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Giulia Zamagni da Bologna

Con quali oggetti e spazi del tuo quotidiano stai interagendo di più?
Occhiali, ciabatte, cucina, balcone.
OCCHIALI. La nuova vita digitale e collegata mi ha portato ad un nuovo rito. Mettersi gli occhiali per scrivere e parlare attraverso lo schermo del pc. Vedere da vicino con gli occhiali quando in realtà siamo tutti distanti è una riflessione costante di questi mesi. Vedere e vedersi focalizzando singole persone, instaurando un dialogo più profondo è uno dei nuovi modi di interazione di questi tempi.
CIABATTE. Segno di vita in casa e segno di cura familiare. Il nuovo binomio vita di lavoro/vita di casa ha cambiato la gestione del tempo e delle giornate. Molto riordino, molte pulizie in tutti i sensi… nelle cose di casa, ma anche nelle cose di lavoro, il che fa bene per ricordare tante cose, per rinforzare tante idee, per farsene venire di nuove.
CUCINA. Il mio regno… la mia postazione. Cucinare senza esagerare, cucinare per tante persone di famiglia ma anche per chi ne ha bisogno. Lavorare e scrivere in cucina (unica postazione rimastami della casa!) con un ritmo e uno sguardo curioso.
BALCONE. Ne ho due. Uno l’abbiamo chiamato terrazzo Amalfi, ci ho messo un limone da compagnia… batte il sole per qualche ora della giornata ed è il rifugio delle telefonate “all’aperto”. L’altro l’abbiamo chiamato terrazzo Dolomiti, vento e ombra e postazione flashmob con i figli tutte le sere alle 18.00 con musica – ogni giorno un tema diverso – per i condomini e i vicini.

Cosa ti manca? La tua personale esperienza dell’“assenza” e della “mancanza”.
Mi mancano le relazioni umane ed il contatto, non necessariamente manuale, ma lo sguardo sì. Mi mancano gli occhi delle persone. Nessuna assenza, perché non sono mai stata sola. Ora che si riparte manca la certezza del futuro e manca la chiarezza delle prospettive. Ma questo ci spingerà sicuramente a reinventare progetti, modi di interagire, tempi di vita e di lavoro.

Ad oggi quali sono state per te le conseguenze immediate della diffusione del Covid-19 sul tuo lavoro e quali pensi possano essere le conseguenze a lungo termine?
Noi a CUBO, ma penso in tante altre strutture e situazioni in Italia, non eravamo e non siamo pronti ad una migrazione massiva verso il digitale e verso il virtuale. Tante ipotesi, tanti studi, tanti desiderata, qualche sperimentazione, ma ancora non eravamo e non siamo entrati nella mentalità e nella tecnologia adeguata per vivere le opportunità possibili globali. Il passaggio da fare su tutti i fronti e per tutte le tipologie di lavoro è quello di preservare entrambe le possibilità di vita (virtuale e sociale/fisica) sia familiare che lavorativa. Non si può tornare come prima, ma non si deve nemmeno vivere solo virtualmente. Ci vuole un nuovo equilibrio e un nuovo stile che tenga al centro la relazione umana, il contatto e la reciprocità. Ci vuole un nuovo gusto di vivere “con” le persone e non “per” o “grazie” alle persone che ci sono accanto.

Giulia Zamagni (Oxford, 1971), laureata nel 1994 in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Bologna, consegue il Master in European Studies presso la Johns Hopkins University, Washington DC nel 1996 e il Master in Project Management nel 2007. Entrata nel Gruppo Unipol nel 1996 presso la Fondazione Cesar/Unipolis come assistente del presidente, si è occupata di tematiche legate al terzo settore, alla cooperazione sociale, alle relazioni con il territorio nazionale, agli eventi culturali. Ha coordinato progetti Europei per Start Up di cooperative e associazioni di terzo settore, ha seguito bandi regionali e nazionali e attività di raccolta fondi. Dal 2007 al 2011 è vice assistente Amministratore Delegato di Unipol Gruppo Finanziario.
Da luglio 2011 è responsabile di CUBO, il museo d’impresa e archivio storico del Gruppo Unipol con una mission legata alla valorizzazione e catalogazione del patrimonio artistico e storico, alla diffusione di eventi culturali, alla produzione di progetti artistici, educativi ed espositivi.
L’ultima mostra realizzata è ONE TOO FREE. Specchi, ombre, visioni di Alessandro Lupi, Main project di Art City Bologna 2020 per la rassegna di CUBO, das, dialoghi artistici sperimentali.
www.cubounipol.it

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