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Paolo Troilo da Milano

Abbiamo a che fare con un tempo e uno spazio nuovi. Cosa stai scoprendo o riscoprendo di te?
Dobbiamo fare pace con il tempo, quando lasciai la pubblicità al culmine di una carriera bellissima mi ritrovai da solo in studio, da 100 a 0, niente più riunioni, niente lavori di gruppo, niente scadenze deformate da mille percezioni, ero un singolo, con tanto tempo a disposizione e una famiglia distante solo un centinaio di gradini da me. Ma il tempo è a doppio taglio e lo spazio pure. Come una tela bianca quando inizi a lavorarci, sembra emozionante ma è anche un salto nel vuoto. Per adattarmi c’è voluto tempo. Io mi sento un privilegiato quindi, la mia quarantena è iniziata tanti anni fa, per riuscire a studiare l’animo umano in stretta relazione al fisico mi bastavo e mi bastava il mio spazio. Oggi mi sto quindi solo augurando che il genere umano trovi il mio stesso equilibrio. Ci vorrà tanto, ma le misure, anche quelle del tempo, ormai, non contano davvero più.

Cosa ti manca? La tua personale esperienza dell’“assenza” e della “mancanza”.
Manca la libertà, quella di poter baciare, toccare, stringere, di potersi fidare, correre, spingere, scegliere, uscire. Non mi manca altro, ritenevo già superflue tante cose, oggi ne ho aggiunte altre alla lista e, seppur inquietante a dirsi, devo ringraziare questo Virus per questo. Per citare un filosofo fondamentale del nostro secolo “Le cose che possiedi alla fine ti possiedono” (cit: Tyler Durden_“FIGHT CLUB”_1999_David Fincher). Suggerisco la lettura delle regole di Durden oggi più che mai.

Quando tutto questo finirà: una cosa da fare e una da non fare mai più.
1 – Sogno di correre su una spiaggia seguito da una folla immensa per saltare tutti insieme dentro un mare fresco e trasparente.
2 – Smettere di affezionarsi troppo a tutto quello che non ha un respiro.

Paolo Troilo è nato nella bella città di Taranto, la più inquinata d’Italia, in una data palindroma 27/3/72, genitori cugini di primo grado, le mie nonne erano sorelle. Disegno da quando avevo 3 anni tutti i giorni, a 6 anni ho iniziato a disegnare anatomia patologica per i lucidi che mio padre (anestesista) usava nei congressi. Ho lavorato per quasi 15 anni in 2 delle migliori agenzie pubblicitarie del mondo (Saatchi&Saatchi e ArnoldWorldwide) nel 2007 miglior creativo d’Italia (ADCI). Nel 2009 ho mollato per la pittura. Dipingo con le dita perché quando iniziai (2004) dimenticai di comprare i pennelli. Sono l’unico al mondo a fare iperrealismo così. Ho iniziato con l’amico Giancarlo Pedrazzini nella Galleria Fabbricaeos_Milano, Indipendente dal 2012 (senza galleria e con l’aiuto di mecenati e fondazioni) ho esposto in mezzo mondo. Sono un papà felice. L’ultima mostra è “In the name of the fathers”, a cura di Luca Beatrice, al Consolato Italiano di New York, 2017. www.troilo54.com

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