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ROMA | EX ELETTROFONICA | 26 MARZO – 17 GIUGNO 2022

di MARIA VITTORIA PINOTTI

L’anima che dà vita al lavoro di Agostino Iacurci (Foggia, 1986) si può rintracciare in una affermazione enunciata dall’autore Pseudo-Longino, secondo il quale «la natura è bella quando ha l’apparenza di arte, mentre l’arte è bella quando sembra natura»[1]. Proprio da tale pensiero prende forma viva la mostra intitolata Of My Abstract Gardening, che la galleria romana Ex Elettrofonica dedica nei suoi ambienti sui generis dal 26 marzo al 17 giugno 2022. Un inconsueto dialogo per pratica e poetica in cui la natura si fa atelier catalizzatore, sì da condurre l’artista a confrontarsi con l’antico soggetto degli Horti Picti. Tema quest’ultimo già trattato da Iacurci nel gennaio del 2022, in occasione della realizzazione del progetto Cantica 21 organizzato presso l’Istituto Italiano di Cultura di Praga, e che ora le due anime energiche della galleria, Benedetta Acciari Beatrice Bertini, hanno inteso proporre presso il loro spazio. La risultante è una mostra in cui Iacurci sfrutta il luogo come medium narrativo e creativo, facendo effondere dal particolare epitelio architettonico della galleria, simile ad una pelle muliebre che ricopre un candido nido, un miele creativo generato da una meticolosa esamina dell’artista riguardante studi botanici ed iconografici del passato remoto.

Agostino Iacurci, Of My Abstract Gardening, Installation view, Ph. Credit Andrea Veneri, Courtesy Ex Elettrofonica, Roma

A chiarire l’azione creatrice di Iacurci è la sua agilità nel mantenere un saldo dialogo con la natura, intesa come un ricco serbatoio dal quale attingere felicemente particolari figurativi, nello specifico, dai frammenti conservati presso Palazzo Massimo rappresentanti il ninfeo della Villa di Livia e la Casa del Frutteto di Pompei. Proprio secondo un processo di svisceramento illustrativo l’artista è così indotto a riprendere in considerazione anche la pubblicazione intitolata Metamorfosi delle piante (1790), di Johann Wolfgang von Goethe, da cui deriva il titolo della mostra. Questo soggetto così nevralgico origina, conseguentemente, una costellazione di architetture che incorniciano illusionisticamente le scene naturali raffigurate nelle tele in mostra, secondo una partizione architettonica che richiama quelle delle quinte teatrali della pittura vascolare antica.

Agostino Iacurci, Of My Abstract Gardening, Installation view, Ph. Credit Andrea Veneri, Courtesy Ex Elettrofonica, Roma

In più, Iacurci adotta una pratica artistica eterogenea in cui le tele di lino, eseguite con una tecnica mista composta da emulsione vinilica di acrilico ed olio, rimangono particolarmente luminose ed attrattive all’occhio del visitatore. Nondimeno, quando le tonalità volgono allo scuro, l’artista riesce abilmente a destreggiarsi con riuscita armonia quasi ad ammorbidire tali gradazioni, senza appesantire, nel contempo, lo sguardo dello spettatore facendo così vibrare anche i toni più cupi. Inoltre, in una dimensione seducente già di per sé, qual è lo spazio di Ex Elettrofonica, Iacurci avvia e conduce un intelligente ed equilibrato dialogo tra le sculture raffigurate nelle opere e quelle che realmente abitano lo spazio stesso. Relativamente a quest’ultime non è dato sapere se questi siano stemmi araldici di un mondo vegetale, è comunque certo che la loro sobria proporzione di bilanciamento aereo intende scandire le profondità spaziali della galleria che li pone in rassegna. Tuttavia, ciò che più colpisce è il carattere palpitante e frizzante di vita di questi “totem” scultorei, composti da cilindri schiacciati di terracotta smaltata curiosamente coronati da piante vive. Tale armonico allestimento si può considerare come un pretesto per una riflessione, un invito, in altri termini, sia a leggere le velate corrispondenze tra il mondo reale e quello rappresentato sia per intendere lo spazio come un campo di sensazioni percettive.

