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Costantino Ciervo da Berlino

Cosa ti manca? La tua personale esperienza dell’“assenza” e della “mancanza”.
Qui a Berlino il “lockdown” non è mai stato così rigido come in Italia. Nei momenti più acuti dell’emergenza dovuta al coronavirus, è stato possibile fare passeggiate, andare in bicicletta, fare jogging, anche se da soli o al massimo in compagnia di una persona mantenendo le dovute distanze. Per il resto molte restrizioni (divieti e regole) sono state e sono simili a quelle adottate nella stragranza maggioranza dei paesi nel mondo colpiti dalla pandemia. In sostanza, il poter uscire e muoversi all’aperto ha reso, da un punto di vista della tenuta psicologica, l’isolamento forzato e il distaccamento sociale generalizzato imposto alquanto sopportabili. Un grande aiuto, per sopperire la mancanza di contatti e scambi interculturali, è stato l’uso dei social e delle cosiddette videoconferenze. Come le piante, che non possono spostarsi, abbiamo sviluppato strategie di comunicazione per continuare a vivere ed evolverci.
Tuttavia, tutto questo non è bastato per stare veramente bene. Qualcosa di fondamentale, d’importante mi è venuto a mancare.
Quest’esperienza mi ha fatto definitivamente capire, o ha rafforzato quello che forse sapevo da sempre: la tecnologia virtuale, anche quella più sofisticata e realistica, non potrà mai del tutto sostituire la completezza di quel tipo di  “connessione” ed  interazione fisica e reale che solo il corpo umano, fatto di carne ed ossa, può esprimere e innescare.
L’“assenza” della fisicità ha generato in me la forte “mancanza” del percepire attraverso il corpo dell’“altro” quella magica sensazione del sentirmi realmente sociale e, di conseguenza, pienamente vivo. Insomma. Mi sono mancate le cene che abitualmente organizzo con i miei amici e conoscenti. Mi sono mancate quelle discussioni che s’intrecciano con i sapori e gli odori del cibo. Gli abbracci e le strette di mano per dirsi benvenuto e arrivederci. Mi sono mancati terribilmente tutti quegli incontri con le persone reali che normalmente avvengono alle aperture delle mostre, dei convegni, nei viaggi.
L’isolamento forzato mi ha fatto sostanzialmente, ancora una volta, ricordare (ma questo penso valga anche per tutti) che il mio essere sociale non potrà mai separarsi da quello di essere soprattutto “animale” sociale.

Come immagini il mondo, quando tutto ripartirà?
Se restiamo nel campo della pura “immaginazione” e non in quello della “previsione”, allora quando sarà finita questa pandemia, vorrei potermi immaginare un mondo senza frontiere, dove ci si possa spostare liberamente. Mi piacerebbe immaginare un mondo dove ogni essere umano abbia il diritto a un reddito di base, a un servizio sanitario e scolastico gratuito. Un mondo, nel quale non ci sia più la separazione tra capitale e lavoro, tra ricchi e poveri, tra i pochi che decidono e i molti che eseguono. Mi piacerebbe immaginare un mondo della partecipazione e della condivisione, dove al centro delle scienze economiche non ci sia più il profitto e il lucro, bensì il bene comune e il rispetto della natura e della biodiversità.
Purtroppo tutto questo non avverrà, né in parte né nel suo totale, perlomeno nel breve e medio periodo.
Le mie previsioni: la catastrofe economica e umana, che il Covid-19 ha provocato e sta provocando, renderà probabilmente, nel breve periodo, il mondo un po’ più solidale. Saranno create alcune forme temporanee di “comunismo” che poi a lungo termine spariranno. Per esempio, per quanto riguarda l’Europa, saranno prese misure economiche in aiuto dei paesi dell’Unione che sono stati economicamente più colpiti dalla pandemia, che si baseranno su un principio di solidarietà mai visto in precedenza (al contrario di quello che avvenne dopo la grande crisi finanziaria con la “Troika”).  Allo stesso tempo però aumenterà, per un periodo molto lungo, la diffidenza verso l’“altro”. Una caratteristica dei periodi storici post-epidemici (da napoletano mi ricordo ancora della diffidenza nei nostri confronti perdurata per decenni dopo essere stati colpiti dal colera nel 1973) è quella di diffidare dell’altro, in quanto l’altro può rappresentare il possibile untore e in ogni caso colui che è all’origine dei propri problemi. Da evidenziare che il capitalismo si nutre sempre della dinamica della paura perché ha bisogno continuamente di un capro espiatorio sul quale spostare l’attenzione per coprire la sua natura, fonte di grandi disastri sociali ed ecologici. Il fenomeno della diffidenza si accentuerà sia a livello interpersonale e nazionale sia a livello globale politico-economico. Si accentueranno spinte autarchiche di aree geopolitiche contrapposte che si contenderanno, attraverso una concorrenza economica e militare, il nuovo ordine mondiale, o se si vuole usare un altro termine, che si contenderanno il dominio dell’impero o degli imperi che verranno a consolidarsi.

Quando tutto questo finirà: una cosa da fare e una da non fare mai più.
Una cosa assolutamente da non fare è quella di pensare di essere invulnerabili, di sentirsi al centro del mondo. Dico questo perché noi artisti siamo particolarmente soggetti, nel nostro comportamento, ad essere egocentrici, anche se paradossalmente, nella nostra produzione artistica dimostriamo continuamente che l’uomo, in epoca Antropocene, è molto più fragile di quanto egli possa pensare di essere. Una cosa che bisognerebbe fare: operare per un successo che non prescinda da quello degli altri.

 

Costantino Ciervo è nato nel 1961 a Napoli e vive e lavora  dal 1984  a Berlino.  Ciervo è uno dei pionieri delle installazioni video e dell’arte interattiva. Ha studiato Economia e Scienze Politiche all’Università di Economia e Commercio di Napoli e Filosofia e Storia dell’Arte alla Technische Universität di Berlino. Nel 1993 ha partecipato alla Biennale di Venezia. È stato nominato per l’11° Marler Videokunstunstpreis , Marl (2004) e per il prestigioso Käthe-Kollwitz-Preis, Akademie der Künste, Berlino (2006). Dal 2009 è membro dell’associazione Deutscher Künstlerbund. Nel 2012 è stato stipendiato della fondazione Hans e Charlotte Krull, Berlino. Ha esposto in diversi musei nel mondo: in Cina, negli U.S.A, in Israele e in diversi paesi d’Europa.  Mostre attuali: Amuse-bouche. Der Geschmack der Kunst, Museum Tinguely, Basilea,  Svizzera. OUT-LOOK, museum Fluxus+, Potsdam, Germania. http://www.ciervo.org/werke.html

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