Matteo Sanna da Pabillonis (Sardegna)
La tua nuova ritualità quotidiana…
La mia nuova ritualità è nata sotto i migliori propositi, ottenere una quotidianità equilibrata e salutare, ma nel corso della quarantena mi sono ritrovato ad una quotidianità totalmente sovvertita, almeno rispetto agli orari, ho praticamente lavorato di notte e riposato di giorno; ho ritrovato nella notte la possibilità di rilassarmi e di alleggerire la tensione del giorno, elemento per me fondamentale per dedicarmi al lavoro, ritrovandomi poi a notte fonda ascoltando della buona musica, vedendo o rivedendo delle serie tv, film o libri consigliati e mai letti, con tutti gli scompensi che ne conseguono.
Com’è cambiato il tuo modo di lavorare?
Il frutto di una preoccupazione costante, per quelle che sono le notizie che giornalmente ci vengono fornite, è stato subito un forte rallentamento del mio lavoro. Anche perché la maggior parte dei materiali che stavo utilizzando nella mia ultima produzione arrivano tramite corriere, ed in parte richiedono la mia ricerca in prima persona; fortunatamente, nel tempo, avevo messo da parte elementi e materiali raccolti ovunque con i quali mi promettevo di avviare nuove sperimentazioni e relazioni, ecco ora è arrivato il tempo giusto! Da tempo cerco di stimolare, attraverso il mio lavoro, una coscienza collettiva per sviluppare una migliore empatia verso la natura e un rispetto/accettazione verso noi stessi per quello che siamo con i nostri pregi e difetti, lontani da canoni e stereotipi; in questo tempo nuovo, le mie priorità sono rimaste invariate anzi si sono fortificate poiché già in passato mi sono ritrovato a fare i conti con situazioni in cui le privazioni affettive cambiavano l’importanza delle mie priorità.
Con quali oggetti e spazi del tuo quotidiano stai interagendo di più?
Mi ritrovo a passare molto tempo nel giardino di casa, in compagnia del mio cane, interagisco da tempo con gli strumenti digitali ormai alla base della nostra comunicazione.
Cosa ti manca? La tua personale esperienza dell’“assenza” e della “mancanza”.
La mancanza di un rapporto diretto con la mia Terra, con i colori, le luci, i suoni naturali, gli odori, mi fanno sentire un forte vuoto al petto, lo stesso sentimento che immagino proverò quando vedrò i miei affetti per poi non poterli stringere a me; spero che le parole riprenderanno ad avere il loro importante valore, poiché saranno quelle le nostre dimostrazioni di amore e stima.
Quando tutto questo finirà: una cosa da fare e una da non fare mai più.
La prima cosa che farò sarà quella di sedermi in spiaggia a piedi nudi per sentire la sabbia bagnata sui piedi. Una cosa da non fare mai più, sicuramente sarà quella di non posticipare a domani o alla prossima volta qualcosa che posso fare, vedere, sentire o provare nel medesimo momento.
Matteo Sanna (1984) vive tra Pabillonis (Sardegna) e Milano, autodidatta, dal 2006 il suo lavoro è stato presentato in mostre collettive e personali in Italia e all’estero, tra le principali esposizioni: Nothing Lasts, Galerie95, Bienne, Svizzera; Unbreakable misunderstandings nm>contemporary, Principato di Monaco; The empty whole, Contact zone Gallery, Lugano, Svizzera; I make a deal with God, The Format Gallery, Milano; Lupi contemporanei, IGAV istituto Garuzzo per le Arti visive, Castiglia di Saluzzo; Face to Face a selection of International Emerging Artists from the Ernesto Esposito Collection, Palazzo Fruscione, Salerno; The Grass Grows, Basel, Basilea, Svizzera; Il Collasso dell’Entropia DREI, Museo di Lissone; Back to back to Biennale, Collateral della 55° Biennale di Venezia, Palazzo Cabovicini, Venezia; Round the Clock, Collateral della 54° Biennale di Venezia, Spazio Thetis, Venezia; tra le collezioni: Igav, Nomas Foundation, Fondazione Tethis, Il resto del Carlino, Parco dell’appia antica. Le sue Gallerie di riferimento sono: nm>contemporary, Principato di Monaco; Galerie 95, Biel/Bienne (Svizzera). www.matteosanna.it