Agostino Iacurci, Of My Abstract Gardening, Installation view, Ph. Credit Andrea Veneri, Courtesy Ex Elettrofonica, Roma

In altre parole, gli elementi che rendono la mostra davvero inedita sono rappresentati dal singolare rapporto che l’artista instaura con lo spazio e dalla sua capacità di ideare visuali vegetali caratterizzate da una ripetizione sempre dissomigliante con arie che differiscono radicalmente. Verosimilmente, le peculiarità che conducono l’artista ad assumere un atteggiamento difforme verso la fisicità e l’interezza delle forme vegetali derivano da un suo intimo confronto con la storia e le sue fonti iconografiche. Così, Iacurci dimostra di saper maneggiare con abilità forme geometriche, in alcuni casi acuminate ed arrotondante, che lo conducono a disegnare arbusti e piante reiterando formule disegnative che si disvelano incessantemente ordinate per forme e per colorazioni. In questo modo, seguendo il solco del classicismo – esperienze artistiche che aveva già affrontato nel 2021 con una ricca disamina sul De Architectura di Vitruvio egli esegue gesti tipici di un artista contemporaneo dedito al panteismo, caratterizzando quanto ora propone con un eterno ritorno verso la categoria tassonomica dei naturalia. Non paia troppo bizzarro allora paragonare questo approccio creativo dell’artista a quello tipico di uno scienziato positivista dall’animo romantico, da intendere quest’ultimo termine nell’accezione che ispira misura e classicismo, giacché egli è capace di far risplendere, con una vena che non ha pari, visuali e profumi tratti dall’antichità.

Agostino Iacurci, Urpflanze, 2019, acquerello su carta cotone fatta a mano, Ph. Credit Andrea Veneri, Courtesy Ex Elettrofonica, Roma

Inoltre, Iacurci proprio perché ha lavorato nella sua carriera in spazi caratterizzati da peculiarità formali, affronta l’ostacolo maggiore che potrebbe delinearsi in un suo punto di forza, ovverosia l’ideare una proposta espositiva in sintonia con le particolari forme della galleria, sì da risultare una felice riuscita progettuale priva di attriti estetici. Quel che ne scaturisce è un creatore autodidatta di forme naturali che trovano sbocco in una mostra fluida ed euritmica: così pittura e scultura si trovano a generare nuove acquisizioni spaziali, dimodoché tutte le colorazioni delle opere evaporano per instaurare un rapporto ritmico, gestito dalle mani dell’artista che separa, cuce, crea orli e contorni naturali ai colori dell’iride.

Agostino Iacurci, Of My Abstract Gardening, Installation view, Ph. Credit Andrea Veneri, Courtesy Ex Elettrofonica, Roma

Emerge, nel contempo, che Iacurci trova ispirazione nel suo particolare intuito formale e coloristico, il quale viene immancabilmente affiancato da una ricerca iconografica; tutto ciò sottintende il suo approccio empirico e non nostalgico verso le fonti di studio che lo conducono a seguire una scansione fisica ed inventiva atta a realizzare un locus amoenus caratterizzato da incantevoli scorci. In questo modo il “giardino personale” dell’artista, oltre ad essere ammirato, riconosciuto e ragionato, attraverso un processo di intellettualizzazione, è idioma di un sapere primitivo che ci trasporta nel suo eufonico ma pur sempre ordinato ciclone naturale. Con estrema potenza di sintesi, è lo stesso Goethe ad affermare che la natura, capace com’è di avvolgerci nel suo vortice senza preavviso ci spinge a scioglierci languidamente nelle sue braccia. Un coinvolgimento emotivo, da ultimo, che si vive, con affascinante trasporto, quando si varca l’ingresso della galleria Ex Elettrofonica, laddove ci troviamo inaspettatamente catturati da una spirale di corpi vegetali tali da indurre un processo generatore di un candido miele naturale che Goethe, a tal riguardo, ci ricorda come «le forme sono eternamente nuove; ciò che esiste non è mai stato; ciò che fu non ritorna – tutto è nuovo, eppur sempre antico». [2]

Agostino Iacurci | Of My Abstract Gardening

26 marzo – 17 giugno 2022

Ex Elettrofonica
Vicolo di Sant’ Onofrio 10, Roma

Orari di apertura: dal martedì al venerdì dalle 15.00 alle 19.00 o su appuntamento

Info: +39 06 64760163
info@exelettrofonica.com | www.exelettrofonica.com

 

[1] Paolo D’angelo, Ars es celare artem, da Aristotele a Duchamp, Quodlibet, 2016, p. 94

[2] J.W. Goethe, La metamorfosi. Delle Piante e altri scritti, sulla scienza della natura, a cura di Stefano Zecchi, Ugo Guanda Editorie in Parma, 1983, p. 152

 

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