Antonello Tolve da Rionero in Vulture (PZ)
Con quali oggetti e spazi del tuo quotidiano stai interagendo di più?
Per ciò che concerne gli oggetti, paradossalmente sto interagendo particolarmente con la materia immateriale che è la memoria. Questo perché gli spazi in cui sto trascorrendo la lunga quarantena hanno a che fare con la mia infanzia, con la dolcezza dell’eterotopia, del controspazio ovattato che condivido con mio figlio, con la mia famiglia.
Abbiamo a che fare con un tempo e uno spazio nuovi. Cosa stai scoprendo o riscoprendo di te?
Questa nuova visione a cui siamo tutti indotti per decelerare, diminuire e, auguriamoci, cancellare presto il flusso pandemico, rappresenta, mi pare, la buona occasione per misurarsi nuovamente con la propria fisiologica temporospazialità, lontana dai circuiti economici che per forza di cose portano a una rapidità altra da quella naturale. Personalmente sono tornato in maniera massiccia alla lettura dei grandi classici del Novecento, e devo dire di aver riletto con molto piacere anche La Gerusalemme liberata di Tasso. Da una angolazione più intima sto cercando di riscoprire la fantasia, il caro immaginar leopardiano che forse è un antidoto psicologico, una manovra interiore, un deragliamento della ragione, uno spostamento verso quella libertà d’evasione dalle quattro mura casalinghe a cui tutti possono aspirare.
Cosa ti manca? La tua personale esperienza dell’assenza e della mancanza.
Essendo un animale metropolitano, quello che maggiormente sento lontano, quasi come un lacaniano desiderio di desiderare le cose desiderate, è il brusio della folla che mi ruota intorno, la vivacità umana della città, l’attesa alla fermata di un tram, il rumore piacevole delle persone, il viaggio quotidiano in treno o in aeromobile, la compagnia di artisti e di amici con cui condividere de visu esperienze quotidiane. Tuttavia il momento che viviamo, condizionato fortunatamente dall’interattività digitale e dalla virtualità (immaginate come potrebbe essere, ad esempio, un mondo senza elettricità) rende questo periodo meno amaro, più sopportabile e accettabile.
Antonello Tolve, titolare di Pedagogia e Didattica dell’Arte all’Accademia Albertina di Torino, è Direttore della sede romana della Fondazione Filiberto e Bianca Menna e dal 2014 è curatore della Gaba.Mc – Galleria dell’Accademia di Belle Arti di Macerata, dove insegna per affidamento Estetica della Luce. Tra le sue pubblicazioni: Istruzione e catastrofe. Pedagogia e didattica dell’arte nell’epoca dell’analfabetismo strumentale (Kappabit, 2019); Me, myself and I. Arte e vetrinizzazione sociale ovvero il mondo magico del selfie (Castelvecchi, 2019); Atmosfera. Atteggiamenti climatici nell’arte d’oggi (Mimesis, 2019).