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Nadia Galbiati da Milano

La tua nuova ritualità quotidiana…
Da quando tutto si è fermato, e per me il lockdown è iniziato dal 12 marzo interrompendo varie attività lavorative e progetti in corso, tutto si è spostato nel mio studio-laboratorio. Come in un tempo d’agosto anticipato, un periodo in cui tutti abbandonano la città e si fa più silenzio intorno, sono cambiati i ritmi. All’inizio, così all’improvviso, ancora trascinata dalla velocità massima della normale vita milanese che cerca di coniugare tante attività da svolgere in tempi brevi simultaneamente, ho avuto un forte rifiuto a stare in laboratorio. Mi sono riappropriata della casa, della libreria, di una vita normale, domestica. Giornate scandite dalla necessità di una nuova organizzazione tra pulizie, archiviazioni, giardinaggio e ore di lettura delle decine di cataloghi e libri acquistati e ancora in attesa della mia attenzione. Ho cercato di ritrovare me stessa. Poi ho trovato una tranquillità diversa, sveglia tardi e poi lavoro fino al tramonto. Non ho più messo l’orologio, ne sfogliato l’agenda. Solo qualche appuntamento in skype, sempre meno telefonate, il mondo è rimasto fuori della mia casa e studio. Mi sono riappropriata del tempo per pensare e riflettere, approfittando del silenzio, che qui nel milanese solitamente è molto raro. Le belle giornate e tanto tempo per lavorare in solitaria, tra disegni, pezzi di ferro e attrezzi.

Com’è cambiato il tuo modo di lavorare?
Le forti emozioni e le strazianti immagini che abbiamo visto in rete e in tv mi hanno toccato in modo profondo. Nascono in me, oggi giorno, riflessioni sulla strada intrapresa e sulle scelte che mi hanno portato fino a qui. Così ho continuato a lavorare su alcune sculture già in costruzione della serie Right Angle. Il proseguo della mia ricerca rielabora in forma plastica frammenti architettonici per portare in evidenza il rapporto tra forma costruita e spazio che la circonda, lo spazio urbano che mi appartiene. Ma ho deciso anche di rianalizzare il mio percorso, la mia poetica. Rileggere le opere e gli interventi di più di dieci anni fa, in particolare ripartire da un progetto del 2003. Era un sentiero abbandonato, interrotto, alcuni piccoli bronzi prodotti a seguito di una mostra-performance. Nascevano dall’analisi di alcuni scatti fotografici di corpi in movimento nella natura, di energie umane che creano un nuovo spazio-luogo. Se avessi continuato quella strada? E se, come in un film, tornassi indietro e portassi a termine quel progetto, lavorando su quei contenuti, quei concetti, quei gesti, ora come sarebbe la mia ricerca? Cosa e perché mi ha fatto cambiare direzione? Questa è anche l’occasione per riaprire un canale interrotto, per far riemergere un sentiero abbandonato della mia creatività, e vedrò dove mi porterà.

Abbiamo a che fare con un tempo e uno spazio nuovi. Cosa stai scoprendo o riscoprendo di te?
Sto riscoprendo in me, ancora più forte, il desiderio che l’arte sia sempre il faro che guida la mia navigazione. In tempi duri come questi, dove ho visto annullarsi mostre in apertura ed altri progetti a date da destinarsi (come si suol dire in questo momento), ho capito che sarà ancora e comunque il sistema arte, con tutti i suoi difetti e le sue difficoltà, il mio scenario. Nella creatività troverò sempre un porto sicuro. Tutto sarà diverso, nei modi e nei tempi del lavoro, ma l’arte avrà sempre un ruolo fondamentale.

Quando tutto questo finirà: una cosa da fare e una da non fare mai più?
Da fare assolutamente, appena si potrà, partire per un bel viaggio di natura e arte. Quello sempre sognato e sempre rimandato. È un desiderio ovvio ma inevitabile. E sicuramente da non fare sarà dimenticare questo periodo. Farò tesoro dei pensieri e delle emozioni provate in questa situazione di stasi. Porterò sempre con me le immagini e le discussioni fatte in casa e con gli amici via web sulle scelte della nostra società, la salute come bene primario, la conservazione del pianeta e l’educazione alla sostenibilità e al rispetto di tutto e di tutti.

Nadia Galbiati nasce nel 1975 nell’hinterland milanese, dove vive e dove ha creato il suo laboratorio. Diplomata in Scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. In continuo approfondimento sui linguaggi del contemporaneo attraverso corsi e workshop, dal 1998 con Eliseo Mattiacci ai più recenti con Ugo La Pietra e Paolo Icaro. La sua poetica si sviluppa sul rapporto tra Spazio e Materia, nella produzione di sculture, installazioni e grafiche. In curriculum fiere, mostre collettive e personali; nel 2018, Luoghi alla galleria E3 arte contemporanea (BS) che in catalogo documenta l’installazione al museo MAM (MN) e, poi, nel 2019 la personale Frammenti di città a cura di Alberto Fiz, allo Studio Museo Francesco Messina di Milano, di cui a breve la presentazione della pubblicazione che la documenta. Sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private. www.nadiagalbiati.eu

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