, basti ricordare le azioni performative di Joseph Beuys in How to Explain Pictures to a Dead Hare (1965) e Honigpumpe am Arbeitsplatz (1977), il Live-In Hive di Mark Thompson (1976) o il più recente Untilled di Pierre Huyghe (2012), l’artista tedesco è riuscito a farne il suo leitmotiv personale, realizzando una ricca serie di opere capaci di sostenere perfettamente quel senso di potenza che solamente gli elementi naturali possono comunicare.
Lo pseudonimo Bee, com’è possibile intuire, allude pertanto alla passione dell’anonimo tedesco per le api e per il loro affascinante mondo. Un interesse, quello per l’alveare – inteso anche come luogo di cooperazione per un lavoro intenso e sistematico –, che trova la sua rivelazione sulla tela, manifestandosi con la ripetizione del modello esagonale del favo. Ma il ragionamento di Bee non è circoscritto al perimetro fisico della superficie dipinta, abbraccia infatti l’intera comunità artistica e il suo dover crescere compatta e solidale grazie al nutrimento che l’arte stessa può fornire. Una dimensione fatta di scelte e trasformazioni, ricorda il curatore, sintetizzata dalle parole di Michel de Montaigne: “le api suggono qua e là i fiori, ma poi ne fanno il miele, che è tutto loro; non è più né timo né maggiorana”.
Bee non si limita, naturalmente, alla sola reiterazione geometrica della struttura portante dell’arnia (talvolta sostituita da una rete a maglie quadrate, o da una decisa stratificazione di materia “cerea” o “viscosa”) ma imposta un dialogo tra forme, colore, inserti oggettuali, crettature, colature e “bolle” che invadono lo spazio oltre la superficie pittorica. La modularità della cella esagonale, individuata come struttura portante ed elemento costruttivo dell’immagine, è metafora del processo evolutivo della natura e dei suoi organismi. In questa simbiosi materico-oggettuale si legge “tutta la forza di un estro proliferante, di un talento sorgivo che, scelte sin dall’inizio le misure dell’arte astratta, ne fa un ambito di libertà espressiva assoluta”.
Il curatore conduce lo sguardo degli interessati tra cicli pittorici “relativamente compatti”, caratterizzati da indirizzi monocromatici o soluzioni in cui il colore prende il sopravvento, divenendone protagonista negli anni senza mai disperderne la struttura geometrica alla base. Gli “oggetti pittorici” proposti sono “frutti d’un fare, e di un pensarsi fare, non ordinario, profondamente motivato ma per accedere al quale non si possono utilizzare gli strumenti d’approccio consueti”.
I lavori esposti, di diverse dimensioni – anche non convenzionali come in Genesis (1979) o Freedom (2000/2002) – documentano l’evoluzione artistica dell’autore, le sue scelte e il suo linguaggio stilistico. Ancora una volta ABC-Arte propone un excursus di qualità sul lavoro di un artista che rappresenta un caso decisamente interessante, il cui potenziale espressivo è ancora tutto da indagare.
Alan Bee. PITTURE
a cura di Flaminio Gualdoni
Contributo critico di Luca Bochicchio
15 giugno – 15 settembre 2022
ABC-ARTE
Via XX Settembre 11/A Genova
Orario: da martedì a sabato 9.30 – 13.30; 14.30 – 18.30
Domenica e lunedì su appuntamento
Info: +39 010 8683884
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